Nell’ormai lontano 2008, raccontando della giornata tipo di Silvia [figlia dell’Autore di questa nota, persona con gravissima disabilità, N.d.R.] e dei suoi “schiavi” (pardon, ora si chiamano caregivers!), scrivevo su queste stesse pagine: «Silvia contribuisce notevolmente a combattere la disoccupazione; infatti dà lavoro ad un sacco di persone: genitori, sorella, signora del mattino, assistente alla comunicazione, insegnante di sostegno, autista di pulmino con pedana elevatrice, operatore di cooperativa di assistenza domiciliare nel pomeriggio, insegnanti domiciliari. Un vero e proprio esercito, compresi alcuni volontari che resistono da molti anni. Poi, fortunatamente più a part-time, uno staff clinico che va dal medico di scelta (visita settimanale programmata) ai rianimatori (siamo in ottimi rapporti con quattro-cinque di loro, tutte persone gentilissime e molto amabili, soprattutto se viste non d’urgenza…)».
Ebbene, quello che allora appariva come l’ironico commento di un genitore un po’ svitato, assurge oggi a teoria economica del caregiving familiare, teoria comprovata dall’autorevolezza di Marco Espa, consigliere regionale sardo e membro della Commissione Sanità e Politiche Sociali della medesima Regione.
Marco, infatti – siamo amici da vent’anni e quindi posso chiamarlo per nome -, testimonia, dati alla mano, che il lavoro di cura familiare produce, nella sola Sardegna, un plusvalore monetario di oltre mezzo miliardo di euro (se ne veda in internet un video in tal senso).
Dunque, mezzo miliardo per venti Regioni, una più una meno, farebbe dieci miliardi di euro!A quel punto potremmo comprarci tutti gli aerei F 35* già prenotati e far contenti quei signori con le aquile e le stellette che amano tanto questi “giocattoli”, nonché le corporation made in USA che li producono. E magari poi usarli per “bombardare” – metaforicamente, s’intende! – quegli altri signori che siedono sul velluto (pardon, sedevano, ora tutto è in bilico, persino i loro scranni) e si ostinano a parlare di disabilità solo in termini di costi.
*L’Italia ha in corso un impegno di acquisto per novanta aerei cacciabombardieri F 35 dal probabile costo di 100 milioni di euro l’uno.