In Francia si parla di assistenti sessuali

di Franco Bomprezzi*
Il «tavolo di riflessione sulla vita affettiva delle persone in situazione di handicap», la cui apertura è stata annunciata in Francia da Jerome Guedj, «potrebbe - secondo Franco Bomprezzi - aiutare in qualche modo a ragionare senza eccessiva emotività anche in Italia, utilizzando le esperienze in atto in alcuni Paesi, come terreni di sperimentazione e di messa a fuoco delle diverse problematiche»
Jerome Guedj
Il politico francese Jerome Guedj ha annunciato la creazione di un «tavolo di riflessione sulla vita affettiva delle persone in situazione di handicap»

La notizia è destinata sicuramente a rilanciare un dibattito che continua a correre sottotraccia, nei blog, in internet, nei social network. Arriva dall’Essonne, un Dipartimento francese vicino a Parigi, poco più di un milione di abitanti, guidato da un presidente socialista, Jerome Guedj, che ha annunciato la creazione di un «tavolo di riflessione sulla vita affettiva delle persone in situazione di handicap». Ci sarà dunque un gruppo di lavoro pubblico, con esperti di varie materie, che studieranno il problema, anche con visite in Svizzera e in Belgio.
Forse è il primo effetto “politico” del successo del film The Sessions, di cui ha parlato ampiamente su queste stesse pagine Simone Fanti. Non è ancora l’istituzione della figura professionale dell’assistente sessuale, ma è un primo passo in quella direzione.

È un tema controverso, difficile da affrontare in termini giuridici, contrattuali, di ruolo, e perfino di genere. Tema sentito con grande evidenza da parte di molte persone con disabilità che non possono gestire in modo autonomo il rapporto con il proprio corpo, e dunque non sono in condizione di esercitare una qualsiasi attività sessuale, compreso l’autoerotismo.
È facile e quasi scontato confondere l’assistente sessuale con la prostituzione, e questo avviene anche per il fatto che – nell’immaginario collettivo – se si pensa a tale figura, chissà perché, si immagina quasi immediatamente una donna, e non un uomo. Come se il problema non riguardasse anche le donne [di ciò si legga anche nel nostro giornale, N.d.R.] o le ragazze con disabilità, che per altro sembrano parlarne meno, o per una rinuncia alla sfera sessuale, o perché comunque mantengono un più elevato riserbo su aspetti in ogni caso estremamente personali dell’esistenza.

In Italia il successo di un sito come Love Ability è la conferma che i temi dell’affettività, delle possibilità di incontro, di vita sessuale piena, anche in presenza di una disabilità fisica o intellettiva sono di estrema importanza. E in quel sito – ideato da Max Ulivieri – trova ampio spazio proprio l’argomento “assistente sessuale”.
In Italia, al momento, non mi risulta che esistano progetti analoghi a quello che sta per iniziare in Francia. In un periodo nel quale, oltretutto, è già difficile garantire i diritti essenziali e i servizi fondamentali per l’assistenza e l’autonomia delle persone con disabilità non autosufficienti, è evidente come questo aspetto rischi di rimanere ancora a lungo confinato nel dibattito culturale.
Le questioni da affrontare, del resto, sono molte e complesse. Prima di tutto la preparazione professionale di operatori e operatrici, che non devono essere equiparabili al lavoro svolto da una prostituta. Le conseguenze, anche psicologiche, di un’esperienza che non nasca nel modo più opportuno e corretto possibile, potrebbero infatti essere difficilmente valutabili.
C’è sicuramente una difficoltà concettuale a muoversi sul terreno di un diritto difficilmente esigibile, o riconducibile, in quanto tale, a un “obbligo” da parte della società e delle istituzioni, paragonabile – per capirsi – all’assistenza domiciliare o alle cure.
Terzo tema che è da approfondire è il rapporto tra sessualità e affettività. Infatti, mentre è abbastanza evidente a chiunque che la sessualità non coincide con l’aspirazione all’amore, e alla relazione affettiva, è altrettanto vero che uno dei problemi più difficili da affrontare e risolvere per chiunque viva su di sé una disabilità impegnativa è quello delle modalità, delle opportunità, delle occasioni per riuscire a raggiungere un equilibrio affettivo, una relazione degna di questo nome, che non sia solamente amicizia o “compassione”.

L’esperimento francese potrebbe in qualche modo aiutare a ragionare senza eccessiva emotività, utilizzando le esperienze in atto in alcuni Paesi, come terreni di sperimentazione e di messa a fuoco delle diverse problematiche. Se c’è un tema “invisibile”, questo sicuramente lo è. E la verità in tasca credo che nessuno, onestamente, la possieda.

Direttore responsabile di Superando.it. Il presente testo è già apparso in InVisibili, blog del «Corriere della Sera», con il titolo “Assistente sessuale? In Francia ora si fa sul serio” e viene qui ripreso – con lievi riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.

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