«Sulla nostra terra sono spuntate piccole stelle che con la loro luce hanno illuminato il mondo, perché sono riuscite a farci guardare le cose con i loro occhi»… e se tutti quanti guardassimo il mondo con gli occhi di Maria Paola, riusciremmo a trovare il lato positivo di ogni cosa.
La riflessione virgolettata, tratta dal film Stelle sulla Terra [pellicola indiana del 2007, diretta da Aamir Khan, centrata sui problemi di un bimbo con dislessia, N.d.R.], è la premessa della storia che stiamo per raccontarvi, quella di Maria Paola Stramacci appunto, una ragazza disgrafica che tante volte ha rischiato di credere alle brutte cose che persone cattive dicevano su di lei e che di ostacoli ha dovuto superarne in quantità, perché prima la disgrafia sembrava non essere riconosciuta.
Oggi, però, Maria Paola è una ragazza disgrafia “alla riscossa” – così come si chiama il blog da lei creato – che ha parecchi consigli da dare, dopo avere affrontato tante sfide con una brillante intuizione: continuare a credere in se stessa, ancora di più! Quel problema che nessuno capiva, e che lei sapeva doveva esserci, non la rendeva certo – come le dicevano – incapace o inetta, bensì speciale. Questo è il suo racconto.
La disgrafia è un disturbo che riguarda la scrittura, poi c’è la dislessia, che riguarda invece disturbi con la parola e la lettura. Alla base c’è un problema di riconoscimento delle lettere, per alcuni nella lettura, per altri nella scrittura. Per me, infatti scrivere, è faticoso.
Oggi studio Lingue e Culture Straniere, faccio esami di lingua (inglese e russo) e molti di letteratura. Il mio è un “caso estremo” e in molti sconsigliano questo tipo di studi, per chi ha il mio disturbo, e capisco perché… È difficilissimo. Ma io ho scoperto troppo tardi di essere disgrafica e avendo fatto un tot di esami, non avevo voglia di perderli. Voglio andare avanti. Mi sento determinata e spero di poter dare speranza a tanti.
La cosa migliore, infatti, è pensare cosa fare di bello per il futuro e così ho pensato magari a darci una mano l’un l’altro contro questo senso di abbandono delle istituzioni, creando un blog. Mi sono detta: organizziamoci noi! Tutti uniti a lottare per i nostri diritti! C’è ancora molta ignoranza e in molti non conoscono la disgrafia, la dislessia ecc. Vorrei che ognuno di noi potesse avere qualcuno cui rivolgersi. Vorrei creare un gruppo che potesse essere alla base di un’associazione e magari aiutare a formare dei tutor adeguati. Ho tante idee.
I miei genitori fanno un lavoro molto impegnativo e non c’erano quasi mai… Mia madre non accettava che io avessi problemi, mi sgridava in continuazione, mentre io cercavo di fare il massimo, non cercava di capire. Mi considerava ingiustamente una specie di inetta. Ci sono cose che i genitori non dovrebbero mai dire («Tu non sei capace», «Tu sei strano»), perché poi ci si sente strani davvero e come ti senti dentro poi inevitabilmente lo proietti.
Io penso che un genitore, quantunque un figlio sia stupido, dovrebbe cercare di sostenerlo e anzi di dargli più amore. Qualunque esperienza negativa, comunque, può essere di aiuto per diventare migliori. Magari io sarò migliore nei confronti dei miei figli, sarò comprensiva.
La sensazione di non essere amato, questa solitudine che quando hai un problema non ci sia nessuno che ti dia una mano o che ti faccia sentire amata. Io ho fatto tutto da sola e sono fiera di essere chi sono. Studio per il mio futuro e ci metto tutto l’impegno possibile.
Sì, la disgrafia ha anche dei lati positivi. Ad esempio che le nostre sono intelligenze creative, cosicché abbiamo continuamente idee su come risolvere problemi o creare cose. Io ad esempio ho un’alta capacità di problem solving e sono molto intuitiva. Forse è prematuro, non so, credo che la disgrafia, la dislessia… possano diventare davvero una risorsa, se ben incanalate.
In realtà, tutti, potenzialmente, potrebbero avere questo problema. L’unico modo per scoprirlo è fare analizzare i quaderni delle elementari, quando si impara a scrivere. I miei genitori, da piccola, mi avevano portato da una psicologa per capire cosa avessi e lei, che aveva scoperto la disgrafia, trascurandola, ha fatto sì che non avessi una riabilitazione specifica nei tempi giusti. È stato cambiando psicologa che sono arrivata a scoprire di avere un disturbo e così sto sperimentando nuovi metodi per poter andare avanti negli studi… ed è anche di questo che parlo nel mio blog.
Credo che ci vorrebbe un’assistenza adeguata a tutti i livelli della scuola. Non ci sono tutor molto formati a riguardo, perché è da poco che si studia la questione. Ci vorrebbero dei corsi di aggiornamento per fornire un aiuto adeguato e concreto di tipo psicologico e umano, pratico. Ci sarebbe bisogno di un intervento legislativo più specifico che garantisse effettivamente il diritto allo studio, attraverso un’indispensabile formazione dei tutor preposti. Avere un problema senza soluzione fa vivere nella disperazione e il rischio è sentirsi soli e abbandonati.
Adesso ci sono delle organizzazioni sulla disgrafia, dislessia, discalculia e disortografia che si occupano dei bambini, però per gli adulti ancora non c’è nulla e ce ne sarebbe veramente bisogno. Non si può pensare di occuparsi dei bambini e poi di abbandonare chi è stato già trascurato, perché il problema non era stato riconosciuto come tale.
Dobbiamo quindi essere forti, perché questo è un mondo difficile e bisogna quotidianamente lottare. Penso che essere soddisfatti di se stessi aiuti molto. Io lo sono perché ho sempre dato il massimo… Ora mi trovo ad affrontare il terzo livello di russo, non so se ce la farò, perché non si sa come aiutare i disgrafici in merito alle lingue, però io ci proverò e darò tutta me stessa e nel caso dovessi fallire ritenterei.
Gandhi diceva «Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo». Ognuno di noi deve cercare di essere questo cambiamento. Il mondo ha bisogno di speranza e di risvegliarsi in un giorno migliore. È anche vero che nella vita non esistono vittorie facili e quelle più sofferte sono quelle che ti danno più soddisfazione. Io so che finirò a trent’anni l’università, forse non farò la specialistica, però sarà comunque una grande vittoria e lo sto facendo per me stessa.
So che se avessi abbandonato e avessi dato retta a tutti quelli che mi dicevano che non ero capace, avrebbe significato dar loro ragione. Io ho sempre lottato e ci ho sempre creduto, nonostante la depressione, il dolore, la solitudine e continuerò a farlo. Sul mio blog descrivo alcuni metodi per superare le difficoltà, come registrare le lezioni, ad esempio. La cosa più importante è credere in se stessi, proprio perché nessuno l’ha fatto.
Capo Redattore di «Vivo Positivo +». Il presente servizio è il riadattamento – qui pubblicato per gentile concessione – di due testi apparsi successivamente in tale testata.
La dislessia e gli altri disturbi specifici di apprendimento (DSA)
Si parla di dislessia in caso di difficoltà significativa nell’apprendimento della lettura in presenza di un livello cognitivo e di un’istruzione adeguati e in assenza di problemi neurologici e sensoriali. I bambini con dislessia sono intelligenti, non hanno problemi visivi o uditivi, ma non apprendono a leggere in modo sufficientemente corretto e fluido: infatti le loro prestazioni nella lettura risultano nel complesso molto al di sotto del livello che ci si aspetterebbe in base all’età, alla classe frequentata e al livello intellettivo generale. Queste difficoltà solitamente condizionano anche in modo pesante le prestazioni scolastiche.
Spesso alla dislessia sono associate ulteriori difficoltà, quali la disortografia, la disgrafia e, a volte, lievi difficoltà nel linguaggio orale (fatica a recuperare termini appropriati o a memorizzare parole nuove) e nel calcolo (soprattutto mentale, oppure nella memorizzazione delle tabelline).
Il problema della dislessia risulta evidente in seconda-terza elementare (alcuni segni si possono per altro già osservare nella scuola materna, come la presenza di significative difficoltà nel manipolare i suoni nelle rime, nelle filastrocche…).
Non sempre gli approfondimenti diagnostici vengono svolti tempestivamente (ancora tanti bambini accedono infatti ai servizi alla fine della scuola elementare o alla scuola media), a causa di una sbagliata interpretazione o sottovalutazione del problema. Si parla ancora, ad esempio, di pigrizia, demotivazione o disagio psicologico, problemi che senz’altro a volte possono essere associati al disturbo, ma che rappresentano dei correlati o delle conseguenze della dislessia, non la causa. Per ridurre l’interferenza di tali disturbi, è possibile ricorrere all’ausilio di strumenti compensativi e dispensativi, appositamente previsti dalla normativa italiana.
Ad occuparsi di questo, nel nostro Paese, vi sono organizzazioni come l’AID (Associazione Italiana Dislessia) o forum come Dislessia Online.
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