La cecità che suscita sentimenti irrazionali

di Davide Cervellin
Leggere articoli di giornale in cui si parla del “povero cieco scippato dell’iPhone” riconduce inevitabilmente a un giornalismo che vuole le persone cieche “minus” rispetto alle altre e che tratteggia la condizione del non vedere quasi come uno status che “esenta da tutti i mali del mondo”. E così, un borseggio come tanti altri conquista inevitabilmente le prime pagine dei quotidiani

BorseggioFa davvero rabbia leggere sulla stampa – come è capitato nei giorni scorsi a Padova [si veda ad esempio sul quotidiano «Il Gazzettino», N.d.R.] – del “povero cieco scippato dell’iPhone”. Perché questo riconduce inevitabilmente a un giornalismo che ci vuole minus rispetto agli altri, che vede nella condizione del non vedere uno status che esenta da tutti i mali del mondo.

Chissà quanti iPhone vengono rubati o perduti ogni giorno, senza che a ciò venga fatto il benché minimo accenno. Chissà quante persone cieche e disabili vengono aiutate ad attraversare la strada, a salire sull’autobus o il treno, a ritrovare qualcosa caduto a terra, senza che si avverta il minimo bisogno di darne notizia.
È davvero increscioso quel che è capitato a Simone, ma direi che peggio ancora è l’immagine che di noi ciechi traspare da come i media hanno trattato la banalità dell’accaduto. Non è che una città come Padova sia più pericolosa per l’iPhone sottratto, non è che la nostra società sia meno buona perché ciò è capitato a una persona non vedente. Anzi, a mio modo di vedere, il fatto che sia capitato a un non vedente è assolutamente una cosa normale. Un tempo rubavano le autoradio, poi è venuto il periodo dei computer lasciati incustoditi sui sedili delle macchine, lo scippo delle borsette alle signore e perché no, adesso gli iPhone. Noi ciechi con l’iPhone e il cane labrador possiamo sembrare un po’ “radical chic” o un po’ “snob” e quindi perché suscitare tanta pietà da parte di chi è intenzionato a rubare?

Venticinque-trent’anni fa mi capitava spesso di viaggiare da solo, quando lavoravo al Centro Tiflotecnico di Roma o muovevo i miei primi passi da artigiano. Mi facevo aiutare da sconosciuti nei luoghi più malfamati, per portare un pacco, cercare una porta, salire la metropolitana, e sarà che avevo sempre con me una cartellina di appunti braille o che mi muovevo col bastone, ma non mi è mai capitato nulla. Anzi, ricordo una volta che alla Stazione di Milano Centrale, cercando in tasca il biglietto del treno, mi cadde il portafogli e una persona cortese me lo raccolse.
Forse che allora c’era davvero più pietà perché “sembravamo più ciechi”? O forse che oggi, come allora, c’è semplicemente chi ha più sfiga e chi ne ha meno, cieco o vedente che sia?
Io sono comunque vicino a Simone e a tutti quelli che come lui subiscono danni o furti, ma gli consiglio di stare più attento, di tenere un po’ meno in vista certi oggetti di tendenza che fanno gola, e così, probabilmente, non sarà necessario subire l’umiliazione di un furto e conquistare le prime pagine dei giornali come “cieco scippato”.

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