I fiori di Kinshasa ovvero Un’altra realtà è possibile

di Ada Nardin
Continuiamo a seguire i percorsi di Ada Nardin, giovane donna non vedente, traduttrice e consulente di autonomia personale e da qualche anno molto attiva anche in Africa, in veste di cooperante, a “seminare autonomia”. E dopo le “avventure nel Mali”, è bello sentire raccontare da lei stessa, con la sua proverbiale semplicità, la nuova esperienza vissuta a Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo
Kinshasa
Capitale della Repubblica Democratica del Congo, Kinshasa è la terza grande area metropolitana dell’Africa, dopo Il Cairo, in Egitto e Lagos, in Nigeria

È dal 2007 che mi occupo in prima persona di missioni umanitarie e quest’anno – alla mia ancor breve esperienza di cooperante – ho aggiunto un’altra missione, in un’altra città e in un’altra realtà. Ho operato cioè all’interno dell’Istituto per Ciechi INAv (Institut National des Aveugles) della capitale congolese Kinshasa.
Da un accurato resoconto inviatomi da un’associazione che intendeva portare aiuti in loco, avevo già ricevuto molte notizie sull’INAv, un centro bene avviato, che ospita molte persone con disabilità visiva, annoverando anche docenti ciechi e proponendo sia corsi professionali di fisioterapia, sia diversi laboratori, come quello di filatura.
Le problematiche che vi ho riscontrato risiedono principalmente nella penuria di materiale didattico specifico e nella formazione poco aggiornata di buona parte del personale. Il mio compito, in effetti, è consistito nel consegnare il materiale didattico donato – che ha ricevuto un’accoglienza entusiastica – e nell’aggiornare le competenze specifiche del personale scolastico.

Le figure professionali interessate alla formazione erano esattamente maestri della scuola materna e primaria; insegnanti della scuola secondaria; assistenti e animatori che si occupano di accompagnare i ragazzi e di coadiuvarli nelle loro incombenze quotidiane; docenti preposti all’integrazione scolastica e al riadattamento delle persone che hanno perso da poco la vista.
Agli insegnanti ho mostrato il materiale, spiegandone il corretto utilizzo. Gli astanti erano rapiti dai nostri ausili tiflologici e felici di poter insegnare ai ciechi e agli ipovedenti in modo più efficace e aggiornato. Erano interessati e ammirati in particolare dalle enormi potenzialità del piano in gomma [piano di compensato, rivestito di gomma morbida, sul quale viene fissato, tramite cerniera a molle, un foglio plastificato trasparente; per disegnare si usa una penna biro senza inchiostro, che increspa la carta in una linea punteggiata in rilievo, immediatamente leggibile, N.d.R.], dalla riga e dalla squadra, dalle figure geometriche e dal mappamondo a rilievo.
Numerose domande sono giunte riguardo alle modalità in cui l’integrazione scolastica viene applicata in Italia e su quali soluzioni adottiamo a fronte dei problemi incontrati in merito all’inclusione sociale e lavorativa; ma anche circa le problematiche del quotidiano: mezzi di trasporto, vita di ogni giorno, rapporti umani e altro ancora.
L’atteggiamento dimostrato è stato di apertura e di franca curiosità. È per questo che faccio cooperazione: per suggerire che un’altra strada è percorribile, un’altra realtà è possibile, basta possedere gli strumenti adatti, la conoscenza necessaria, e la volontà di agire!

A beneficio degli assistenti e dei riadattatori, poi, ho curato alcuni corsi di autonomia personale e di mobilità autonoma, seguiti con vivo interesse. I riadattatori si occupano delle persone che hanno appena perso la vista, introducendole alla conoscenza del Codice Braille; e perciò ho dato al corso un taglio che tenesse conto dell’aspetto psicologico e sociale degli utenti, fornendo consigli sul giusto approccio da tenere verso le persone che si trovano in una fase così delicata come quella legata alla perdita della vista.
Mi sono soffermata, inoltre, sulla necessità di guidare i nuovi ciechi nel creare l’abitudine ad utilizzare i sensi residui, nel coadiuvarli a ridefinire le corrette strategie per una vita indipendente, nel coinvolgere la famiglia del disabile visivo nel processo di riadattamento e accettazione della nuova condizione.

Durante il mio soggiorno, ho potuto visitare il centro di produzione dei testi, che mi ha ricordato i tempi in cui anche in Italia non era ancora possibile avvalersi di scanner e stampanti Braille. Il prossimo obiettivo, quindi, sarà l’installazione di un centro stampa Braille e a caratteri ingranditi, beninteso, dopo avere completato l’opportuna formazione dei futuri trascrittori.
Sarà necessario altresì prevedere corsi di alfabetizzazione informatica a beneficio degli studenti con difficoltà visiva affinché possano approfittare dei vantaggi che le tecnologie assistive oggi presentano.
Inoltre, nel visitare i laboratori di filatura, ho potuto apprezzare i manufatti, in rafia, cotone e lana, realizzati con perizia da ragazzi ciechi e ipovedenti.

Nel mio periodo di permanenza all’INAv, ho osservato tanti tipi di atteggiamento, nel rispondere alle mie sollecitazioni, differenti gradi di apprendimento, rispetto agli insegnamenti proposti, e potenzialità molto diverse insite in ogni docente e assistente o animatore. In tal senso, per far sì che il lavoro svolto abbia potuto proseguire in modo ancora più efficace, dopo la mia partenza, ho creduto opportuno segnalare al Direttore Generale dell’Istituto i membri del personale assistente e docente che mi sono sembrati maggiormente ricettivi. Questi ultimi, infatti, dovranno assumersi le responsabilità di maggior rilievo e continueranno a collaborare con me, portandomi ad assumere, in un certo senso, il ruolo di “formatore dei formatori”.
Chiaramente, ho prediletto coloro che hanno compreso in pieno la filosofia teorica e pratica delle conoscenze presentate, dimostrato sensibilità alle tematiche affrontate, e messo in pratica le competenze acquisite.
Non pretendo certo di avere accresciuto enormemente le loro abilità. Prevedo infatti che sarà necessaria molta pratica, ma sono convinta che i membri del personale da me prescelti – già da prima del mio arrivo – fossero ben coscienti del giusto approccio da tenere con le persone prive della vista e delle strategie vincenti da proporre loro.

In conclusione, posso affermare che l’ambiente si è rivelato particolarmente ricettivo e che il cammino iniziato è stato indubbiamente produttivo e foriero di risultati molto soddisfacenti. Una considerazione, questa, che scaturisce sia dall’apprezzamento dimostrato dal personale interessato, sia dalla risonanza che la missione ha suscitato presso le autorità e gli organi di informazione. Il Direttore della Scuola, infatti, ha voluto che fossi ricevuta dal Segretario del Ministro degli Affari Sociali e in tale occasione ho illustrato brevemente quanto avevo riscontrato, durante la mia permanenza, ed espresso l’auspicio che le attività dell’INAv vengano sostenute e potenziate.
Infine, anche un giornalista non vedente di una radio a diffusione nazionale mi ha invitato a partecipare a una trasmissione da lui condotta, al fine di sensibilizzare gli ascoltatori vedenti e di spronare le persone con disabilità visiva ad accrescere il livello della propria autonomia personale.
Nel mese di ottobre è previsto il mio ritorno a Kinshasa e mi sto già preparando per la mia nuova missione!

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