No a quei “mini-manicomi regionali”

Dopo che nei giorni scorsi il Governo uscente ha deciso di rinviare la data di chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, il Comitato Stop OPG - organismo voluto da numerose organizzazioni del Terzo Settore, oltreché sindacali, impegnate per l’abolizione di tali strutture - ribadisce la propria contrarietà ai cosiddetti “mini OPG regionali”, tornando a chiedere di potenziare i servizi di salute mentale delle ASL

Ingresso di un Ospedale Psichiatrico GiudiziarioPiù volte, nei mesi scorsi, come avevamo riferito anche nel nostro giornale, il Comitato Stop OPG – organismo voluto da numerose organizzazioni del Terzo Settore, oltreché sindacali, impegnate per l’abolizione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari – aveva denunciato il rischio di «soluzioni improvvisate», di fronte al ritardo nell’attuazione della Legge 9/12, per il superamento degli stessi Ospedali Psichiatrici Giudiziari.
In particolare, oltre a sottolineare con forza la propria contrarietà a strutture «tipo mini OPG, magari affidati a cliniche private», il Comitato aveva chiesto impegni precisi, quali da una parte «dare priorità alle misure di sicurezza alternative all’OPG, con dimissioni per tutte le persone internate in “proroga” (la regola dev’essere la dimissione a fine misura, non la proroga dell’internamento)», dall’altra la costituzione di «un’unica authority Stato Regioni, per seguire e promuovere il processo di chiusura degli OPG, con il commissariamento delle Regioni inadempienti».

Ora quindi che nei giorni scorsi il Governo uscente ha deciso di rinviare la data di chiusura, in attesa di poter esprimere valutazioni compiute, dopo avere esaminato il testo definitivo del relativo Decreto Legge 24/13 (che entro sessanta giorni dal 25 marzo dovrà essere convertito in legge, pena la sua decadenza), sempre il Comitato – tramite una nota firmata da Stefano Cecconi, Giovanna Del Giudice e Denise Amerini – ribadisce che «il problema principale non sta nel ritardo dell’apertura dei cosiddetti “mini OPG regionali”, quelle strutture speciali previste dalla Legge 9/12 al posto degli attuali sei OPG, che noi chiediamo di non fare, ma di usare invece il budget previsto, per chiudere le vecchie strutture e potenziare i servizi di salute mentale delle ASL. L’alternativa agli OPG, infatti, non poteva e non può essere quella dei “manicomi regionali”».
«È noto per altro – conclude la nota – che per abolire definitivamente gli OPG, terribili residui della logica manicomiale che prevede un trattamento speciale per i “folli autori di reato”, occorrerà cambiare il Codice Penale. Ma intanto già oggi si può superarli e scongiurare l’apertura al loro posto dei mini OPG, tornando così allo “spirito originale” della “Riforma Basaglia”, la Legge 180/78, che, chiudendo i manicomi, restituì dignità e cittadinanza alle persone malate di mente». (S.B.)

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