Il diritto allo studio, prima di tutto

«Quella bambina non la vogliamo: qui per lei non c’è spazio»: era stata questa la risposta di una scuola della Val di Susa, in Piemonte, di fronte alla richiesta di iscrizione alla prima media di una bimba non vedente, nonostante decenni di leggi sul diritto allo studio delle persone con disabilità. Fortunatamente, anche grazie al sostegno di un’Associazione della Regione, la situazione è stata poi positivamente risolta

Aula scolasticaIn un piccolo paese della Val di Susa, in Piemonte, la famiglia di una bambina non vedente, si era vista respingere la domanda d’iscrizione alla prima media, con la motivazione della mancanza di posto.
L’istituto in questione è una piccola scuola di montagna, che ha dovuto lottare per non essere eliminata dai tagli di questi ultimi anni. Un punto di riferimento per l’intera valle che, non avendo al momento disponibilità di posti, dovrebbe dare diritto di precedenza agli alunni residenti che già ne avessero frequentato la scuola primaria, come stabilito anche da una Circolare Ministeriale. Un criterio di selezione, però, che non considera alcune priorità inderogabili di accessibilità ai servizi per le persone con disabilità.

L’APRI (Associazione Pro Retinopatici ed Ipovedenti) del Piemonte si è dunque data rapidamente da fare per il rispetto dei diritti della bimba, rifacendosi in particolare alla Legge Quadro 104/92, secondo la quale, com’è ben noto, dev’essere «garantito il diritto all’educazione e all’istruzione della persona handicappata nelle sezioni di scuola materna, nelle classi comuni delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e nelle istituzioni universitarie» (articolo 12, comma 2) e, ancor prima, alla fondamentale Sentenza della Corte Costituzionale 215/87.
Il caso quindi – arrivato anche sul tavolo del ministro Profumo, che si è messo in contatto con la famiglia coinvolta – è stato affrontato dall’Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte che, considerando come prioritaria l’esigenza della bambina, le ha garantito un posto nell’istituto richiesto, risolvendo quindi la delicata situazione. (S.B.)

Ringraziamo per la segnalazione la CPD (Consulta per le Persone in Difficoltà) di Torino.

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