Il basket è uno sport meraviglioso che proietta verso l’alto le azioni: in campo gli sguardi, i corpi, tutto tende verso il cielo. Marco Calamai ha messo questa specificità del gioco che ama al centro di un’esperienza coraggiosa, per la quale ha lasciato tredici anni fa le panchine di serie A di basket per dedicarsi ad una sfida veramente nuova: integrare i ragazzi con disabilità in una squadra vera, insieme a ragazzi normodotati.
Overlimits Fortitudo Emil Banca, questa sua straordinaria squadra di basket, schiera infatti un quintetto con due disabili psichici e ha conquistato nel 2006 il secondo posto alle finali nazionali del torneo ANSPI (Associazione Nazionale San Paolo Italia), ma soprattutto dimostra come sia possibile, attraverso lo sport, perseguire obiettivi importanti e raggiungere risultati che sembravano sogni.
Naturalmente non sono tanto importanti le vittorie sportive (che pure ci sono), quanto gli evidenti miglioramenti che raggiunge il cosiddetto “metodo Calamai” attraverso la piena integrazione e l’inclusione dei giovani con disabilità, insegnando loro, con fermezza e disciplina, uno sport che li abitua a volgersi verso l’alto, verso il cielo, verso quel canestro che diventa il futuro, la libertà, la gioia di realizzare insieme, in un gruppo, qualcosa di importante.
Marco è fiorentino, bolognese di adozione, è stato giocatore e allenatore di squadre di basket di serie A, è laureato in filosofia e insegna all’università, nella quale porta ai giovani un messaggio di vera, profonda cultura, partendo proprio dal suo “vissuto”.
Nel 1995, infatti, collaborando con l’Associazione La Lucciola di Bologna, fondata dalla neuropsichiatra infantile Emma Lamacchia, sentì che la valenza del basket sui giovani disabili psichici costituiva l’occasione di dare alla sua professionalità l’opportunità unica di perseguire un fine difficile, ma preziosissimo, uno scopo che trascende il risultato sportivo per dare un senso preciso alla sua stessa vita.
Lasciò così il mondo della serie A per dedicarsi con passione a questa nuova esperienza, a questa difficile sfida, per portare i suoi giocatori “speciali” a misurarsi in un campionato vero, abbattendo barriere che sembravano insuperabili.
Marco è riuscito nel suo intento e un paio di mesi fa ha presentato a Bologna il suo ultimo libro, intitolato semplicemente Uno sguardo verso l’alto (Milano, Franco Angeli), nel quale la pallacanestro emerge come uno strumento di conoscenza utile nelle diverse patologie, mezzo importante per la riabilitazione dei giovani con disabilità.
Oltre infatti ad esporre con chiarezza il metodo che segue negli allenamenti, Calamai dedica molte pagine alle espressioni dei suoi giocatori – che traggono da questa esperienza miglioramenti indubbi – dei loro genitori – che seguono con entusiasmo le trasferte della squadra – dei suoi stessi collaboratori, che nell’amicizia vera con questi giocatori “speciali” si arricchiscono di una conoscenza profonda e gioiosa.
Sono centinaia oggi in tutta Italia gli emuli di Marco, ma è soprattutto importante che questa esperienza, così tangibile e intelligente, riesca a penetrare anche in altri settori, ispirando attività non soltanto sportive, per illuminare a tutto campo quel lavorare insieme che è la più alta espressione della convivenza umana.
*Presidente Nazionale dell’ANIEP (Associazione Nazionale per la Promozione e la Difesa dei Diritti Civili e Sociali degli Handicappati).