Partecipando al Festival del Volontariato di Lucca [Festival del Volontariato-Villaggio Solidale, Lucca, 11-14 aprile 2013, N.d.R.], si è chiaramente percepito che per il volontariato si sta aprendo «una nuova stagione di impegno», come ha dichiarato Edoardo Patriarca, presidente del Centro Nazionale per il Volontariato [organizzatore dell’evento, N.d.R.], fornendo anche questa interessante lettura: «L’ultimo passaggio elettorale e i suoi risultati non possono lasciarci indifferenti. Non tanto perché il volontariato ne sia coinvolto direttamente, la sua autonomia è fuori discussione, quanto perché lo scenario che ne esce fuori lo interpella, lo provoca, lo interroga, come lo interrogano le fatiche cresciute e le sofferenze delle famiglie, il senso del non futuro dei giovani, la solitudine e la paura delle persone».
Intanto una rapida presentazione dell’ambiente in cui si è svolto l’incontro e del clima che si è respirato: “dentro tutti”! E tutte le realtà di volontariato, da quelle più tradizionali (Protezione Civile, Misericordie, Croce Rossa, Unitalsi, Banco Alimentare, Auser, AIDO, solo per citarne alcune), a nuove forme aggregative che si occupano di famiglie, risoluzione di conflitti, àmbiti per nuove espressioni creative, adozioni a distanza, si sono trovate e rappresentate in spazi propri e con momenti di approfondimento particolari.
Per lo specifico interesse che ha condotto a Lucca chi scrive, il momento al quale abbiamo direttamente partecipato è stato quello della “Comunicazione Sociale”: il giornalismo è sociale, raccontare le storie per raccontare l’Italia.
Piero Damosso, caporedattore del TG1, Giovanna Rossiello di Tg1-Fa’ la cosa giusta, Giangiacomo Schiavi, vicedirettore del «Corriere della Sera», Luca Mattiucci e Marco Gasparri, giornalisti del «Corriere», hanno presentato il progetto Le buone notizie – Corriere e TG1 Insieme per il sociale. Si tratta in pratica dell’impegno – pubblicamente espresso da parte di queste realtà informative nazionali – a raccontare l’Italia delle buone notizie.
È stato coinvolgente il senso di entusiasmo che i protagonisti della nostra stampa hanno dimostrato e saputo comunicare nei confronti dell’importanza del lavoro dei media che trasmettono la tensione del bene, evidenziando come il bene sia fattore decisivo di cambiamento, di miglioramento, aiutando a cogliere l’ottica positiva della vita. Le storie di bene, infatti, possono aiutarci a costruire una società diversa: se poi fanno coesione, “fanno rete”, possono diventare una profonda base di cambiamento. In questo senso, i mezzi di comunicazione sociale colgono, evidenziano, amplificano, producono moltiplicazione, fanno emergere le notizie “buone” e ogni notizia può – descrivendo un fatto accaduto – trovare aspetti positivi da evidenziare.
La comunicazione sociale, quindi, è “sovversiva”, aiuta cioè a distruggere gli stereotipi, crea educazione civile.
Non possiamo pensare a un immaginario o a una prassi in cui il bene sia degli “eroi”: il bene è normalità e raccontarlo fa bene. Mai dire, quindi, la realtà è questa e non si può cambiare. Da ogni momento della storia, della nostra storia, anche dal dolore, si può ricominciare.
A questo punto è evidente l’importanza della “redazione sociale”: fino ad oggi si è guardato più al profitto che al dono. Un cambiamento di ottica è fondamentale. Necessita un welfare di comunità, di comunione, di positivo, per riempire il vuoto che si è creato. Il comunicatore del no-profit è colui che veicola democrazia sostanziale, diritti di libertà, doveri di solidarietà.
Per iniziativa del Centro Nazionale per il Volontariato, sono state raccolte esperienze di volontari che hanno raccontato la propria storia. Alcune sono state inserite in un e-book (L’Italia migliora, storie di cambiamento), visionabile nel sito del Centro stesso, con un’introduzione del presidente Patriarca.
A Lucca, poi, sempre sullo stesso argomento della comunicazione, vi è stata anche una tavola rotonda, con personalità quali Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, Franco Bomprezzi, giornalista, curatore del blog InVisibili del «Corriere della Sera» [e direttore responsabile di «Superando.it», N.d.R.], che ha denunciato le problematiche di chi ha a che fare con la disabilità, la giornalista Carmen Lasorella e altri, ognuno con la propria esperienza personale e con la presentazione del proprio lavoro nel campo del giornalismo sociale.
Non poteva mancare in tale contesto il ricordo vivo di Maria Eletta Martini, lucchese, e delle sue parole: «Senza il volontariato, l’Italia cosa farebbe?». Fu lei a prevedere che dal volontariato sarebbe partita una rivoluzione della quale anche i media avrebbero dovuto accorgersi.
Noi, della redazione di una piccola radio locale, comunitaria, di volontariato, quale «Radio Incontri», per scelta legata al sociale, sempre disponibile e tesa a dare spazio a tutte le realtà positive presenti nel territorio, siamo tornati a casa convinti che l’intuizione che ci animò e che ci fece nascere aveva e ha – oggi più che mai – un significato profondo e forse destinato a durare.