Basta articoli “da brivido” sui “falsi ciechi”!

Non è più possibile leggere articoli di giornale o vedere servizi televisivi letteralmente “da brivido”, ove si condanna come un “falso cieco” chi “si permette” di utilizzare internet o di uscire di casa da solo! Basta, quindi, con chi si occupa di certi argomenti, senza minimamente informarsi, ad esempio, sull’attuale realtà delle persone non vedenti e ipovedenti

Mano aperta di una donna davanti al suo viso (foto in bianco e nero)In un articolo di giornale, è chiaramente il titolo ciò che si nota subito (molto) più dei contenuti e avere modificato un titolo come Erano “ciechi” da 30 anni, ma avevano un profilo Facebook, trasformandolo rapidamente in Palermo, scoperti tre falsi ciechi: danno allo Stato per 520mila euro, dopo la puntuale richiesta di Andrea Pancaldi della Redazione Sportelli Sociali del Comune di Bologna, segna senz’altro un punto a favore del portale «Tiscali»
Ma come giudicare contenuti letteralmente “da brivido”, come quelli presenti nel medesimo articolo e tuttora ben visibili nel portale stesso? Leggiamo assieme: «Durante le indagini sono emerse alcune posizioni incompatibili con la condizione di cecità assoluta, fra cui, per esempio, l’intestazione di automezzi e infrazioni al codice della strada, così come una attiva vita sociale rilevata dai principali social network. A quel punto sono scattate operazioni di osservazione e pedinamento. Uno dei falsi ciechi scoperti è un 50enne di Santa Flavia che, nonostante risultasse non vedente totale dal 1974, oltre ad avere un profilo Facebook con numerosi fotogrammi comprovanti una vita del tutto normale, risultava intestatario di un auto. Monitorato per diversi giorni, è stato filmato durante frequenti uscite di casa, sempre da solo, mentre passeggiava senza problemi parlando al cellulare e prestando molta attenzione al traffico cittadino. In altre occasioni, lo stesso è stato ripreso e fotografato mentre spazzava il cortile di casa, oppure mentre si recava dal barbiere, in totale autonomia»…

Ben volentieri cediamo la parola al citato Pancaldi, che in merito pone alcuni significativi quesiti, con relativa “coda caustica”: «Che cosa impedisce a un cieco di essere intestatario di un’auto (intestatario e non guidatore)? Che cosa impedisce a un cieco di avere un’attiva vita sociale? Forse un destino ineluttabile alla sofferenza? E che cosa impedisce a un cieco di uscire di casa da solo? Non ne avete mai visto da soli usare il bus nelle vostre città? E poi parlare al cellulare… prestare attenzione al traffico… e vorrei ben vedere! Il traffico è anche rumore e non solo visione!».
Oltre a condividere quanto scrive Pancaldi, fino all’ultima virgola, vale forse la pena, a questo punto, di ricordare per l’ennesima volta che grazie alle nuove tecnologie e anche al pressante impegno di Associazioni come l’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), l’ADV (Associazione Disabili Visivi), l’ASPHI (Avviamento e Sviluppo di Progetti per ridurre l’Handicap mediante l’Informatica), CulturAbile e altre ancora, Internet, e quindi anche i social network come Facebook, si possono utilizzare anche senza vederli!
«Ed è proprio dei giorni scorsi – ricorda ancora Pancaldi – la campagna dell’UICI, voluta per sottolineare i rischi di una frettolosa adesione alle notizie di “falsi invalidi ciechi”, che popolano ormai da qualche anno i vari organi d’informazione, con il “falso cieco che guida” divenuto in tal senso una sorta di “icona del falso invalido”». Una campagna, quella dell’UICI, culminata in una conferenza stampa l’11 aprile a Roma, della quale, tra l’altro, anche il nostro giornale ha riferito.

Il messaggio, quindi, rivolto in questo caso al portale «Tiscali», ma naturalmente allargato alla stragrande maggioranza degli organi di stampa e delle emittenti radiotelevisive, nazionali e locali, è molto semplice: basta con gli articoli “da brivido”, che parlano a sproposito di “falsi ciechi”, senza minimamente informarsi sull’attuale realtà delle persone non vedenti e ipovedenti! (Stefano Borgato)

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