Arezzo, Villasimius, Lodi e Viterbo: quattro città in altrettante Regioni, che in questi mesi ospiteranno oltre duemila atleti di Special Olympics – il movimento internazionale per la pratica sportiva delle persone con disabilità intellettiva – pronti a misurarsi in numerose discipline, nell’àmbito dei ventinovesimi Giochi Nazionali Estivi di questo settore.
L’avvio è ormai imminente, dal momento che si partirà martedì 23 e fino a domenica 28 aprile ad Arezzo, con le gare di bocce, equitazione e pallavolo. Si proseguirà dal 18 a 23 maggio a Villasimius (Cagliari), con il calcio, la pallacanestro, il tennis e il golf, quindi dal 4 al 9 giugno a Lodi (e a Nerviano e San Martino in Strada), con l’atletica, il bowling e la ginnastica, per chiudere dal 21 al 26 giugno a Viterbo, con le gare di nuoto.
La cerimonia di apertura è in programma mercoledì 24 aprile, nel suggestivo scenario della Piazza Grande di Arezzo (ore 21), dove i 2.000 atleti, insieme ad altrettanti volontari, 450 tecnici, 3.000 familiari e tanti altri sostenitori – cifre imponenti, come si può vedere – torneranno a impegnarsi con il tradizionale giuramento di Special Olympics, vale a dire «Che io possa vincere, ma se non riuscissi, che io possa tentare con tutte le forze». E nella serata è prevista anche un’esibizione di Annalisa Minetti, da tempo grande “fan” di Special Olympics.
L’occasione dell’evento ci è propizia per riprendere alcuni brani tratti da una lettera inviata alla fine di febbraio, all’intero “mondo” di Special Olympics, da Alessandra Palazzotti, direttore nazionale di Special Olympics Italia, un messaggio – diffuso dopo la felice partecipazione degli Azzurri ai Giochi Mondiali Invernali svoltisi in Corea del Sud – che ben testimonia la grande crescita ottenuta dal movimento in questi anni, anche e soprattutto da un punto di vista culturale.
«Da pochi giorni i nostri Eroi sono tornati da una esperienza unica e straordinaria dove hanno potuto vivere per dieci giorni, sentendosi orgogliosi di rappresentare il proprio Paese in un contesto olimpico, in cui erano presenti tutte le nazioni del mondo. Le emozioni vissute, le esperienze maturate insieme ai loro compagni di squadra, l’autonomia acquisita, le gratificazioni ottenute attraverso i risultati sportivi conseguiti e l’autostima che tutta questa trasferta ha potuto generare in loro stessi da oggi in poi impreziosiranno il loro bagaglio umano, culturale e sociale.
Già molti ci fanno notare quei piccoli gesti quotidiani che sono invece passi da gigante in tema di autonomia e ci riferiscono di come siano svaniti quegli occhi bassi e quei silenzi, lasciando spesso il posto a fiumi di parole per raccontare la propria avventura e mostrare le lucenti medaglie. Alcuni di questi progressi sono visibili unicamente ad occhi attenti come solo quelli di un familiare o di un allenatore sanno essere. Per questo invitiamo tutti a rifletterne insieme, a farne tesoro, a non riprendere comportamenti eccessivamente protettivi, a condividere osservazioni e considerazioni con esperti, tecnici e altri genitori, facendo notare i miglioramenti ottenuti e incentivando la messa in atto di comportamenti emancipativi, inusuali e non stereotipati.
Ora, al ritorno a casa [dai Giochi in Corea, N.d.R.], dovrà seguire un intenso lavoro per celebrare i successi dei nostri Atleti nel loro ambiente, facendone parlare i media e le istituzioni locali. Ci dobbiamo sentire tutti impegnati, con il coordinamento dei Direttori Regionali, Provinciali e dei nostri Team locali, per raccontare la formidabile esperienza vissuta e i benefìci che se ne sono ricavati, attraverso la testimonianza diretta di Atleti, Tecnici e Familiari, nelle Scuole, nelle Università e nelle Associazioni, con l’ausilio di immagini e filmati.
I Mondiali Invernali in Corea devono essere per i nostri Atleti, i loro Familiari, i loro Tecnici e Dirigenti ed anche per tutti noi, un nuovo punto di partenza». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: redazione@specialolympics.it.