La recente scoperta riguardante il segnale di riconoscimento di particolari cellule del sistema immune – le cellule T regolatorie di tipo 1 (Tr1) – potrà facilitarne l’utilizzo in ambito terapeutico per la prevenzione e la cura delle malattie autoimmuni e del rigetto dei trapianti.
Lo ha dimostrato uno studio pubblicato dalla rivista scientifica «Nature Medicine», a cura del team di ricercatori dell’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica (HSR-TIGET) di Milano, guidato da Maria Grazia Roncarolo, in collaborazione con il gruppo di ricerca di Richard A. Flavell dell’Università americana di Yale.
Le cellule T regolatorie sono una classe di cellule del sangue molto importante per la regolazione dei meccanismi di difesa del nostro organismo. In particolare, esse sono specializzate nel mantenimento della tolleranza immunologica, quel meccanismo grazie al quale il sistema immune combatte i patogeni (ad esempio gli agenti infettivi), ma non aggredisce i propri tessuti (gli antigeni “self”). Ne esistono di diversi tipi, tra cui quelle appunto di tipo 1 (Tr1) – scoperte proprio da Maria Grazia Roncarolo, quando agiva presso il DNAX Research Institute of Molecular and Cellular Biology di Palo Alto, in California – caratterizzate dalla capacità di secernere alti livelli di due particolari sostanze: l’interleuchina 10 (IL-10) e il transforming growth factor beta (TGF-beta).
Nell’ultimo decennio, queste cellule si sono dimostrate molto importanti nella prevenzione e nella cura di malattie autoimmuni, come il diabete mellito di tipo 1, di malattie infiammatorie croniche intestinali, della celiachia e delle allergie, ma anche nella soppressione del rigetto dopo il trapianto d’organo o di cellule staminali adulte. Questo potenziale terapeutico è stato dimostrato sia in modelli pre-clinici di laboratorio, sia in studi clinici all’avanguardia di terapia cellulare; e tuttavia, fino ad ora, la loro applicazione clinica era fortemente limitata dalla mancanza di marcatori specifici, ovvero di precise molecole di riconoscimento che permettessero ai ricercatori di individuarle e seguirne il comportamento.
La ricerca, dunque, coordinata presso l’HSR-TIGET di Milano, permette di superare il problema: Roncarolo e i suoi collaboratori, infatti, hanno descritto due marcatori (CD49b e LAG-3), che consentono di identificare in modo specifico le cellule Tr1 tra tutte le altre.
D’ora in avanti, pertanto, sarà possibile studiare la presenza e la funzione di queste cellule negli individui sani e confrontarle con quelle di persone affette da malattie immuno-mediate, per comprendere se un loro difetto può avere un ruolo nello sviluppo della malattia stessa. Inoltre, grazie alla scoperta di questi specifici marcatori, si potranno anche quantificare le cellule Tr1 nelle persone sottoposte a terapie immunosoppressive o immunomodulanti, in modo da identificare i farmaci più adatti per favorirne l’espansione, e quindi l’effetto terapeutico, nell’organismo.
Infine, l’utilizzo dei marcatori CD49b e LAG-3 consentirà di purificare le cellule Tr1, rendendole così utilizzabili come terapia cellulare avanzata nella prevenzione del rigetto nei trapianti di organo e di cellule staminali adulte, oltre che nella cura delle malattie autoimmuni. (Ufficio Stampa Telethon)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@telethon.it.
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