Violenza sulle donne: non si può più attendere!

È un appello che il nostro giornale fa proprio, quello lanciato dall’Osservatorio Pari Opportunità dell’Auser, Associazione nata per impegnarsi sul fronte delle persone anziane, ma via via sempre più aperta ai bisogni dei cittadini di tutte le età e di diverse culture. E aggiungiamo anche – come da tempo scriviamo – che sono proprio le donne con disabilità, giovani e meno giovani, le prime vittime di violenze e abusi

Foto di donna che mette le mani in avantiLo stiamo dicendo da tanto, troppo tempo: ma siamo rimaste inascoltate! La violenza sulle donne è diventata un’emergenza pressante e improrogabile per il nostro Paese. E non parliamo solo del femminicidio, che è l’espressione  più efferata della sopraffazione da parte degli uomini sulle donne. Violenza, infatti, sono anche le minacce di morte e le anonime offese sessiste comparse sul web contro Laura Boldrini, presidente della Camera. E violenza sono anche gli insulti e le ingiurie rivolte alla Ministra Cécile Kyenge, per il colore della sua pelle. Violenza sono anche tutte le discriminazioni di cui le donne sono ancora fatte oggetto in Italia, così numerose e così gravi in tutti gli àmbiti, per cui non può sfuggire il nesso fra queste e il fenomeno della violenza.

L’Osservatorio Pari Opportunità dell’Auser Nazionale chiede alla politica e a questo Governo di affrontare questa emergenza con misure concrete, urgenti e indifferibili, dichiarando ufficialmente che è lo Stato che deve farsi carico di un problema che non è privato, ma pubblico.
Occorre impegnare le risorse necessarie – che vengono normalmente trovate nei casi di disastri o di catastrofi naturali – e che devono essere investite sia per il contrasto e la  protezione delle vittime, con il sostegno permanente dei Centri Antiviolenza esistenti, sia per la pianificazione della prevenzione dal punto di vista culturale.
Occorre costruire una società diversa, basata sulla solidarietà tra generi e generazioni, in cui convivano differenze, eguaglianze, pari opportunità e che garantisca una piena cittadinanza.

La violenza contro le donne non è un affare “femminile”, né uno slogan pre-elettorale: è una questione di democrazia negata che si combatte con trasformazioni culturali, capaci di diffondere l’affermazione della legalità, dei diritti, delle libertà e del reciproco riconoscimento dei generi, con la promozione di un’educazione alla parità sin dalla scuola primaria e con un continuo scambio intergenerazionale. Non possiamo più attendere!

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