Anche se – come fa qui di seguito – Giorgio Genta, “caregiver dalla curva schiena”, ama prendere e prendersi in giro, l’azione messa in atto dagli “assistenti di cura” – i caregiver, appunto – di tutta Italia procede seriamente e con ottimi risultati. Proprio in questi giorni, infatti, si stanno formalizzando le procedure per aprire tre fronti giudiziari a Milano, Roma e Palermo e il numero delle adesioni è in continua crescita.
Nel dettaglio, l’azione giudiziaria si esplicherà attraverso ricorsi in tre differenti tribunali, con l’adesione di almeno trecento familiari caregiver e l’intento di ottenere il riconoscimento del lavoro di cura attraverso i diritti previdenziali assicurativi e sanitari.
Punto di forza di tali richieste è l’inadeguatezza – in realtà la totale assenza – della legislazione italiana in materia di tutela dei diritti fondamentali dei familiari che prestano cura. L’iter giudiziario viene percorso con l’obiettivo di colmare un vuoto legislativo tutto italiano, ciò che suscita lo sdegno dell’Europa, ove, in tanti Paesi, già da anni si è provveduto in tal senso.
È quindi auspicabile e forse anche prevedibile che la classe politica – una volta depositati i ricorsi – non sarà insensibile al movimento di opinione – come ad esempio è successo in queste settimane, rispetto a certi trattamenti medici proposti tramite cellule staminali – e anche ai rischi che il “contagio” delle azioni giudiziarie potrebbe rappresentare per le casse dello Stato.
(Chiara Bonanno – curatrice del blog La Cura Invisibile).
Quasi fosse destinata a mutare i destini dell’umanità intera, la “scoperta dell’acqua calda” è poi passata alla storia come classico esempio di banale ovvietà. Lo stesso ragionamento si può applicare alla figura del caregiver familiare (emblematica rappresentazione di quell’esercito di persone che si prendono “amorevole cura” e al quale mi pregio appartenere) o assai meglio alla scoperta del caregiver stesso, attualmente in fieri da parte della classe politica e dal sottobosco spinoso che la circonda.
Ma perché tanta acredine di pensiero da parte del povero caregiver che scrive? Perché in virtù degli anni accumulati sulla curva schiena, egli ricorda tristemente a se stesso come di solito vanno le cose in Italia. Improvvisamente, cioè, un politico astuto “scopre” un soggetto interessante per la sua carriera, le cui caratteristiche ideali devono essere le seguenti: capacità di produrre un forte impatto sull’opinione pubblica e possibilmente di catalizzare consenso o almeno una vivace discussione; novità del tema trattato (novità preferibilmente “relativa” piuttosto che “assoluta”: meglio un argomento poco noto, ma che si sapeva esistente già da prima, che non un tema del quale nessuno sapeva nulla!); consistenza numerica, infine, delle persone direttamente chiamate in causa.
E qui Il gioco è fatto! Il politico astuto diventa il “paladino della nobile causa”, le parole scorrono come fiumi impetuosi, le azioni utili un po’ meno. Il clamore mediatico – se sapientemente orchestrato – porta a una richiesta indifferibile: non la soluzione tout court del problema, ma l’insediamento di una bella Commissione bi- o tripartisan per studiarlo.
Tale Commissione, naturalmente, si avvarrà di un certo numero di consulenze esterne, si organizzerà lestamente un tour europeo per valutare sul posto le soluzioni adottate nei vari Paesi dell’Unione Europea (la trasferta in Cina “purtroppo” non rientrerà nel budget della Commissione, ma verrà invitato a tenere una conferenza sul tema, nel Salone dei Corazzieri del Quirinale, un Sottosegretario del Viceministro cinese alle Politiche di Pianificazione Familiare…).
Quando poi la Commissione inizierà a trattare degli stanziamenti necessari atti a dar forma esecutiva al lavoro svolto, ecco palesarsi l’imprescindibile necessità di interessare il privato sociale, il sindacato dei titolari dei “piccoli e medi lager”, gli studiosi di “Storia della Segregazione”, nonché alcuni pensatori di matrice cattolica “neotorquemadesca”, al fine nobilissimo di sostenere la creazione di nuovi posti di lavoro e delle strutture ritenute necessarie alla bisogna.
Pertanto, dopo durissimi scontri con i Dicasteri Economici, la Commissione perverrà alla stesura di un ampio documento, condensato poi in sole trentasei cartelle, nel quale si raccomanderà al Governo e al Parlamento uno stanziamento straordinario di 900 milioni e 2.000 euro, dei quali:
– 150 milioni per l’assunzione, la formazione, l’inquadramento e la messa in ruolo sovranumerario di 42.000 addetti privi di esperienze specifiche nel settore. A quel punto – ancorché mancanti degli adeguati titoli di studio e di specializzazione – essi verranno reclutati, per chiamata diretta, tra gli ex portaborse degli Onorevoli Deputati e Senatori non rieletti, e degli ex membri dei Consigli Regionali, Provinciali e dei Comuni, con popolazione superiore ai 15.000 abitanti…
– 250 milioni per l’ideazione e la realizzazione di corsi formativi biennali di 995 ore ciascuno per il personale sovranominato. I corsi si svolgeranno a Capri per il Sud Italia, a Capalbio per il Centro e a Cortina per il Nord…
– 500 milioni per la stesura, la correzione, la stampa e la distribuzione di un’“Enciclopedia del Caregiver Moderno”, vera opera omnia del settore, che sarà realizzata sia in versione cartacea in 66 volumi (un milione di copie in “ in folio”, su carta Fabriano Extra Strong di prima scelta, più 98 copie in pergamena di capretto anatolico albino, destinate alle Massime Cariche Istituzionali)…
– 2.000 euro, infine, per l’acquisto diretto nella Repubblica Popolare Cinese di 100.000 minicoccarde tricolori con la scritta “caregiver familiare” (purtroppo in caratteri mandarini!), che verranno generosamente distribuite agli aventi diritto…
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