«Il primo trattamento con interferone per la sclerosi multipla è arrivato in Italia alla metà degli Anni Novanta. Ora il numero dei farmaci disponibili, con modalità di funzionamento diverso, è molto aumentato e ancora aumenterà nel prossimo anno: sempre più, quindi, possiamo pensare che ciascuna persona abbia il trattamento più adatto alla propria situazione nel momento giusto».
Sono parole di Mario Alberto Battaglia, presidente della FISM, la Fondazione che opera a fianco dell’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), pronunciate a margine del principale convegno medico-scientifico organizzato a Roma, nell’àmbito della Settimana Internazionale dedicata a questa grave malattia del sistema nervoso centrale cronica, imprevedibile e spesso invalidante, evento da noi già ampiamente presentato nei giorni scorsi.
«La ricerca in riabilitazione – ha aggiunto poi Battaglia – sta ottenendo successi analoghi per la qualità di vita delle persone e il trattamento della malattia. Trent’anni fa la prospettiva per chi riceveva una diagnosi di sclerosi multipla era quella di diventare in pochi anni disabile. Ai nostri giorni, invece, grazie anche alle terapie e alla riabilitazione, cioè alla ricerca in questo àmbito, molte meno persone arrivano a difficoltà motorie gravi. E, in ogni caso, solo per chi è maggiormente colpito, devono passare molti più anni prima che si arrivi a una disabilità seria».
«L’AISM – ha concluso il presidente della FISM – vuole dare una risposta alle persone colpite dalla sclerosi multipla e la ricerca può essere un importante strumento di tutela. Nessuna persona con questa malattia, infatti, nessun settore della ricerca, nessun bisogno di cura, nessun diritto rimangono fuori dalla ricerca che AISM sceglie di indirizzare, promuovere e finanziare».
Un momento particolarmente significativo del Convegno di Roma si è avuto in occasione della consegna del Premio Rita Levi Montalcini, riconoscimento istituito nel 1999 in onore del Premio Nobel, che per anni fu Presidente Onorario dell’AISM, per valorizzare l’eccellenza della ricerca italiana sulla sclerosi multipla. Un’iniziativa che ha avuto quest’anno un sapore particolare, caratterizzandosi come una sorta di “passaggio di testimone”, nell’anno cioè che ha coinciso con la scomparsa della stessa Levi Montalcini.
Ad aggiudicarsi il premio è stata Maria Assunta Rocca, dal 2008 Group Leader dell’Unità di Neuroimaging della Sostanza Bianca del Sistema Nervoso Centrale, presso la Divisione di Neuroscienze dell’Ospedale San Raffaele di Milano, le cui ricerche hanno contribuito in modo significativo a mostrare l’importanza delle tecniche di risonanza magnetica per il monitoraggio dell’evoluzione della malattia e degli effetti del trattamento riabilitativo, motorio e cognitivo. Tutte conquiste, queste ultime, che consentono oggi un intervento sempre più personalizzato sulla situazione di ogni paziente.
“Passaggio di testimone”, avevamo detto in precedenza, e le parole pronunciate da Maria Assunta Rocca per l’occasione fanno segnatamente pensare a quanto spesso affermava Rita Levi Montalcini, quando sosteneva la necessità di «restituire alle persone con sclerosi multipla la loro vita». Secondo Rocca, infatti, «la mia scoperta più importante è quella che deve ancora venire», ovvero «qualcosa da proporre praticamente alle persone con sclerosi multipla, soprattutto a quelle che entrano nelle fasi avanzate di malattia». «Nei prossimi anni – ha concluso quindi – voglio investire tantissimo soprattutto sull’efficacia dei diversi aspetti di riabilitazione». (B.E. e S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Stampa AISM (Barbara Erba), barbaraerba@gmail.com.
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