In un mondo che va verso la fruibilità per tutti, arriva un giorno un Legislatore e, invece di semplificare la possibilità di adeguamento di una struttura per renderla utilizzabile anche da chi ha problemi, la riduce. Infatti, entra in vigore proprio oggi, 18 giugno, la riforma dei condomìni e sarà più difficile l’abbattimento delle barriere architettoniche, come viene ben spiegato, ad esempio, in «Corriere della Sera.it»: «Per l’approvazione saranno necessari 500 millesimi e metà degli intervenuti; prima bastava un terzo del condominio e un terzo dei millesimi».
Ci fosse una ragione, si potrebbe – e il gioco di parole rende l’idea – “farsene una ragione”. Il fatto è che non c’è nessuna motivazione apparente perché sia stata introdotta una norma del genere.
Secondo alcuni, le cose non cambieranno molto da quello che già vige oggi, ma bisogna porre l’accento anche sul messaggio che passa attraverso questo nuovo regolamento: non è un diritto, pur normato e da condividere, ma quasi una concessione. Ecco quello che arriva e non va bene.
Alzare la soglia, in sostanza, significa limitare le possibilità. Quella di un terzo dei condòmini e di un terzo dei millesimi era stata pensata per agevolare. La nuova norma, invece, va a peggiorare la possibilità di intervento. Sembra incredibile che, malgrado nei mesi scorsi si fossero già alzate voci di protesta, sia stata mantenuta questa impostazione. Si può distinguere, magari, un ascensore da un montascale, una rampa da un corrimano o un gradino da eliminare, ma proprio per questo le nuove norme diventano peggiorative.
Spiega un amministratore di condominio, richiamandosi all’articolo 1121 del Codice Civile: «Non cambia molto: chi voleva evitare di pagare un ascensore, o altre opere gravose, poteva comunque farlo e non ne avrebbe poi usufruito. È anche vero che spesso queste opere sono inserite nell’àmbito di altre magari grosse opere di manutenzione e vengono abbattuti dei costi, ma è ininfluente in questo caso. Diventa magari più difficile decidere su lavori di ristrutturazione meno costosi e che possono essere fatti con l’intervento di tutti. Occorre anche stabilire cosa sia innovativo, che abbisogna del consenso, e cosa faccia parte della manutenzione ordinaria, quella sulla quale può decidere l’amministratore. Non sempre è così chiaro. Certamente questa nuova norma va a peggiorare le possibilità di abbattimento delle barriere».
Spesso nelle assemblee condominiali non viene considerato che l’eliminazione delle barriere è un vantaggio per tutti, non solo delle persone con disabilità e che lo stabile acquista valore. Si invecchia, ci si ammala, si ricevono persone in condizioni diverse. E poi la disabilità è “democratica”, come spiegava un’Asia Argento in carrozzina a un Carlo Verdone star della TV, nel film Perdiamoci di vista: «Da un momento all’altro ognuno può diventare disabile».
E bisogna pensare anche alle piccole cose: nei vecchi condomìni, quante persone in carrozzina possono avere accesso al locale immondizia, spesso situato nelle cantine? Non solo avere un ascensore o adattare una scala, ma anche costruire una rampa, inserire un montascale, allargare un ingresso, persino mettere un corrimano diventa più difficile.
E allora, è ancora possibile modificare una norma della quale non solo non si sentiva l’esigenza, ma che sembra non avere alcuna motivazione? A volte le cause di un errore sono molto semplici: non ci si è pensato e si è stati superficiali. Viene da sperare che anche in questo caso sia così. Accortisi dell’errore, di solito, lo si corregge.
Il presente testo è stato pubblicato da “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it», con il titolo “Condominio e barriere architettoniche: perché è più difficile abbatterle?” e viene qui riproposto – con alcuni riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.
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