«In Italia sono oltre 5 milioni le persone che soffrono di malattie reumatiche e di queste circa 734.000 sono colpite da forme croniche particolarmente gravi e invalidanti, quali artrite reumatoide, spondilo artropatie, vasculiti e connettiviti, malattie temibili per il coinvolgimento, oltre che osteoarticolare, di organi interni, quali cuore, rene, polmoni, nervi, vasi, cervello etc. Esse colpiscono soggetti rientranti in tutte le fasce di età e in tutte le fasce sociali, con una maggiore prevalenza per il sesso femminile. La spesa per le patologie reumatiche croniche supera i 4 miliardi di euro l’anno e quasi la metà – 1 miliardo e 739 milioni – è rappresentata dalla perdita di produttività per circa 287.000 lavoratori malati. Ventitré milioni di giornate di lavoro perse ogni anno e quasi 2 miliardi di euro di mancata produttività: sono i costi, non sostenuti direttamente dal sistema sanitario, ma che gravano pesantemente sulla collettività e sul bilancio dello Stato in termini di spesa sociale e/o di minori entrate per tasse sulla produzione di reddito, che derivano dalla scarsa attenzione alle malattie reumatiche. È quindi indispensabile, al fine di migliorare la qualità della vita delle persone con patologie reumatiche e razionalizzare l’impatto sulle risorse dei sistemi sanitari regionali, che il Governo e le Regioni adottino quanto prima azioni concrete, volte a garantire la diagnosi precoce, la presa in carico, l’integrazione degli interventi, l’appropriatezza delle prestazioni, nonché l’equità di accesso alle cure e in particolare ai farmaci biologici».
Quello appena riportato è certamente il passaggio più qualificante della lettera inviata dall’ANMAR (Associazione Nazionale Malati Reumatici) e dal Coordinamento nazionale delle Adsociazioni dei Malati Cronici (CnAMC) di Cittadinanzattiva, ai principali rappresentanti istituzionali della Sanità Nazionale e Regionale, dopo avere preso visione della proposta avanzata dal Ministero della Salute, inerente il riparto dei Fondi Sanitari per il 2012, e in particolare della parte relativa alle linee progettuali per l’utilizzo da parte delle Regioni delle risorse vincolate per la realizzazione degli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale, constatando (e denunciando) «la totale assenza, nei relativi atti, di linee progettuali e di relativi stanziamenti a favore delle patologie reumatiche croniche, con particolare riferimento all’istituzione delle reti reumatologiche».
Si tratta, secondo le organizzazioni promotrici dell’iniziativa, di fatti che vanno in netta controtendenza, rispetto a una serie di passaggi e documenti prodotti in questi anni. In particolare si guarda al Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) 2010-2012, siglato il 29 aprile 2010 in Conferenza Stato-Regioni, dove l’artrite reumatoide era presente nell’area dedicata alla Prevenzione nella popolazione a rischio. O anche al documento approvato l’8 marzo 2011 dalla XII Commissione Permanente Igiene e Sanità del Senato, a conclusione di un’indagine conoscitiva sulle malattie ad andamento degenerativo di particolare rilevanza sociale, ove si poneva l’accento «sulla necessità di affrontare in modo razionale, continuativo e soprattutto equamente distribuito su tutto il territorio nazionale, le problematiche legate alle patologie reumatiche». E infine, al Piano Sanitario Nazionale per il triennio 2011-2013, approvato con l’Intesa del 22 settembre 2011, che aveva previsto tra le cosiddette «patologie rilevanti» anche le malattie reumatiche croniche.
Alla luce di tutto ciò, pertanto, l’ANMAR e il CnAMC di Cittadinanzattiva chiedono con forza «che le patologie reumatiche e le reti reumatologiche siano parte integrante della proposta del Ministero della Salute inerente il riparto dei Fondi Sanitari per l’anno 2012, e in particolare delle linee progettuali per l’utilizzo da parte delle Regioni delle risorse vincolate per la realizzazione degli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale 2012». (S.B.)
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