L’ANDOS – che significa appunto Associazione Nazionale Donne Operate al Seno – opera a favore delle donne che hanno subito un intervento chirurgico per tumore al seno, come Centro di Riabilitazione Mastectomizzate, per offrire un’assistenza specifica più ampia e attenta, nell’aiutare a superare il trauma legato alla patologia.
Nata come Associazione pilota nel 1976 a Trieste, per volontà di Luisa Nemez e del professor Piero Pietri, si è poi diffusa a macchia di leopardo sia nel Friuli Venezia Giulia che in tutto il resto del territorio nazionale, dando vita a numerosi Comitati (attualmente più di cinquanta).
Simbolo dell’Associazione – come si può vedere nell’immagine qui a fianco riprodotta – è la rondine, uccello migratore che notoriamente arriva in Europa a primavera, caratterizzandosi, quindi, come un “messaggero della buona stagione” e anche di una rinascita simbolica. In altre parole, le rondini richiamano il ritorno alla vita, che ha sempre bisogno di forza, sacrificio e coraggio. E anche alle donne colpite da tumore al seno il coraggio e la speranza sono indispensabili dopo il difficile “inverno” della malattia, giacché loro stesse riscoprono una nuova primavera di vita. Dal 1992, inoltre, la rondine dell’ANDOS è circondata dalle linee del simbolo di Reach to Recovery, la Conferenza Internazionale di sostegno per il tumore al seno, linee che si intrecciano come a definire il contorno del seno, ma anche linee che vogliono significare l’intreccio fra le varie associazioni, aperte perché rappresentano tutte le donne del mondo.
Tra i Comitati locali più attivi dell’ANDOS, vi è quello di Tolmezzo (Udine), dedicato a Matilde Cucchiaro, che nel marzo scorso ha compiuto il traguardo dei ventisette anni di attività. Ci piace approfondirne le iniziative, partendo da alcuni bei versi pubblicati nel sito internet: «…e sarà Pasqua, / Quando tutti, intorno a Te, / parlano di sfiducia e di disonestà, / tu non rinunciare a sperare / che il mondo diventi migliore».
Il Comitato tolmezzino è nato dunque nel 1986, dall’iniziativa di un gruppo di donne operate al seno, in collaborazione con l’allora primario della Divisione Chirurgica dell’Ospedale locale, Andrea Bergnach e i suoi collaboratori. Oggi conta su oltre mille tesserati, di cui circa duecento donne operate, ed è impegnato nelle seguenti, numerose attività:
– la consulenza fisioterapica, con il servizio Per Te – Io e Te, che prevede incontri individuali per accogliere le richieste, condividere e alleggerire l’esperienza della malattia;
– l’attività fisica, con corsi di acquagym e fitness e una settimana benessere presso le Terme di Bibione;
– attività culturali e ricreative, oltreché laboratori manuali;
– un servizio protesi, servizio estetico e di sostegno economico, anche con il rimborso delle spese per la parrucca e del viaggio per la radioterapia presso il nosocomio di Udine, oltre alla concessione di contributi per l’acquisto della corsetteria specifica post-operatoria;
– formazione e informazione, con incontri rivolti ai soci, ai volontari e l’organizzazione di convegni e manifestazioni di sensibilizzazione.
«L’obiettivo fondamentale – spiega la presidente Sonia Piller Roner – su cui sono incentrate le diverse attività messe in atto, è promuovere e sostenere ogni iniziativa che possa favorire una completa riabilitazione della donna operata al seno, sia sotto l’aspetto fisico, che sotto quello psicologico e sociale».
Non è mai facile affrontare una malattia oncologica. Nel caso poi del tumore al seno, l’intervento chirurgico modifica una parte del corpo visibile della donna, che ha un’importanza enorme, perché legata sia alla femminilità che alla maternità. Il mutamento del corpo della donna, della qualità della vita e della propria immagine esterna – oltre che della propria intimità – causano spesso stati di forte depressione e senso di inadeguatezza. L’intervento, infatti, viene considerato come “mutilante”, influendo quindi negativamente sia sotto l’aspetto fisico che su quello psicologico.
Vogliamo riprendere in tal senso il concetto di “terremoto emotivo”, che troviamo nel sito nazionale dell’ANDOS, perché chi scrive condivide – “metaforicamente parlando” e paragonandola ai «secondi successivi a una scossa di terremoto» – la diagnosi di un tumore. Solo così, infatti, si può descrivere la sensazione che una donna prova quando le viene diagnosticata questa malattia.
E infatti Piller Roner aggiunge: «Nella nostra terra, il Friuli, sappiamo cosa si prova nei secondi successivi a una scossa tellurica; un senso di confusione, paura, angoscia per il dopo; le stesse sensazioni che accompagnano l’impatto con una malattia che, per le sue caratteristiche, non dà nessuna avvisaglia e preavviso, ma irrompe nella vita di ogni giorno, costringendo a ribaltare completamente l’agenda dei progetti, delle priorità, dei valori».
Ma chi può aiutare nella “ricostruzione”, durante il lungo periodo di cura, oltre alle persone care e alla famiglia, è proprio l’Associazione ANDOS, con il suo valido contributo fornito da personale attento e qualificato, di amiche volontarie che ti accolgono, ti ascoltano, ti capiscono e ti aiutano a reagire, per riprendere in mano la vita. «Perché affrontando la malattia con adeguati supporti – conclude la Presidente del Comitato ANDOS di Tolmezzo – si riuscirà a ritrovare la forza per superare questo momento e ritrovare il percorso verso la guarigione, anche emotiva».
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: andostolmezzo@ass3.sanita.fvg.it.
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