Si intitola Il corpo degli altri – Sessualità e disabilità: immagini e nuove prospettive il nuovo numero di «HP-Accaparlante», la rivista prodotta dal Centro Documentazione Handicap (CDH) di Bologna, edita dalla casa editrice Erickson, che proprio in questo periodo festeggia i trent’anni di vita, compleanno quanto mai importante, per il quale si è deciso appunto di proporre alcune tematiche che ne hanno caratterizzato la storia sin dai suoi esordi. Basti pensare che il primo articolo del 1983 si intitolava proprio Sesso negato.
«Dopo trent’anni possiamo ancora ripetere gli stessi concetti – dichiara Valeria Alpi, giornalista e ricercatrice, che ha curato la monografia – ovvero la sessualità delle persone disabili come un tabù, come un qualcosa che disorienta, fa paura, crea dubbi, ansie, aspettative; e la diversità dei corpi, ancora “recintati” in tempi, modalità e luoghi non normali».
Dopo trent’anni, quindi, questi contenuti sono ancora di potente attualità, anzi necessitano di tornare prepotentemente di attualità. Eppure, si potrebbe obiettare, se ne parla, se ne parla molto, mai come in quest’ultimo anno se ne è parlato così tanto. Il tema della vita affettiva e sessuale delle persone disabili è infatti tornato “di moda”, soprattutto tramite la campagna sull’assistenza sessuale [Campagna Love Giver, N.d.R.], al fine di introdurre anche in Italia alcune figure professionali esistenti già in altri Paesi europei.
«Gli argomenti sono rimbalzati su tutti i mass-media – continua Alpi – con un tam tam ininterrotto sul fatto che le persone disabili non sono “angeli” o “bambini”, non sono persone asessuate, ma hanno, come tutti, il diritto a una vita affettiva e sessuale. La parola “diritto”, anzi “diritto di scelta”, è arrivata sui giornali, nelle trasmissioni televisive, nei siti internet, nei blog, on air sulle frequenze radiofoniche, come se prima non ci fosse stato nulla e ora invece si dovesse pretendere un diritto a tutti i costi. Ma parlare di sessualità tocca corde profonde in chi ascolta, perché la sessualità dell’altro coinvolge anche noi stessi, ci mette in discussione, risveglia domande su chi ci sta di fronte e le riflette su di noi. Siamo pronti a rispondere a noi stessi, alle persone disabili e ai loro familiari? Siamo pronti a superare e ad aiutare a superare i pregiudizi, le paure, le difficoltà, i silenzi? Occorre tornare, allora, al nostro filo conduttore, che per trent’anni ha costruito cultura e formazione sui temi dell’affettività e della sessualità delle persone disabili. Occorre accompagnare i nuovi temi emergenti e la voglia delle persone disabili di uscire allo scoperto con le loro storie e le loro emozioni, con un percorso culturale che permetta di soffermarsi su alcuni nodi cruciali della questione: esiste una sessualità normale e una disabile, o esiste solo la sessualità? Quali emozioni e sentimenti ruotano intorno ad essa, quali desideri, paure, condizionamenti? Quale creatività possiamo mettere nei rapporti? Come aiutare un corpo “recintato” e “sminuzzato” in più parti a conoscersi e a esprimersi come un intero? Se non riusciamo a portare avanti un accompagnamento culturale insieme alle proposte di nuove tematiche emergenti, rischiamo paradossalmente di rimanere indietro, e di avere dei vuoti di senso».
Altra questione fondamentale: come ci si relaziona con il “corpo degli altri”? «Il titolo scelto per la monografia appena uscita – spiega Alpi – lascia aperte varie interpretazioni: il corpo degli altri è il corpo “diverso” delle persone con disabilità; è il corpo che viene “trattato” da familiari, assistenti, medici; è il corpo che viene guardato (e giudicato). Il corpo degli altri è anche il corpo con cui si devono confrontare le persone disabili; è il proprio stesso corpo che a volte non si conosce per intero, perché si è sempre aiutati da qualcun altro a causa della perdita di autonomia. “Il corpo degli altri” vuole essere anche una ricerca di empatia, un “mettersi nei panni di”. Oggi, infatti, la vera sfida per parlare di sessualità e affettività delle persone disabili è affidare al corpo una pienezza di senso e di valore».
La monografia di «HP-Accaparlante» si sviluppa idealmente in tre parti, a cominciare dalle storie di Sesso, amore & disabilità, lungo lavoro di documentazione video filmata, cui ha collaborato anche il Centro Documentazione Handicap di Bologna. Il film-documentario, con la regia di Adriano Silanus e il coordinamento scientifico di Priscilla Berardi, ha portato per la prima volta sul grande schermo le tematiche della vita sessuale e affettiva delle persone disabili, senza pietismi né retorica, e senza avere paura delle parole e dei pensieri.
La seconda parte, invece, pone al centro dell’attenzione il corpo con disabilità, attraverso il racconto di alcune esperienze laboratoriali condotte all’interno del Progetto Calamaio*.
L’ultima parte della monografia, infine, affronta le differenze di genere, l’importanza dell’educazione sessuale, e i nuovi temi emergenti, come l’assistenza sessuale, attraverso la voce di chi lavora fuori dall’Italia. (Redazione di «HP-Accaparlante»)
*Voluto dal CDH-Accaparlante di Bologna, il Progetto Calamaio partì nel 1986, rivolgendosi a insegnanti, volontari, educatori e alunni dal nido alle scuole secondarie, allo scopo di «suggerire percorsi di integrazione» che consentissero «una comprensione della propria e altrui diversità» e favorissero «un atteggiamento di apertura e disponibilità nei confronti degli altri».
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Valeria Alpi (valeria@accaparlante.it).