«Arrivato a Napoli da Genova in aereo – ci scrive Ernesto Basso, persona in carrozzina che presiede l’associazione Amici dei Disabili di Ventimiglia (Imperia) e che fa parte della Consulta per l’Handicap di Imperia e Provincia – ho logicamente lasciato il mio contrassegno sull’auto, parcheggiata in aeroporto in un posto riservato ai disabili. Volevo visitare il centro storico, ma la mia intenzione è rimasta un sogno, perché tutte le strade d’accesso sono in Zona a Traffico Limitato (ZTL), praticabili quindi unicamente con un’apposita autorizzazione. Dopo avere infatti spiegato la problematica ad almeno trenta persone, tra Comando di Polizia Locale, Uffici Comunali e anche Consulta Handicap Regionale, la soluzione proprio non si è trovata. Dal Comune, poi, mi è stato inviato, tramite smartphone, un allegato da compilare e la richiesta della copia del mio CUDE (Contrassegno Unificato Disabili Europei), ma la mia stampante era a casa e il contrassegno, come detto, nell’auto in aeroporto. Non sarebbe bastato un po’ di buon senso e una semplice telefonata al Comando di Polizia Locale di Ventimiglia, per verificare la mia titolarità del CUDE?».
Significativo è anche il titolo (A Napoli: I turisti disabili “personae non gratae”) della lettera inviata ai vari rappresentanti istituzionali partenopei e al Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, nella quale Basso racconta la vicenda.
Non è la prima volta che il Presidente dell’associazione ligure Amici dei Disabili ci invia segnalazioni – sempre preziose -, di disagi vissuti da persone con disabilità, in diverse zone del nostro Paese, a causa, di volta in volta, di barriere, superficialità, menefreghismo, eccessiva rigidità o semplice mancanza di buon senso. Qualche tempo fa, ad esempio, ci aveva parlato di quanto accaduto all’inizio di maggio a Vasto (Chieti), quando, in occasione di un evento locale, una trovata certamente “geniale” era stata quella di bloccare una rampa per le persone con disabilità, con gli striscioni pubblicitari di una nota marca di birra (come si può vedere nella foto qui a fianco pubblicata).
Nella fattispecie, però, dell’episodio di Napoli, la sua segnalazione ci fornisce l’occasione propizia per parlare di Henable ZTL, un’App (“applicazione”) per smartphone e tablet, che potrebbe contribuire in modo determinante a risolvere il problema delle ZTL, per le persone con disabilità.
Si tratta in sostanza di un sistema ideato da Ferdinando Acerbi, quarantasettenne bresciano, che a causa di un incidente – dopo una vita dedicata allo sport agonistico ad alti livelli -, si è trovato a dover affrontare una serie infinita di barriere, architettoniche e non solo, decidendo quindi di avviare una sua start-up – Henable, appunto -, per creare uno spazio aperto, finalizzato alla condivisione di soluzioni digitali e tecnologie in grado di migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità e siglando, tra l’altro, una partnership con Vodafone Italia, per contribuire alla diffusione di strumenti digitali di inclusione sociale.
Henable ZTL, dunque – lanciata anche grazie al sostegno dell’Azienda Ospedaliera Niguarda di Milano -, è un’App, come dicevamo, che può realmente rivoluzionare e semplificare alle persone con disabilità il modo di entrare nelle Zone a Traffico Limitato di tutta Italia. La compilazione del form di richiesta di accesso, infatti, avviene unicamente all’atto della registrazione, inserendo i propri dati completi di foto, patente e contrassegno personale. In seguito, quindi, per inviare la richiesta d’accesso a una qualsiasi ZTL, sarà sufficiente selezionare regione, città e area, già mappate dall’applicazione, evidenziando data, ora e targa del veicolo.
Nelle prossime settimane, si cercherà di diffondere il più possibile questa opportunità – da Nord a Sud dell’Italia – con una serie di incontri ai quali sta collaborando lo stesso Ernesto Basso.
E per concludere “in bellezza” con un’altra segnalazione di superficialità e menefreghismo – in questo caso a livello di progettazione -, torniamo con il Lettore Alberto Coppini a Casalecchio di Reno, nei pressi di Bologna, dove avevamo già avuto occasione di imbatterci nel restauro di alcuni marciapiedi, condotto in modo del tutto inaccettabile.
Questa volta, sempre nello stesso Comune emiliano, siamo esattamente in Via Coppi che, come spiega Coppini, «ha un lungo tratto a quattro corsie, in prossimità dell’Unipol Arena, un grande palasport utilizzato prevalentemente per importanti concerti che richiamano gente da mezza Italia». Ebbene, la foto qui a fianco pubblicata propone l’attraversamento pedonale di tale arteria dal lato sud, «realizzato non certo secoli fa – sottolinea il nostro Lettore – ma quando erano già in vigore le norme di legge sulle barriere architettoniche». E conclude così: «Considerando che le macchine in una strada a quattro corsie difficilmente rispettano il limite urbano di 50 chilometri all’ora, che in questo tratto non ci sono autovelox fissi e che i vigili urbani si vedono da quelle parti solo in occasione di qualche manifestazione, non resta che fare gli auguri più sinceri a quei malcapitati in carrozzina che si accingessero ad attraversare!».
L’immagine, come sempre in questi casi, merita ben pochi commenti. L’augurio, quindi, è che i vari Amministratori Pubblici chiamati in causa in questa nostra nota, abbiano l’occasione di leggerla e di “farne tesoro”, mentre – fortunatamente – la tecnologia procede per la sua strada e potrà certamente fare anch’essa la propria parte. (Stefano Borgato)