Tra pochi giorni si terrà a Bologna la quarta edizione della Conferenza Nazionale sulle Politiche per la Disabilità, momento dedicato ai diritti (e alle loro violazioni, nonché a proposte per superarle) di migliaia di persone del nostro Paese.
Con l’occasione, desideriamo condividere alcune riflessioni a partire dalle recenti dichiarazioni dell’onorevole Michaela Biancofiore, relative alla presunta violazione dei diritti delle libertà individuali dell’onorevole Silvio Berlusconi, che hanno riportato all’attenzione dei media e del Paese l’esistenza e l’attività della Corte Europea sui Diritti dell’Uomo.
Ricordato e precisato che l’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) non entra e non entrerà mai nei dibattiti che riguardano le forze politiche – se non per gli aspetti relativi al proprio scopo sociale – è altrettanto ovvio che l’Associazione non intende esprimere opinioni relative alle vicende giudiziarie che riguardano i comportamenti di chi è impegnato in politica e nelle Istituzioni. È però evidente che nel momento in cui si invoca il rispetto dei diritti umani, e si prevede il ricorso a uno degli strumenti oggi a disposizione dei cittadini e degli Stati per esercitare concrete azioni di tutela, un’Associazione come la nostra si senta legittimata ad esprimere alcune opinioni.
Due gli elementi che ci hanno colpito.
Uno, in positivo, rappresentato dal fatto che un esponente del Governo [Michaela Biancofiore è sopttosegretario alla Pubblica Amministrazione nel Governo Letta, N.d.R.] abbia ritenuto che un cittadino sia stato leso nei suoi diritti fondamentali e che, per esercitarne la tutela, stia pensando a promuovere un ricorso alla Corte dei Diritti dell’Uomo dell’Unione Europea.
L’altro elemento, in negativo, è la stridente distanza che abbiamo rilevato tra la veemenza con la quale si invoca il ricorso alla Corte per la Difesa dei Diritti del Cittadino, e le enormi difficoltà che le persone con disabilità vivono quotidianamente, senza che queste siano considerate per quello che sono, e cioè, violazioni sistematiche dei diritti umani e delle libertà fondamentali della persona.
Da un lato si assiste a un grande clamore mediatico nel quale vengono profusamente richiamati i princìpi fondamentali della Costituzione, dei Trattati dell’Unione Europea e delle Convenzioni Internazionali. Dall’altro, per gli stessi princìpi e diritti violati, si assiste a una sistematica rimozione dell’attenzione non solo mediatica, ma anche e soprattutto della politica e delle Istituzioni.
Stride insomma che per un cittadino si invochi e si preveda l’intervento della Corte, mentre per centinaia di migliaia di cittadini, indeboliti e resi fragili nella rivendicazione dei loro diritti dalle discriminazioni e dalle assenze di pari opportunità di cui sono vittime, si debba faticare per ottenere l’attenzione delle Istituzioni e dei media.
Cosa ci aspettiamo dagli Uomini e dalle Donne che rappresentano le Istituzioni? Esattamente quello che stiamo vedendo e ascoltando in questi giorni per la difesa di un cittadino nei cui confronti si ritiene siano stati lesi dei diritti.
Consentiteci di non apparire ingenui. Conosciamo perfettamente le ragioni e le circostanze che rendono vicende come queste non solo elementi di fortissima attualità, ma anche di feroce polemica politica. Il punto però è proprio questo: un Paese che, di fronte a una presunta violazione dei diritti, distingue e crea differenze tra un cittadino e l’altro ha un futuro incerto, debole, sbagliato. Futuro inteso e misurato non solo con i parametri dell’economia, ma, prima di tutto, con i parametri dell’uguaglianza, della non discriminazione, delle pari opportunità.
Che differenza c’è tra la violazione del diritto a un processo equo a danno di un cittadino reso famoso dalla sua vita, dalla sua professione o dalle sue vicende giudiziarie, e la violazione del principio di non discriminazione che – spesso silenziosamente – vive quotidianamente una persona con disabilità? Cambia la gravità del diritto violato? Certamente, e forse inevitabilmente, può cambiare l’atteggiamento dei media, ma un conto è lo spazio dedicato da questi ultimi, e altro è l’atteggiamento, il comportamento e le azioni di chi rappresenta le Istituzioni.
Fermo restando che anche rispetto al ruolo dei media l’ANFFAS da tempo si augura che i professionisti dell’informazione mutino il loro atteggiamento verso le persone con disabilità (da troppo tempo circoscritti tra il “falso invalido” di turno e i drammi personali e familiari che a volte sfociano in tragedia), ci si aspetta che chi rappresenta le Istituzioni sia animato e condizionato dai princìpi fondamentali della Costituzione e agisca per il Bene Comune, senza lasciarsi condizionare dalle appartenenze partitiche.
Oggi siamo di fronte all’ennesimo velo che oscura e trasfigura la realtà di un Paese che fatica a ritrovare una corretta, equa e giusta strada per lo sviluppo. In questa difficile ricerca del modo giusto per ridare fiato – non solo economico – all’Italia, l’elemento della fiducia nelle Istituzioni è e rimane un fattore decisivo. Moltiplicatore di energie, creatività e investimento nel momento in cui la fiducia esiste, moltiplicatore di inerzie, timori e corporativismi nel momento in cui la fiducia svanisce.
L’ANFFAS si aspetta quindi che chi rappresenta le Istituzioni, quando si tratta di tutela dei diritti fondamentali, non si dia pace e non si dia limiti, e che si appassioni e si dedichi al proprio compito nel medesimo modo per tutti e per tutte, indipendentemente dalle appartenenze di ciascuno.
In tal senso, augurandoci fortemente che tutto ciò non venga letto e interpretato come provocazione e polemica, invitiamo sinceramente l’onorevole Biancofiore a Bologna, il 12 e 13 luglio. Ne sentirà delle belle, avrà modo di vedere e conoscere direttamente le persone che denunciano le violazioni dei diritti di cui sono vittime, e potrà trarre un incredibile ed eccezionale varietà di spunti per la sua attività istituzionale.