È con particolare piacere che registriamo la felice conclusione di una vicenda che abbiamo seguito per molti mesi e che a un certo punto sembrava davvero destinata a concludersi in tutt’altro modo.
In realtà, proprio ieri avevamo già anticipato la positiva soluzione, sottolineando però il permanere di una logorante incertezza, destinata a togliere serenità a decine di famiglie. Oggi, invece, possiamo finalmente scriverlo a ragion veduta, che quel CEM (Centro Educazione Motoria) di Via Ramazzini a Roma, struttura che da tempo segue la riabilitazione di decine di bambini e ragazzi con gravi disabilità, e che appariva ormai prossima alla chiusura, nonostante le battaglie di civiltà condotte per tanti mesi dal Comitato Genitori Ambulatori CEM, continuerà le proprie attività e – fatto importante – a farsi carico della gestione sarà la Regione Lazio, dopo un accordo sottoscritto con la Croce Rossa Italiana, in base al quale la struttura verrà ceduta in comodato d’uso gratuito per trent’anni all’ASL RM D.
«Il CEM – ha sottolineato in tal senso il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti – è una struttura che ospita delle persone ad alto grado di disabilità e rischiava di essere messo in discussione da tanti cavilli burocratici o dalla dimenticanza che negli anni si era avuta su alcune pratiche. Ora abbiamo risolto, riportando a queste famiglie e a questi pazienti la serenità e la sicurezza che è giusto che abbiano».
Bene, dunque, l’operato dell’Ente Pubblico, ma un’ampia parte di questo risultato – a parere di chi, come noi, ha seguito la situazione sin dagli inizi – si deve certamente al già citato Comitato Genitori Ambulatori CEM, con la presidente Sonia Di Lenarda e il vicepresidente Maurizio Giustili, che da gennaio ad oggi, tra manifestazioni di protesta, visite di rappresentanti istituzionali, promesse varie, incontri “di palazzo” e “docce gelate” alternate a spiragli di soluzioni, hanno dimostrato – perfino “aprendo gli ombrelli” di fronte alla “malapolitica” – di volere scongiurare in ogni modo, come avevano essi stessi dichiarato, «le dimissioni forzate dei nostri figli e l’assurda interruzione delle terapie».
Un bell’esempio di “cittadinanza attiva”, cui ben volentieri abbiamo cercato di dare la maggior visibilità possibile. (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Sonia Di Lenarda, sonia.comitatogenitori@gmail.com.
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