In riferimento a una frase contenuta in un comunicato diffuso nei giorni scorsi dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e da noi ripresa nel testo intitolato Questi sono i veri sprechi sulla disabilità, ove la Federazione, parlando dei ricorsi sui controlli di invalidità, dichiarava che «tale impianto normativo e burocratico è motivo di un ampio contenzioso, con 325.926 cause civili pendenti in materia di invalidità (fonte: Determinazione 91/12 della Corte dei Conti), per un giro d’affari stimato – per legali, periti e patronati – in circa 2 miliardi di euro», una precisazione arriva tramite una nota di Antonino Sorgi, presidente dell’INAS (Istituto Nazionale Assistenza Sociale)-CISL.
«Quanto affermato nel comunicato della FISH – vi si legge – non è esatto, in quanto il ricorso giurisdizionale promosso da istituti come l’INAS-CISL è finalizzato all’azione di tutela e mira soltanto a promuovere i diritti dei cittadini invalidi, che non riescono a vederli riconosciuti in altro modo. Per queste persone, il servizio dell’INAS è totalmente gratuito in ogni fase dell’iter di riconoscimento, salvo un piccolo contributo per le spese di giudizio, modesto rispetto ai costi complessivi del contenzioso. Inoltre, tale quota è destinata esclusivamente agli avvocati che collaborano con noi ed è stata fissata dal Ministero del Lavoro. Di più: già dal 1° gennaio 2009 l’attività legale non rientra tra quelle che concorrono alla distribuzione delle risorse previste per il finanziamento del sistema patronati dalla Legge 152/01 [“Nuova disciplina per gli istituti di patronato e di assistenza sociale”, N.d.R.]».
«È bene infine rammentare – conclude il Presidente di INAS-CISL – che l’attività di contenzioso giudiziario rientra tra le azioni di tutela con poteri di rappresentanza che la legge assegna proprio al patronato e come tale, ove ne ricorrano i presupposti, debba essere obbligatoriamente utilizzata». (S.B.)