LEA, ovvero Livelli “Eventuali” di Assistenza

È questo l’amaro commento di Cittadinanzattiva-Tribunale per i Diritti del Malato, di fronte ai dati prodotti dal Ministero della Salute sulla verifica dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), secondo cui solo otto Regioni su sedici hanno dimostrato di essere in regola su tutti gli adempimenti previsti, per garantire pienamente il diritto alla salute dei cittadini

Infermiere che spinge una barella in un corridoio di ospedale, fotografato di spalleI dati del Rapporto Verifica adempimenti LEA, messo recentemente a punto dalla Direzione Generale della Programmazione Sanitaria del Ministero della Salute, sulla base del lavoro del Comitato Permanente per la verifica dell’erogazione dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), confermano, secondo Cittadinanzattiva-Tribunale per i Diritti del Malato, un dato che anche tale organizzazione denuncia da tempo, ovvero che il nostro Paese appare di fatto diviso in due, nella capacità di garantire pienamente il diritto alla salute dei cittadini, dal momento che solo otto Regioni su sedici, secondo quel documento, hanno dimostrato di essere in regola su tutti gli adempimenti previsti.
«È evidente – commenta con amaro sarcasmo Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i Diritti del malato di Cittadinanzattiva – che ci si trova di fronte a un momento storico dove la parola LEA non sembra più doversi interpretare come “Livelli Essenziali di Assistenza”, ma come “Livelli Eventuali di Assistenza”, a discapito dell’equità del Servizio Sanitario Nazionale».

«Si tratta – prosegue Aceti – di una situazione che dal punto di vista dei cittadini sembra essere persino peggiore nel 2012, come dimostrano i dati in nostro possesso: le difficoltà di accesso, i costi e le differenze regionali sono infatti decisamente aumentati, considerando soprattutto il pesante definanziamento del Fondo Sanitario Nazionale, compensato di fatto da una parte con un aumento del prelievo dalle tasche dei cittadini, dall’altra attraverso una contrazione dell’offerta dei servizi».
In tal senso, il recente Rapporto PiT Salute del Tribunale per i Diritti del Malato, intitolato Meno sanità per tutti, ha proprio come prima voce, tra le segnalazioni dei cittadini, la difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie, seguita dai costi troppo gravosi, soprattutto per i malati cronici.
«Non ci stupisce – dichiara ancora il coordinatore del Tribunale per i Diritti del Malato – che le Regioni che mostrano particolari criticità rispetto alla garanzia dei LEA siano proprio quelle con Piano di Rientro, perché la questione delle risorse economiche, il risanamento dal debito e il pareggio di bilancio sono stati il principale parametro di valutazione, e a nostro parere questa operazione ha rappresentato il limite più grande per la tutela dei diritti dei cittadini. Tra l’altro, in queste stesse Regioni registriamo l’esistenza di un rapporto inversamente proporzionale tra contribuzione dei cittadini e la quantità/qualità dei servizi e chi risulta maggiormente penalizzato sono proprio le persone più fragili: anziani, non autosufficienti, malati cronici, malati terminali».

Ricordando infine il rapporto della Corte dei Conti Coordinamento Finanza Pubblica, relativo al 2012, ove si afferma chiaramente che comincia appunto a «scricchiolare la garanzia di adeguati livelli di assistenza», secondo Aceti «è necessario che siano esercitati poteri sostitutivi del Governo, non più solo nei casi di incapacità di gestione della spesa sanitaria, ma anche nei confronti di quelle Regioni che non sappiano garantire l’effettiva erogazione di tutti i LEA, nonché prevedere una nuova governance del Sistema Sanitario Nazionale, dove ai cittadini, ai pazienti, e alle organizzazioni che li rappresentano sia riconosciuto un ruolo specifico nella valutazione della reale erogazione dei LEA stessi». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: cnamc@cittadinanzattiva.it.

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