Chissà se davvero sta cominciando a cambiare qualcosa. Perché l’attenzione non è soltanto sui truffatori (quando finalmente si smetterà di usare le parole “falsi invalidi” sarà sempre troppo tardi), ma anche su chi permette loro di truffare. Si è cominciato in Sicilia: centonovantasette persone sono state denunciate dalla Guardia di Finanza, settantaquattro delle quali erano medici e dipendenti dell’Azienda Sanitaria Provinciale, che agivano su segnalazione anche di nove politici di primo livello, fra i quali due deputati regionali.
Finora non accadeva: quando si parlava di truffe sulla disabilità, si insisteva solo su coloro che percepivano gli assegni dell’INPS, senza segnalare che perché ciò accadesse dovevano essere coinvolti anche i medici che fornivano loro certificati falsi. Questo al di là del fatto, naturalmente, che i numeri dei cosiddetti “falsi invalidi” sono infinitamente minori di quelli descritti. Su questo, ci siamo più volte soffermati in passato, anche su queste pagine.
Una breve, ma ottima e chiara guida sui numeri la si trova sul portale della FISH, la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap. Ma non è questo il punto che voglio affrontare qui: che i numeri forniti dall’INPS e dalle forze dell’ordine sui truffatori che si fingono ciechi o disabili siano solo “specchietti per allodole”, che sono sempre meno fra l’altro, è ormai chiaro.
È importante che la battaglia per estirpare un fenomeno, seppur limitato, che fa prima di tutto male a coloro che vivono una condizione di disabilità, grave o meno grave, sia condotta sempre più nella direzione di colpire tutte le persone che truffano. E fra queste, anche medici e dipendenti delle ASL. E fa piacere che le associazioni dei medici siano al fianco di coloro che indagano per scoprire truffe e connivenze. Prima questi aspetti non venivano messi in luce. Ora anche i mezzi di informazione cominciano a mostrare che se c’è chi si appropria indebitamente di somme destinate a chi ha condizione di disabilità è perché ci sono altri che lo permettono falsificando documenti e risultati di esami.
Giusto un anno fa, Simone Fanti, sul blog InVisibili di «Corriere della Sera.it», ne parlava in un testo dal titolo eloquente (I falsi invalidi e i medici conniventi), dove si ricordava che «i medici e le commissioni mediche che hanno redatto i certificati falsi ne escono puliti. Né carcere, né allontanamento dalla professione o dai pubblici uffici. L’INPS conferma che “neanche l’1% dei medici coinvolti in queste vicende viene sanzionato dall’Ordine dei Medici”». Ora forse – ma mai essere troppo ottimisti -, questa percentuale salirà. Sperando però che non si leggano relazioni dove, per avvalorare la presenza di un truffatore che si finge cieco, si leggano cose come «giocano a carte», «utilizzano Facebook», «fanno la spesa», «prendono in braccio un bambino», «evitano un passeggino per strada», «usano il Bancomat».
Lamentano le associazioni: mesi di intercettazioni, indagini, pedinamenti per scoprire cose che una persona cieca o ipovedente fa normalmente, senza che ci si debba stupire. Una situazione che era stata anche denunciata dall’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) il cui presidente, Tommaso Daniele, aveva mandato mesi fa una lettera anche alla Guardia di Finanza («Nessuna risposta») e ai Carabinieri («Ricevuto, ma per un caffè»), dove offriva collaborazione ed esprimeva apprezzamento «per il proficuo impegno nell’individuazione dei falsi ciechi», fenomeno che «getta discredito su tutta la categoria dei disabili visivi che si sente negativamente coinvolta nelle campagne scandalistiche» [di ciò si legga anche nel nostro giornale, N.d.R.]. Infatti, l’UICI si è anche costituita parte civile in processi. C’è un però: spesso sono denunciati come «falsi ciechi persone che tali non sono, discreditando l’intera categoria dei disabili visivi che si sente umiliata e offesa». Un problema sotto molti punti di vista. Anche economico. «I comportamenti ritenuti sospetti, sono perfettamente compatibili con la cecità. Il 70% dei ricorsi vengono accolti dalla Magistratura». Non solo. Spesso non si affronta il problema della valutazione, che viene da medici e commissioni: i truffatori sono almeno due.
Come rileva la FISH, da fonti quali la Corte dei Conti, dal 2009 al 2012 sono stati effettuati circa 800.000 controlli nella ricerca di “falsi invalidi”, quindi non solo legati alla cecità: «Nei primi due anni – si legge nel portale della Federazione – la pensione fu revocata nel 10 per cento dei casi, ma siccome l’INPS, dopo i ricorsi, soccombe in giudizio il 60 per cento delle volte, la percentuale scende al 4. Per il numero di controlli, l’INPS è stata costretta a ricorrere a risorse esterne (medici, ma anche legali). Nel 2011 per una cifra intorno ai 25,4 milioni. Con risultati esigui». Questo oltre alle spese interne. Alcune che sembrano banali, ma non lo sono. Per inviare le 800.000 notifiche sono stati usati altrettanti fogli A4: ordinati, una striscia di 232 chilometri o un rettangolo di 50 mila metri quadrati. Sono serviti 800.000 francobolli da 60 centesimi solo per spedire le convocazioni a visita (480.000 euro).
C’è anche un problema di percezione della disabilità, in questo caso visiva, che in un periodo di crisi acuisce le difficoltà a reperire aiuti, invogliare a donazioni, magari anche solo a barrare la casella del 5 per mille. Spiega Rodolfo Masto, presidente dell’UICI di Milano: «Appena escono queste notizie, aumenta la diffidenza, scende l’attenzione, diminuisce anche la tensione dei volontari. Riprendere il rapporto di fiducia diventa difficile».
I primi a essere contro i truffatori, dunque, sono proprio coloro che la disabilità la vivono tutti i giorni. Per questo occorre rigorosi. Verso tutti.