Tra le varie forme sotto le quali può presentarsi la disabilità, quella visiva è spesso vista in una luce che ne deforma la reale essenza. Nell’immaginario collettivo, infatti, “il cieco” è quell’individuo la cui minorazione gli impedisce qualunque autonomia, indipendenza e capacità di poter svolgere spesso anche le più elementari azioni del vivere quotidiano.
Da questa visione ne deriva un’altra del tutto opposta e per questo altrettanto negativa: una volta che ci si rende conto delle reali possibilità di una persona che, a parte l’uso della vista, conserva integre tutte le sue potenzialità e capacità, allora la tendenza generale è quella di farne un “individuo eccezionale”, “un fenomeno”, “un superdotato”.
Per sfatare entrambe le visioni, in un àmbito di vitale importanza per l’individuo, la Sezione Provinciale di Roma dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), in collaborazione con il Policlinico Umberto I di Roma, ha organizzato un ciclo di incontri-seminario, intitolato A tu per tu con il disabile visivo, rivolti al personale sanitario del nosocomio capitolino.
«L’obiettivo che ci siamo posti – spiega Giuliano Frittelli, presidente dell’UICI di Roma – è quello di far conoscere al mondo sanitario la vera realtà delle persone disabili della vista, onde consentire un più “naturale” e proficuo rapporto, al momento di relazionarsi con esse».
Per fare solo un esempio, banale ma emblematico delle questioni in ballo, è esperienza comune tra i non vedenti che si rechino in ospedale, accompagnati da un normodotato, di non essere spesso considerati interlocutori da parte del personale medico e paramedico, che piuttosto si rivolgeranno all’accompagnatore. Comportamenti di questo genere non sono intenzionalmente offensivi, ma scaturiscono semplicemente da imbarazzo e dalla poca dimestichezza con la condizione della persona con disabilità visiva.
Le conversazioni tenute durante gli incontri – a cura di due soci dell’UICI di grande esperienza nel mondo della disabilità visiva, come il professor Luciano Domenicali e il dottor Federico D’Angeli – hanno avuto come argomento, in una prima fase, la realtà degli ipovedenti e gli aspetti normativi connessi alla minorazione visiva e, in una seconda, quella dei non vedenti e gli aspetti più pratici.
L’impressione che è emersa chiaramente è stata quella di uno spiccato interesse da parte dell’uditorio, che ha seguito con attenzione le conversazioni, intervenendo anche con vari quesiti su casi specifici. L’interazione tra i relatori e l’uditorio è stata costante e ha consentito l’illustrazione di questioni che fino a quel momento erano apparse come “tabù”, favorendo numerosi chiarimenti.
Il risultato ottenuto è stato estremamente positivo, riuscendo a diffondere nei presenti un’immagine del disabile visivo molto più aderente alla realtà di quella diffusa dai comuni stereotipi, nell’auspicio che ciò possa – per il futuro – consentire dei rapporti e degli approcci più “naturali” di tale personale con i minorati della vista, e non solo. È innegabile, poi, che di una visione del disabile visivo più aderente alla realtà, non potrà non trarne vantaggio la generalità delle persone minorate della vista, anche in rapporto all’intera società.
Superata dunque questa prima fase sperimentale, anche alla luce dei lusinghieri risultati ottenuti, la Sezione romana dell’UICI auspica di poter estendere il progetto a tutti i nosocomi e a tutte le strutture sanitarie della città, e che l’iniziativa si possa allargare all’intera regione Lazio e – molto più ambiziosamente – all’intero territorio nazionale.
«Il nostro impegno sarà totale” – aggiunge Frittelli – ma per far ciò, avremo bisogno della disponibilità dell’Ente Regione prima e di quella del Ministero della Salute poi, qualora si riuscisse ad estendere il progetto a livello nazionale».
Addetto stampa dell’UICI di Roma (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti).
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: francesco.censon@gmail.com.
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