Mentre in Italia si assiste a un duro contrasto tra l’AIE (Associazioni Italiana Editori) e il Governo sul libro scolastico accessibile, previsto per l’anno scolastico 2014-2015 dal Decreto Ministeriale 209/13 dell’ex ministro Profumo, a Marrakech, in Marocco, la Conferenza Mondiale dell’Organizzazione Internazionale per la Proprietà Intellettuale [WIPO – World Intellectual Property Organization, N.d.R.] ha approvato alla fine di giugno le modalità per favorire la circolazione e la diffusione del libro accessibile.
L’incoraggiante e atteso documento, al quale sono pervenuti tutti gli Stati partecipanti, dopo diversi anni di confronto e di discussione, rappresenta un importante passo verso la diffusione universale della cultura. Si è pertanto in presenza di un Trattato da più parti definito “storico” perché la Conferenza di Marrakech è sostanzialmente approdata a un equilibrio tra diritto alla cultura accessibile e diritto della proprietà intellettuale.
Entrando maggiormente nel dettaglio della questione, va detto che lo storico accordo internazionale fra i 186 Stati Membri dell’assemblea della WIPO, raggiunto dopo quasi sei anni di resistenze, di faticosi negoziati e di continue interruzioni, intende promuovere nel mondo l’accesso ai libri innanzitutto da parte delle persone con disabilità visiva (non vedenti o ipovedenti). Pur sottolineando, per altro, la priorità di queste ultime, l’accordo riconosce il diritto alla fruizione autonoma del libro accessibile anche alle persone con difficoltà fisiche o con altri impedimenti che ostacolano il ricorso al formato cartaceo.
Riprendendo i princìpi dell’uguaglianza e delle pari opportunità, affermati dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, nonché dalla Convenzione di Berna per la Protezione delle Opere Letterarie e Artistiche, la Conferenza di Marrakech ha significativamente esteso l’utilizzo del libro accessibile non solo alla lettura delle opere di narrativa, ma anche ai libri sussidiari per l’istruzione e per l’educazione. Quest’ultima scelta – esplicitata con chiarezza nel prologo – assume ulteriore grande valore, perché dà una risposta all’altra grande opzione del Trattato, sulla necessità di dare un sostanziale contributo allo sviluppo dei Paesi poveri impegnati nella lotta all’analfabetismo.
Detto che fino ad oggi la condivisione di libri accessibili non era stata possibile a causa delle resistenze e delle obiezioni di carattere economico avanzate dai detentori dei diritti d’autore in alcuni Paesi del Terzo Mondo, va anche aggiunto, tuttavia, che gli Stati partecipanti – pur condividendo gli obiettivi e i percorsi – non hanno sottoscritto il documento. Perché quindi il Trattato divenga effettivo, almeno venti Paesi dovranno ratificarlo. In seguito, qualunque altro Stato potrà apporre la propria firma e ratificarlo a propria volta, impegnandosi ad attenersi alle sue disposizioni.
Si è quindi aperta una fase successiva, volta alla traduzione pratica degli accordi, dal momento che agli Stati aderenti viene riconosciuta la potestà di regolamentare le tipologie dei libri accessibili, le modalità di distribuzione e l’individuazione delle organizzazioni e delle istituzioni da impegnare e responsabilizzare. In tal senso potranno essere autorizzate, in ogni Paese, le organizzazioni che possiedono i requisiti dell’utilità sociale, che operano con finalità non lucrativa e che perseguono la specifica finalità di servizio gratuito a persone con le disabilità predefinite.
E ancora, ogni Stato potrà disciplinare le modalità, prevedendo limitazioni e garanzie per la messa a disposizione del libro al pubblico, accorgimenti, però, che non potranno in ogni caso vanificare l’accessibilità e la piena fruibilità. Dal canto loro, gli enti e le organizzazioni autorizzate dovranno assicurare il rispetto degli accordi, per impedire ogni forma di commercializzazione illecita o abusi che possano arrecare danno economico alle aziende editrici.
Va anche ricordato che nell’accordo vengono disciplinate sia le regole interne ai singoli Stati che quelle fra gli Stati stessi. Viene perciò previsto un altro vincolo – forse penalizzante o foriero di contenziosi – che consente alle case editoriali un controllo preventivo, nello Stato beneficiario, sull’esistenza o sulla disponibilità di altri formati del libro accessibile.
Su tutto il processo previsto dal Trattato, infine, vigilerà uno specifico Ufficio Internazionale della WIPO appositamente istituito dalla stessa organizzazione mondiale, con compiti di monitoraggio e di sensibilizzazione.
Se quindi a questo punto il positivo risultato raggiunto con il Trattato di Marrakech necessita di una grande e rinnovata campagna di sensibilizzazione verso gli Stati, per la sottoscrizione e la ratifica di esso, esso avrà anche bisogno, nell’immediato futuro, di un’altra convincente mobilitazione culturale, per informare e promuovere la cultura dell’accessibilità verso le case editrici e i costruttori di software e supporti informatici. Ma, soprattutto, spetterà alle associazioni intraprendere un confronto e avanzare proposte, per disciplinare coerentemente le modalità organizzative, consentendo un tempestivo accesso alla cultura.
A tal fine servirà una grande capacità di promozione di reti organizzative sostenute dalle associazioni delle persone con difficoltà di lettura, ma anche una vasta rete che coinvolga le organizzazioni non governative, da impegnare nella promozione dei Paesi in fase di sviluppo.
E del resto sono quanto mai chiare le difficoltà e le resistenze che si frapporranno lungo il cammino, per la realizzazione degli obiettivi del Trattato. Ne è testimonianza proprio l’Italia che, pur avendo fin dal 2004 una specifica disposizione, stenta a rendere pienamente esigibile il diritto all’accesso. L’esperienza italiana, da questo punto di vista, deve rappresentare un monito perché non venga abbassata la mobilitazione e l’esercizio dello spirito di rete, forti della convinzione di operare nell’interesse di tutti.