Mira alla luna, male che vada avrai camminato tra le stelle

Intervista a Tony Norberto Meli di Marta Pellizzi*
Sono parole di Tony Norberto Meli, giovane che nonostante una lesione uditiva sin dalla nascita, balla sulle note vibranti del suo idolo Michael Jackson e che qui ci racconta in particolare le difficoltà, gli ostacoli, i sacrifici, ma anche le grandi soddisfazioni della sua vita universitaria, che lo ha già portato a conseguire una laurea in Economia, in attesa, ora, di conseguirne una seconda
Tony Norberto Meli
Tony Norberto Meli balla sulle note del suo idolo Michael Jackson

Col cappello piegato in avanti, a coprire gli occhi. Con lo sguardo basso, si concentra per affrontare uno dei tanti balli sulle note di Michael Jackson. Si chiama Tony Norberto Meli, il catanese che nonostante una lesione uditiva sin dalla nascita, balla sulle note vibranti del suo idolo.
Questa è davvero un’arte e un talento speciale, che richiede concentrazione, attenzione e molta sensibilità. Poter muovere il proprio corpo attraverso le onde sonore che stravolgono i nostri sensi è certamente straordinario, ma proviamo a tapparci le orecchie per un po’ e ascoltiamo le vibrazioni che l’ambiente ci offre. Proviamo a mettere della musica e proviamo a ballare sullo splendido rumore che arriva alla nostra anima. Se ci riusciamo, vuol dire che siamo estremamente sensibili. Però questo è affare riservato a pochi, come accade a Tony, muoversi cioè con diligente esperienza e con la voglia di mostrare cosa si può fare, semplicemente essendo se stessi.
Tony è un ballerino e uno studente eccellente. Eccellente perché dopo la prima laurea in Economia e Amministrazione delle Imprese all’Università di Catania, ne sta ottenendo una seconda. Sicuramente questo giovane è la prova vivente di come gli ostacoli siano solo “birilli da far cadere”. I sensi si affinano, se mancano si compensano: basta solo volerlo.

Qual è il tuo talento?
«Ballare Michael Jackson e riuscirci bene per dimostrare agli altri la mia abilità!».

Come pensi che la vita di una persona con disabilità possa essere influenzata dallo studio?
«Lo studio arricchisce la vita di una persona disabile, è come mirare alla luna, male che vada avrai sempre camminato tra le stelle. Si tratta di un’esperienza che permette alla persona con disabilità di integrarsi socialmente e vivere un bellissimo percorso con i colleghi, facendo nuove conoscenze, che magari ti catapultano nel mondo del lavoro, oltre a soddisfare la tua voglia di sapere e a farti sentire bene con te stesso.
Insomma, per un disabile ci saranno sempre difficoltà durante il suo cammino universitario, ma quelle difficoltà lo arricchiranno anche parecchio e ogni obiettivo raggiunto avrà un sapore doppio, un’emozione doppia! Assolutamente da vivere e ne vale la pena! La vita universitaria va vissuta, esami andati bene o male, sono sempre qualcosa di positivo. Sacrifici, certo, ce ne sono, ma sono proprio i sacrifici a portare a una vita migliore!».

Per te è stato rilevante il fatto di aver potuto proseguire gli studi?
«Sì, molto rilevante. Quando ci si pone un obiettivo, bisogna intraprendere una “strada senza ritorno”, è una sfida per dimostrare come un disabile abbia una speciale e diversa abilità che lo catapulta in un mondo migliore, per essere un valido esempio di forza di volontà per tutti».

Ti stai laureando per la seconda volta: come si evolverà la tua vita dopo la seconda laurea?
«Non credo di fermarmi alla seconda laurea, ma mi pongo sempre nuovi obiettivi nella vita.»

Ma quali sono le principali difficoltà che hai riscontrato nel tuo percorso di studente?
«Ad essere sincero moltissime. All’inizio ero molto disorientato, ho cambiato due volte corso di laurea, finché ho trovato la strada giusta. Gli sbagli e le esperienze, infatti, ti arricchiscono anche nelle scelte. All’inizio non avevo un tutor o colleghi che mi aiutavano e poi col tempo inizi ad acquisire autostima e molta sicurezza. Prima non avevo servizi, non riuscivo a seguire le lezioni ed è dopo molto tempo che mi è stata assegnata una tutor».

Hai mai avuto difficoltà con i docenti o i tuoi compagni di corso?
«Sì, ma è una fase di transizione molto dura. All’inizio non conosci l’ambiente e come disabile sei molto penalizzato, ti senti solo. Poi metabolizzi e incomincia a piacerti tutto, vivi una fantastica vita universitaria e ti senti felice perché i professori ti coinvolgono in progetti di studio importanti: lavoro di gruppo con i colleghi, gite organizzate presso le aziende (ho studiato Economia), si diventa amici, si esce, si fanno scambi culturali con studenti stranieri, si va a ballare insieme, si fanno viaggi, si condividono i traguardi. Insomma, ne vale la pena!».

La presente intervista è già apparsa nel blog creato da Marta PellizziTrue Realities – Vere Realtà (di talento)”, con il titolo “Ascoltare con gli altri sensi è affare per pochi – Intervista a Tony, ballerino sordo ed eccellente studente” e viene qui ripreso – con alcuni riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.

Share the Post: