Dopo le dure prese di posizione delle scorse settimane, da parte del CAT (Comitato Associazioni Tutela) delle Marche e dei promotori della Campagna Trasparenza e diritti (cui aderiscono oltre settanta associazioni ed Enti Locali della Regione), seguite a ruota da quelle della FISH Nazionale (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e di altre grande Associazioni, pure aderenti a quest’ultima, come l’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), anche la Consulta Regionale per la Disabilità della Regione Marche si è pronunciata con nettezza contro quella contestata Delibera della Giunta Regionale (n. 1011/13), che ha definito lo standard di personale nei servizi per la salute mentale, anziani non autosufficienti, persone con demenza e disabili, in modo da più parti ritenuto come un chiaro segno di voler tornare «alla logica degli Istituti, che si riteneva conclusa da anni».
In una lettera inviata infatti a tutti principali rappresentanti istituzionali della Regione, Roberto Zazzetti, presidente della Consulta – che fa riferimento anche alla Delibera n. 1195/13, norma applicativa di quella precedentemente citata – dichiara di «voler esprimere la più ferma contrarietà nei riguardi dei contenuti delle Delibere in oggetto», chiedendone in particolare la modifica nelle seguenti parti: «Abrogazione della capacità recettiva delle strutture in 20 posti – Abrogazione della previsione di accorpamento fino a 60 posti con moduli anche differenziati per aree (anziani, salute mentale) – Definizione di standard di personale compatibili con un’assistenza sulle 24 ore per tutte le strutture residenziali con capacità recettiva inferiore a 20 posti – Revisione delle indicazioni riguardanti i Centri Socio Educativi Riabilitativi (CSER), con la previsione di una doppia struttura (aggiunta a quelli della Legge Regionale 20/00), oltreché un approfondimento e una riflessione in merito agli obiettivi, alle figure professionali e alla ripartizione dei costi tra sanità e sociale – Che per gli utenti in situazione di disabilità grave, la quota a carico della sanità, come specificano i LEA [Livelli Essenziali di Assistenza, N.d.R.] sia del 70% (la delibera 1195/13, infatti, non sembra applicare, in attesa dell’atto di fabbisogno, tale indicazioni per tutti i CSER e per le COSER (Comunità Socio Educativo Riabilitative Residenziali) che ospitano disabili gravi».
«Riteniamo per altro – annota quindi il Presidente della Consulta – che i contenuti della Delibera 1011/13 siano in stridente contrasto con la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dal nostro Paese con la Legge 18/09. Vogliamo, in proposito, ricordarne l’articolo 19 (Vita indipendente ed inclusione nella comunità), nel quale si specifica che le persone con disabilità «abbiano la possibilità di scegliere, su base di uguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere e non siano obbligate a vivere in una particolare sistemazione; abbiano accesso ad una serie di servizi a domicilio o residenziali e ad altri servizi sociali di sostegno, compresa l’assistenza personale necessaria per consentire loro di vivere nella società e di inserirvisi e impedire che siano isolate o vittime di segregazione; servizi e le strutture sociali destinate a tutta la popolazione siano messe a disposizione, su base di uguaglianza con gli altri, delle persone con disabilità e siano adatte ai loro bisogni».
«La Consulta – conclude Zazzetti, che è anche referente per le Marche della FISH – si associa pertanto alla richiesta di modifica delle Delibere citate e si impegnerà in tal senso con ogni iniziativa necessaria al raggiungimento di tale obiettivo».
L’attesa è ora per martedì 3 settembre, giorno in cui la Regione ha convocato per un incontro sulla questione i vari Comuni, le Associazioni e gli Enti gestori del servizi. (S.B.)
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