Giunto a Cortona (Arezzo), in occasione del Mix Festival 2013 – appuntamento creato nel 2012, per promuovere il mix delle arti, la loro ricchezza e varietà e la capacità di inventare suggestioni sempre nuove – il giornalista Gianluca Nicoletti vi ha presentato il suo libro Una notte ho sognato che parlavi. Così ho imparato a fare il padre di mio figlio autistico (Mondadori, 2013) [se ne legga già anche nel nostro giornale, N.d.R.], racconto di vita della sua esperienza di padre di un figlio autistico.
Cosa colpisce di Nicoletti? Lo hanno già evidenziato in tanti: una spontaneità e un realismo dolce e crudo fino all’inverosimile. Tanta poesia e nessuna poesia nella sua storia. Perché decidersi a raccontare una parte di sé e della propria realtà familiare così intima e personale? «E perché no?», è stata la risposta immediata, come un boato, dell’Autore, «si raccontano non le favole, ma ciò che è vita e questa è la mia vita». E da qui un susseguirsi di momenti intimi e forti, durante la presentazione del libro: «Sono una persona – ha detto ancora Nicoletti – che dalla vita non si è fatto mancare niente in fatto di esperienze e senza troppe inibizioni: vi assicuro che niente è più forte e stimolante del contatto con mio figlio, quando mi mette le mani sulla testa perché ho mal di testa o mi abbraccia».
Un padre che fa il padre, e in che modo (ci sono tanti modi per farlo)! Non per pietismo, vittimismo, moralismo: «La libertà sento di averla tutta, perché sono una persona libera che vive quello che ha scelto. L’autonomia è andata a farsi fottere, la mia serenità e felicità dipendono da quella di mio figlio». Parole “eroicamente normali”, per una persona che ammette di non avere mai avuto forti istinti di paternità e che ha dei figli per desiderio di sua moglie.
E poi da tutta questa esperienza nascono le conseguenze di vita, che vengono fuori quando si riesce a non arrendersi alla crudezza del problema: dall’amore per il figlio si passa a considerare con attenzione la situazione di tutte le famiglie e i genitori che vivono esperienze analoghe e se ne trae forza per trovare soluzioni comuni, dopo avere capito che troppo spesso la società non è in grado di fornirle, per mancanza di sensibilità e di professionalità.
Adesso, infatti, Nicoletti – partendo dalla sua esperienza – sta attrezzando a Roma un ambiente opportunamente predisposto per famiglie con ragazzi autistici, uno spazio verde e uno di incontro, dove persone idonee sappiano dare risposte vere a problemi, una via di mezzo tra sogno e realtà, alimentata dalla spinta forte, che tutti i genitori di figli con disabilità sentono, del “dopo di noi”.
Nicoletti ha scritto il suo libro e sta andando a presentarlo in giro per l’Italia, allo scopo di sensibilizzare alla conoscenza dell’autismo, handicap che appare in crescita esponenziale nel nostro Paese; tenta di spezzare preconcetti – come quello che associa la malattia alla “colpa” -, fa capire i giusti atteggiamenti, opta per la creazione di reti di sostegno, soprattutto in aiuto alle famiglie.
Tutto questo nella sua estrema concretezza e quotidianità di vita e dando per scontata una stanchezza da vivere ogni giorno, perché comunque, «è mio figlio, che dovrei fare?».