«In vista del rinnovo del Contratto di Servizio della RAI – dichiara Pietro Barbieri, portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore -, auspichiamo che venga aperta una consultazione con noi e con la società civile».
«Infatti il Forum – prosegue Barbieri – crede nella centralità del servizio pubblico radiotelevisivo RAI, in quanto garanzia di accesso e diritto costituzionale per tutti i cittadini. In passato siamo stati chiamati più volte a dare il nostro contributo affinché venissero recepite alcune indicazioni per noi fondamentali in merito al rispetto dell’autonomia, del pluralismo e della partecipazione dei cittadini e delle organizzazioni sociali, tali da ispirare sia il Contratto di Servizio, sia gli orientamenti editoriali del servizio pubblico radiotelevisivo. Oggi, invece, ci troviamo a non essere nemmeno presi in considerazione nelle consultazioni in vista della definitiva approvazione del documento. E per quanto vogliamo superare l’idea di una televisione pubblica in mano ai partiti, non possiamo accettare un servizio che diventi esclusivamente “risanamento del bilancio”, dal momento che il nostro Paese merita di essere raccontato con più qualità nelle sue varie articolazioni. In tal senso, il Contratto di Servizio ha una funzione essenziale e per questo è necessario il confronto con le Associazioni».
«Riteniamo – aggiunge ancora il Portavoce del Forum – che la comunicazione sociale possa dare un contributo positivo nel rafforzare il legame tra cittadini e RAI, in quanto portatrice di pluralismo tematico, informazione critica e veritiera di valori sociali, quali la solidarietà, la legalità, la dignità umana, il multiculturalismo, la cooperazione internazionale, i diritti, l’ambiente, l’economia e lo sport sociale».
«Come Forum del Terzo Settore – conclude quindi Barbieri – chiediamo che siano garantiti canali stabili di confronto tra la RAI e le Associazioni, che siano rispettati i meccanismi che regolano l’accesso, che venga rafforzato il ruolo del Segretariato Sociale, che siano assicurati spazi autonomi di palinsesto e una programmazione più attenta alla realtà del Paese, capace di interpretare l’azione di coesione e inclusività che i cittadini attivi e partecipi garantiscono quotidianamente, evitando così spiacevoli episodi e lunghe polemiche come quelle scaturite dal caso di The Mission». Ove ci si riferisce, segnatamente, al reality show nel quale un gruppo di “vip” (Emanuele Filiberto, Al Bano, Michele Cucuzza, Barbara De Rossi), capitanato da Paola Barale, dovrebbero essere mandati in alcuni campi profughi africani, per raccontare le storie di chi ci vive. Un programma che ha suscitato grandi polemiche, oltre a una petizione avviata per bloccarlo, e del quale restano ancora incerte le sorti. (S.B.)
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