È uno sport dove possono cimentarsi insieme disabili, donne e giocatori di basket. Parliamo del baskin, disciplina molto simile al basket, ma dove tutti possono partecipare: dal disabile in sedia a rotelle, al campione. Si svolge sullo stesso campo del basket, con i soliti canestri regolamentari, ai quali però sono aggiunti dei doppi cesti laterali: è questa la particolarità più importante. I doppi canestri laterali sono uno a circa un metro da terra e l’altro intorno ai due metri, per permettere ai disabili più gravi di poter fare canestro.
Questo sport è pensato per includere tutti e dare a tutti la possibilità, in base ai propri limiti fisici, di poter incidere sul risultato finale. Nei giorni scorsi, è stata organizzata ad Avola, Noto e Rosolini, in Sicilia (provincia di Siracusa), una rassegna nazionale di baskin, dove si sono affrontante diverse squadre, sia sotto i quindici anni sia over.
Nato dodici anni fa a Cremona, questo sport ha visto tra i propri fondatori Antonio Bodini, che nella manifestazione siciliana ha dato il proprio contributo arbitrando. Lo spirito del baskin è riassunto nell’ultima partita di tale torneo, tra l’UISP Noto e la Corona Cremona, un incontro al cardiopalma, dove gli atleti si sono affrontati all’ultimo respiro, punto a punto.
Grande trascinatore, per la squadra di casa, è stato Benito, il numero ventuno, che ha realizzato più di trenta punti. Benito è una persona con disabilità sia motoria che intellettiva, ma con una grande capacità realizzativa. I compagni di squadra conquistavano il pallone e andavano a portargli la palla sulle aree laterali del campo. Lui, con il suo passo lento, si disponeva sulla riga e tirava dal basso verso l’alto, facendo, in sostanza, sempre canestro. Una vera “macchina da guerra”, che ha permesso alla squadra di casa di rimanere appiccicati punto a punto ai forti avversari.
Nei minuti finali, poi, Benito è dovuto uscire, per fare posto alla compagna di squadra che non aveva giocato, Annarita Fichera in sedia a rotelle, che nella partita precedente aveva tirato molto, senza però realizzare alcun canestro. Per lo sconforto dei tifosi locali, dunque, la “macchina da canestro” lasciava il posto alla “novellina”. E invece Annarita ha realizzato due tiri consecutivi, regalando alla squadra di casa la vittoria. Sono quindi state le persone con più gravi disabilità a diventare diventati gli artefici della vincita contro una squadra che aveva nei giocatori professionisti un grosso punto di forza.
E non a caso nel baskin ogni ruolo diventa importante, anzi proprio i giocatori disabili possono diventare gli artefici per la vittoria. «Sono tante le regole di questo sport – spiega Giuseppe Battaglie, presidente del Comitato Territoriale UISP Noto [l’UISP è l’Unione Italiana Sport per Tutti, N.d.R.] – che possono mettere ogni giocatore disabile, uomo, donna, in condizione di incidere nella partita».
Forse, dunque, non tutti potranno diventare campioni di basket, ma ognuno potrà esserlo di baskin. E la diversità diventa realmente una ricchezza!
Articolo già apparso in «Golem – Dalla notizia all’informazione», con il titolo “Baskin: lo sport senza confini”, e qui ripreso – con lievi riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.
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