Ho letto con interesse, come sempre, l’articolo dell’amico Giorgio Genta, pubblicato il 18 settembre da «Superando.it» [“Chi rappresenta le famiglie con disabilità?”, N.d.R.], una riflessione che tuttavia, stavolta, mi è sembrata troppo dettata da sfiducia. Genta, infatti, ritiene che malgrado le bellissime leggi italiane, non ci sia una reale tutela dei diritti delle persone con disabilità e che tutte le leggi o quasi, a partire dalla Legge Quadro 104/92, sino ad arrivare alla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dalla Legge 18/09, rimangano inapplicate.
In proposito mi permetto di osservare che grazie a queste leggi moltissime persone con disabilità hanno ottenuto il riconoscimento di diritti che non sono rimasti solo sulla carta, ma hanno avuto una spontanea attuazione da parte delle Autorità Amministrative che dovevano applicarle.
Certo, è vero che ci sono stati numerosi casi di mancato rispetto di tali norme, con conseguente violazione dei diritti in esse riconosciuti, ma quanti si sono rivolti alla Magistratura per le violazioni denunciate si sono visti fare giustizia, ottenendo Sentenze che hanno ripristinato i loro diritti violati. Anzi, in molte Sentenze è stato riconosciuto il rimborso delle spese sostenute per la causa e il risarcimento dei danni subiti e addirittura un crescente numero di persone ha ottenuto pure il risarcimento dei danni non patrimoniali, per il ritardo delle Amministrazioni nel prestare i servizi dovuti.
Anche qui è vero che non tutti hanno i soldi per anticipare le spese di causa, ma sempre più frequenti sono i casi in cui gli interessati si rivolgono ai patronati, ad associazioni di tutela dei diritti o a organizzazioni che hanno approntato servizi di consulenza e assistenza legale, come ad esempio la LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità), componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).
Se poi l’amico Genta intende riferirsi ai casi di non attuazione spontanea dei diritti, è vero che essi sono molti. Però le leggi i diritti li riconoscono ed è la società che dev’essere politicamente formata per farli applicare spontaneamente. Tanto maggiore è il grado di civiltà giuridica di una società e tanto minore sarà il ricorso alla Magistratura per ottenere un’attuazione coatta dei diritti stessi, tramite una Sentenza. Se in un Paese ci sono tanti reati e violazioni di diritti, non può dirsi infatti che manchi la tutela giuridica, bensì che manchi una maturità politica e una civiltà giuridica diffusa e consolidata.
Di questi tempi accade sempre più spesso che le Amministrazioni inadempienti, per giustificarsi, si trincerino dietro i tagli alla spesa pubblica. Questo è un fatto oggettivo, ma non le giustifica politicamente, poiché, se fossero veramente consapevoli dei diritti delle fasce deboli di persone, dovrebbero trovare il modo di dar loro la precedenza nella soddisfazione dei bisogni.
Il movimento per l’inclusione sociale delle persone con disabilità si è dato da fare per ottenere il riconoscimento legislativo di numerosi diritti e continua a battersi per la loro concreta attuazione. E comunque non possiamo dire che oggi si stia come prima di cinquant’anni fa.
Dobbiamo migliorare l’attuazione dei diritti acquisiti, diffondendone la conoscenza nella società, in modo che essa possa far pressione sugli Amministratori e che questi ultimi si sentano sempre più responsabilizzati ad attuare i servizi loro affidati, come un dovere normale e non come una concessione eccezionale.
In tale direzione, però, so bene che l’amico Genta si è orientato da sempre e che anzi continua a battersi molto più di altri, pur col sorriso sulle labbra e qualche volta – come in questo caso – anche con un po’ di amaro in bocca.