L’autostima e la dignità di Giovanni

di Stefania Stellino*
«Come si sentirà Giovanni - scrive Stefania Stellino, commentando la vicenda di quella scuola in Campania, dove alcune famiglie hanno fatto cambiare istituto ai figli, per la presenza in classe di un bimbo con autismo - la cui unica colpa è quella di essere un bambino con dei comportamenti, un livello di socializzazione e un linguaggio non adeguati alla sua età, ma che comunque è un bambino con dei sentimenti?»

Foto in bianco e nero di profilo di ragazzo davanti a un vetro che riflette la sua immagineComune di Mugnano (Napoli), Scuola Elementare Gennaro Sequino, classe prima elementare, Giovanni, bambino di sei anni, segni particolari: autistico. Nella logica della continuità – dopo avere frequentato già i tre anni di Materna insieme – Giovanni viene inserito nella prima classe del nuovo ciclo scolastico con i suoi ex compagni. Troppo, troppo per quei genitori che avevano già dovuto “sopportare” quella presenza ingombrante nella Materna, presenza che avevano evidentemente tollerato perché lì la didattica è fatta soprattutto di gioco. Ma in prima elementare è tutta un’altra storia. Ed ecco allora la fila davanti all’ufficio del Dirigente Scolastico, per richiedere il cambio di sezione [della vicenda si legga già anche nel nostro sito, N.d.R.].
«La richiesta di trasferimento è dettata – ha spiegato una delle mamme coinvolte nella vicenda – da motivazioni puramente didattiche. Temevamo semplicemente che i nostri bambini potessero rimanere indietro con l’apprendimento dei programmi, dovendo necessariamente adeguarsi ai tempi di un compagno in difficoltà. La questione è delicata». Rimanere indietro con l’apprendimento dei programmi? I programmi della vita, quello di sicuro!
Almeno il dirigente scolastico, Maria Loreta Chieffo, si è rifiutata di cedere alle assurde pretese di quelle famiglie, pur trovandosi costretta alla fine a concedere il nullaosta per il trasferimento in un’altra scuola. Lei si è sdegnata nel dover accogliere quelle lamentele e richieste, soprattutto perché provenienti da famiglie «molto in vista». E infatti il sindaco di Mugnano, Giovanni Porcelli, ha commentato: «Un fatto increscioso, da terzo mondo e su cui occorre fare subito chiarezza per conoscere i dettagli della storia. Se tra i coinvolti figureranno persone di mia nomina, non esiterò ad allontanarli. Se sono Consiglieri, dovrebbero rendersi conto della gravità dell’accaduto e  rassegnare le dimissioni».

Un fatto increscioso… Direi meglio un atto di discriminazione gravissimo, anzi di vero razzismo, che dovrebbe finire sul tavolo del ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge, ricordandole che le pari opportunità valgono anche e soprattutto per gli Italiani tra gli Italiani.
Qui si è violata la Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, ratificata dall’Italia con la Legge 176/91 (articolo 19: «…diritto ad essere protetto da ogni forma di maltrattamento…», e il maltrattamento non è solo fisico) e anche la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dall’Italia con la Legge 18/09 (articolo 16: «…diritto a non subire maltrattamenti, recupero fisico cognitivo psicologico in ambiente che promuova salute autostima dignità»).
«Autostima e dignità», si legge nella Convenzione appena citata: come pensate si sentiranno i genitori di Giovanni e come si sentirà Giovanni, la cui unica colpa è quella di essere un bambino con dei comportamenti, con un livello di socializzazione, con un linguaggio non adeguato alla sua età, ma che comunque è un bambino con dei sentimenti?
Perché sì, anche le persone con autismo provano le stesse nostre emozioni, le comunicano in maniera magari più particolare, ma esattamente come tutti i “normotipici”, hanno delle pulsioni, molto più genuine e pure, però. E soprattutto, come ha ribadito recentemente Massimo Molteni, responsabile dell’Unità Operativa di Psicopatologia dello Sviluppo all’IRCCS Medea-La Nostra Famiglia di Bosisio Parini (Lecco), in un’intervista rilasciata il 6 settembre scorso a «D Benessere – la Repubblica», «non è vero che sono indifferenti o pericolosi: faticano molto a gestire “fluidamente” quel complesso mondo di emozioni, simboli, cognizioni e percezioni che caratterizza attimo dopo attimo il nostro esistere».

Evidentemente gli sforzi fatti dalle Associazioni di settore e dai gruppi su Facebook per sensibilizzare e far conoscere il “pianeta degli autismi” sono ancora insufficienti, e quindi estrema è la necessità che anche il Ministero della Salute, l’Istituto Superiore di Sanità e il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca prevedano «l’organizzazione di eventi mirati all’informazione, alla sensibilizzazione della popolazione generale, alla promozione del rispetto della dignità e della piena inclusione delle persone con disturbi pervasivi dello sviluppo», per usare cioè le parole con cui si chiude il documento Linee di Indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nei Disturbi pervasivi dello sviluppo, con particolare riferimento ai disturbi dello spettro autistico, approvato dalla Conferenza Unificata Stato, Regioni ed Enti Locali il 22 novembre 2012.

Nota finale: come mamma di due bambini con autismo mi sento parte lesa, ma dare libero sfogo alla rabbia sarebbe stato troppo facile; preferisco pensare che fortunatamente al mondo esistano persone che credono che incontrare sulla loro strada un individuo con disabilità cognitiva sia una risorsa e non un ostacolo alla “programmazione didattica”.

Presidente dell’ANGSA Lazio (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici).

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