Marche: le parole passano, le Delibere restano

di Fabio Ragaini*
Era stata proprio l’inadeguatezza dei servizi sociosanitari nelle Marche a far nascere, nel giugno del 2012, la Campagna “Trasparenza e diritti”, cui aderiscono oggi oltre settanta Associazioni ed Enti Locali della Regione. Ripercorriamo quindi sinteticamente la storia dei sedici mesi trascorsi da allora, con tante organizzazioni pronte di nuovo a mobilitarsi, dopo avere giudicato come inaccettabili alcune Delibere prodotte nell’estate scorsa dalla Giunta Regionale
Sede di Ancona della Regione Marche
La sede di Ancona della Regione Marche

Ma come si è arrivati, nelle Marche, a una protesta tanto generalizzata, sia a livello locale che nazionale, che ha visto alcuni recenti provvedimenti della Giunta Regionale, essere giudicati da più parti come un chiaro segno di voler tornare «alla logica degli Istituti, che per le persone con disabilità si riteneva conclusa da anni»? E perché tante organizzazioni della Regione si dicono ora pronte a definire un percorso di mobilitazione, nonostante la disponibilità (ma forse non sostanziale) della Regione al confronto?
Ben volentieri, dunque, cediamo la parola, per un riepilogo della situazione, a Fabio Ragaini del Gruppo Solidarietà, presso il quale ha sede la Segreteria della Campagna regionale
Trasparenza e diritti, presentata ufficialmente nel giugno del 2012, alla quale aderiscono oltre settanta Associazioni ed Enti Locali delle Marche.

Nel giugno del 2012, a seguito di un appello promosso da quarantaquattro organizzazioni marchigiane (utenti, volontari, cooperative), nel quale si chiedeva alla Regione di intervenire nella regolamentazione dei servizi sociosanitari e nell’applicazione dei Livelli Essenziali di Assistenza Sociosanitaria, è nata la Campagna Trasparenza e diritti. Ad oggi sono circa settanta le organizzazioni aderenti, compresi importanti Enti Locali, tra i quali la Provincia di Fermo e i Comuni di Senigallia (Ancona), Macerata, Ascoli Piceno e Jesi (Ancona).
Di fatto, però, un vero confronto regionale non si è mai attivato, la Regione non ha mai formalmente risposto alle richieste della Campagna, si sono avuti alcuni incontri interlocutori, fino a che, all’inizio di luglio di quest’anno, la Regione stessa ha prodotto un atto (Delibera 1011/13), nel quale definiva gli standard assistenziali e i criteri tariffari dei servizi diurni e residenziali nelle aree della salute mentale, della non autosufficienza (anziani e demenze) e della disabilità.

A quel punto, la Campagna – che precedentemente aveva esaminato alcune bozze del documento, sulle quali aveva già espresso un parere negativo – è intervenuta duramente sui contenuti di quella Delibera, che si occupava della capacità recettiva delle strutture (minimo venti posti), con l’indicazione di accorpamenti (massimo sessanta) anche con strutture di altre aree, parlando di «più moduli con diversi destinatari».
Quello stesso provvedimento, inoltre, prefigurava l’applicazione del Decreto del Presidente del Consiglio (DPCM) del 29 novembre 2001 sui LEA (Livelli Essenziali di Asistenza) – ciò che, come si vedrà oltre, è avvenuto poi con la Delibera 1195/13 -, indicando una ripartizione dei costi tra componente sanitaria e sociale nella quale alcuni servizi sociosanitari venivano derubricati a sociali, con il riconoscimento di una percentuale di quote sanitarie in nessun modo riconducibili alle indicazioni della normativa nazionale sui LEA.

Insieme al CAT (Comitato Associazioni Tutela) delle Marche, la Campagna ha avviato quindi una serie di lanci informativi, tramite i quali denunciare i contenuti della Delibera 1011/13, chiedendone una rapida modifica. E a tali iniziative, è seguita una raffica di durissime prese di posizione da parte di organizzazioni e federazioni nazionali, dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) all’UNASAM (Unione Nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale), dall’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) a ENIL Italia (European Network on Independent Living).
Anche la stampa regionale ha dato ampio spazio alla vicenda e di fronte a tutto ciò la Regione ha cercato con evidente imbarazzo di minimizzare la portata del provvedimento, in particolare nello specifico dell’impostazione modulare.
Successivamente si sono levate le proteste anche di alcuni Comuni marchigiani e di altre Associazioni Regionali (ancora ANFFAS e Forum del Terzo Settore) e qui, se da un lato la Regione ha cercato ancora di rassicurare e minimizzare la portata della Delibera, dall’altro non ha fermato la propria produzione normativa, emanando altresì il 2 agosto la già citata nuova Delibera 1195/13, con la quale dare applicazione alla normativa nazionale sui LEA sociosanitari.
Quasi conseguentemente, il coro regionale delle proteste non si è fermato, anzi, e la Regione ha convocato per il 3 settembre i Comuni, le Associazioni e gli Enti Gestori, «per analizzare, discutere e approfondire» i contenuti della Delibera sul «modello assistenziale».
Anche in tale occasione si è alzato un coro unanime di critiche sia sul metodo che sul merito dei contenuti, ma una volta ancora la Regione ha cercato di rassicurare tutti, garantendo il recupero di un percorso partecipativo.
Alla fine, il 9 settembre è stata emanata l’ulteriore Delibera 1260/13 con la quale sono stati  istituiti dei Tavoli Regionali di Confronto nelle aree della residenzialità extraospedaliera e sociosanitarie, per le aree degli anziani, della salute mentale e della disabilità.

A che punto siamo ora? Ebbene, sia la Campagna Trasparenza e diritti che il CAT delle Marche avevano chiesto l’abrogazione della Delibera sui modelli assistenziali e modifiche a quelle sull’applicazione dei LEA sociosanitari. Su questo, però, non sono state date risposte e sostanzialmente quei provvedimenti sono tuttora in vigore; in più, nella Delibera 1260/11, che ha istituito i Tavoli Regionali di Confronto, si è in pratica confermata la validità del modello assistenziale indicato nella Delibera 1011/13, né alcun cenno è stato fatto alla possibilità di revisionare il provvedimento di applicazione dei LEA.
«Le due Delibere di luglio e agosto – si legge in tal senso in un comunicato prodotto qualche giorno fa da Trasparenza e diritti – mantengono intatta la loro validità e non pare esservi alcuna indicazione circa un ripensamento regionale rispetto ai contenuti delle stesse. A riprova inoltre del fatto che “le parole passano, le Delibere restano”, i contenuti della Delibera 1011/13 vengono ripresi nell’Accordo tra l’ASUR [Azienda Sanitaria Unica Regionale, N.d.R.] e l’RSA [Residenza Sanitaria Assistenziale, N.d.R.] Casa Argento di Fossombrone (Determina n. 720 del 20 settembre 2013), nella quale si fa appunto riferimento ai nuovi standard assistenziali delle RSA».
L’impressione, pertanto, è che sia in atto un tentativo di rassicurazione circa l’applicazione delle norme, al fine di fermare le proteste delle Associazioni e dei Comuni, insieme alla necessità di correggere alcuni degli aspetti più macroscopicamente sbagliati della Delibera di luglio sugli standard. Quella invece di agosto, riguardante l’applicazione dei LEA, è ipotizzabile si voglia congelarla per un po’, intendendo magari applicarla in seguito, in modo “soft”.
E in ogni caso, se è certamente un motivo di soddisfazione la reazione proveniente da così tante parti a quelle Delibere Regionali, non è affatto accettabile alcun congelamento della situazione attuale dei servizi sociosanitari, la cui stessa inadeguatezza ha portato alla nascita della Campagna Trasparenza e diritti, campagna che non solo resta in attesa di risposte e dunque tiene alta l’attenzione, ma che, in mancanza di risposte adeguate, sta definendo proprio in questi giorni un proprio percorso di mobilitazione.

Gruppo Solidarietà.

Oltre ai vari testi elencati qui a fianco, suggeriamo anche – sempre sui contenuti trattati nel presente testo – i vari approfondimenti presenti nel blog della Campagna Trasparenza e diritti e nel sito del Gruppo Solidarietà.

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