Veneto: quel provvedimento discrimina!

Lo dichiara un cittadino con disabilità del Veneto, a proposito di un provvedimento emanato dalla Giunta di quella Regione, ritenuto appunto discriminatorio, in quanto «nega i contributi e gli interventi assistenziali domiciliari alle persone con disabilità che compiono sessantacinque anni, costringendole di fatto a rinunciare alla propria vita indipendente e a ricoverarsi in residenze protette»

Uomo con disabilità davanti a una finestra con grata«La negazione dei servizi socio sanitari, anche sotto forma di contributi economici alle persone con disabilità ultrasessantacinquenni, costituisce a mio avviso un gravissimo atto di discriminazione, nei miei confronti e nei confronti delle persone nelle mie stesse condizioni».
Lo ha scritto Giampaolo Lavezzo, già consigliere nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), denunciando all’UNAR – l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio – i contenuti della recente Deliberazione n. 1338, prodotta il 30 luglio scorso dalla Regione Veneto, avente per oggetto Revisioni delle prestazioni costituenti LEA aggiuntivi regionali (cd. extra-LEA) in ambito socio-sanitario. Istituzione dell’Impegnativa di Cura Domiciliare (DGR 154/CR del 24 dicembre 2012 e DGR 37/CR del 3 maggio 2013).

Si tratta di un provvedimento già da più parti ritenuto come non certo favorevole alle persone con disabilità e alle loro famiglie, per diversi suoi aspetti, ma nella fattispecie Lavezzo centra la propria attenzione sulla citata istituzione delle ICD, le cosiddette “Impegnative di Cure Domiciliari”.
A tal proposito, l’Allegato A della Deliberazione stabilisce (pagina 12), che «l’ICDp, riservata a persone con grave disabilità, provveda gli interventi assistenziali di aiuto personale per tali persone (di cui all’articolo 9 della Legge 104/92), e che siano erogati nell’età compresa tra i 3 e i 64 anni, dal 1 gennaio 2014» e che (pagina 14), «l’ICDf, riservata a persone con disabilità fisica e motoria, provveda i contributi per la vita indipendente a tali persone (di cui alla Legge 162/98), e che siano erogati nell’età compresa tra i 18 e i 64 anni, dal 1 gennaio 2014».
Questi provvedimenti, secondo Lavezzo, «creano una gravissima imposizione da parte della Giunta Regionale Veneta, che costringe di fatto le persone che non hanno mezzi di sussistenza e di assistenza autonomi per vivere nella propria abitazione abituale, a ricoverarsi in residenze protette, con spese a carico della Regione, molto superiori ai contributi negati». In altre parole, «la Regione, negando i contributi e gli interventi assistenziali domiciliari, proprio quando a causa dell’età le persone con disabilità ne hanno più bisogno, costringe i cittadini nelle condizioni del sottoscritto a rinunciare a una vita indipendente per un ricovero dove la qualità della vita lascia molto a desiderare».

Per tutto ciò, quindi, si parla di «azioni discriminatorie, che possono rientrare tra quelle punibili con la Legge 67/06 [“Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni”, N.d.R.]» e viene appunto chiesto da parte di Lavezzo l’intervento dell’UNAR, «affinché quel provvedimento discriminatorio prodotto dalla Giunta Regionale del Veneto venga modificato prima di entrare in vigore». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: giampaololavezzo@fastwebnet.it.

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