Un tentativo di intervista con il Viceministro

di Giorgio Genta
Storia di un tentativo di intervista, da parte delle famiglie con disabilità, a Maria Cecilia Guerra, viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, con alcune domande e una sola, lunga risposta, e l’impressione, come scrive Giorgio Genta, «che siamo ancora assai lontani da quell’azione di pratico supporto all’eterna fatica delle nostre famiglie»
Maria Cecilia Guerra
Il viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Maria Cecilia Guerra

Ma allora, direte voi, mie carissime famiglie con disabilità, l’intervista di cui si parla nel titolo c’è stata o no? Come per tutte le questioni che ci riguardano, la risposta non è facile, né tanto meno univoca. L’intervista c’è stata, nel senso stretto – anzi strettissimo – del termine , ma è stata davvero troppo “stretta”. Eccone la “storia”.

Tramite canali istituzionale e con l’interessamento della redazione di «Superando.it» e della Presidenza FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), ottengo un contatto telefonico con la Segreteria di Maria Cecilia Guerra, viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, spiego le mie intenzioni e OK, mi dicono di inviare le domande all’indirizzo di posta elettronica che gentilmente mi forniscono.
Dopo un certo tempo – perfettamente compatibile con i tempi della politica e un po’ meno con quelli esterni ad essa – ottengo le gentili risposte, anzi la gentile risposta perché il Viceministro, come lei stessa dice, ha scelto di rispondere solo alla prima delle mie domande, quella, a suo dire “più politica”, a causa di pressanti impegni di lavoro e confidando in future occasioni di confronto.

«Ci scuserà l’onorevole Viceministro – avevamo chiesto – se non perdiamo tempo nei tradizionali preamboli. Senza alcun sospetto di cortesia, riteniamo che il tempo che dedichiamo alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi con disabilità sia ugualmente prezioso di quello che lei dedica all’azione di governo e quindi, su un piano di teorica parità d’urgenza, le chiediamo cosa “davvero” il Governo intende fare se non proprio a favore almeno “non contro” le nostre famiglie. La crudezza della domanda è figlia dell’incertezza e dell’inattendibilità delle notizie che riguardano tutti i settori che ci stanno a cuore, in primis la sopravvivenza fisica ed economica delle nostre famiglie».
La risposta di Maria Cecilia Guerra era stata questa: «Vorrei preliminarmente ricordare come, sulla base della ratifica dell’Italia sin dal 2009 Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità [ratifica avvenuta tramite la Legge 18/09, N.d.R.], il Ministero sia stato attivamente impegnato sull’effettiva e concreta realizzazione degli impegni che come Paese abbiamo assunto di fronte alle Nazioni Unite e abbiamo voluto farlo assieme ai destinatari delle misure che la Convenzione indica, ovvero le stesse persone con disabilità. Proprio grazie al lavoro svolto congiuntamente dagli attori istituzionali e dalle Federazioni e Associazioni che siedono nell’Osservatorio Nazionale sulle Condizioni delle Persone con Disabilità, infatti, il Ministero ha trasmesso nel novembre dello scorso anno alle Nazioni Unite il primo rapporto sull’applicazione della Convenzione, evidenziando con onestà le cose che vanno bene e quelle che necessitano di un cambiamento. Non solo: nello spirito di lavorare sulle cose concrete da fare a favore delle persone con disabilità e le loro famiglie, è stato redatto in seno all’Osservatorio il primo Programma d’Azione italiano sulla disabilità, che dovremmo percorrere assieme. Dopo un lungo lavoro preparatorio e la presentazione di questo articolato Programma nel corso della Conferenza Nazionale che abbiamo tenuto a Bologna lo scorso mese di luglio, il Governo ha definitivamente approvato il Piano e a giorni sarà fatto proprio dal Presidente della Repubblica con uno specifico Decreto.
Dirò di più: sappiamo bene di essere vincolati dall’attuale situazione economica e di bilancio che grava su tutti noi, ma all’interno del programma sono state individuate moltissime azioni sui temi importanti (la revisione del sistema di riconoscimento della disabilità, la vita indipendente, il lavoro, per citarne alcuni) che possono essere effettuate a costo zero, grazie all’azione parlamentare di riforma legislativa o di miglior collaborazione fra le diverse Amministrazioni. Ecco perché ci siamo impegnati, come Governo, a monitorare periodicamente lo svilupparsi del Programma e a seguire passo passo l’attuazione delle misure in esso contenute, verificando che i diversi attori collaborino speditamente ed efficacemente alla loro riuscita».

A questo punto ringraziamo, come già fatto direttamente, l’onorevole Viceministro per la lunga risposta, ma ci permettiamo tuttavia di osservare che con lo stesso impiego di tempo avrebbe potuto rispondere – magari solo più sinteticamente – anche alle altre domande, che ritenevamo assai più interessanti per le nostre famiglie, e che per completezza  riportiamo qui di seguito.
«Dall’azione politica alle esperienze personali. Quali sono stati e sono i suoi contatti umani con la disabilità in famiglia e in società?».
«Da questi contatti, quali convinzioni personali ha maturato e come pensa di averle tradotte in azioni politicamente concrete? E con quali risultati?».
«Il mondo delle persone con disabilità (come il resto del mondo, essendovi tra i due termini una assoluta identità. Fonti ufficiali stimano infatti che oggi ogni cittadino italiano possieda la ragionevole aspettativa di trascorrere mediamente sette anni della sua vita in tale situazione) è poliedrico al pari della realtà di cui fa parte: grandi Federazioni di Associazioni e piccoli gruppi di persone e di famiglie. La ricomposizione politica delle istanze rappresentate non è talvolta il facile modo di eluderle?».

A questo punto tragga l’avveduto Lettore le conclusioni che preferisce, ma io continuo a credere che siamo ancora assai lontani da quell’azione di pratico supporto all’eterna fatica delle nostre famiglie, fatica che per esse non è mai “a costo zero”.

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