Gravi cerebrolesioni: l’importanza di un lavoro coordinato

È questo uno dei principali concetti emersi da un convegno tenutosi all’Istituto Montecatone di Imola (Bologna), la nota struttura impegnata sia nel campo delle lesioni spinali che in quello delle gravi cerebrolesioni acquisite. Un appuntamento ottimamente riuscito, che ha potuto contare su ben duecentosettanta partecipanti, tra esponenti istituzionali, medici, operatori sanitari, familiari e rappresentanti di Associazioni del settore
Stanza dell'Istituto Montecatone di Imola (Bologna)
Una stanza di degenza dell’Istituto Montecatone di Imola (Bologna)

Soddisfazione a Imola, per l’esito del convegno denominato Lontano dagli occhi… La riabilitazione nelle gravi cerebrolesioni acquisite, proposto dall’Istituto Montecatone, per presentare in tutte le sue sfaccettature il lavoro dell’Unità Operativa Gravi Cerebrolesioni Acquisite di tale struttura, appuntamento da noi presentato la scorsa settimana.
Sin dagli interventi iniziali di Gianbattista Spagnoli, direttore sanitario dell’Azienda USL di Imola e di Daniele Manca, sindaco della città emiliana, è emerso il forte interesse dei rappresentanti del territorio per la tematica trattata, visto che – dopo la fase di ospedalizzazione – le persone e le famiglie si trovano ad affrontare un reinserimento nella quotidianità che presenta non poche difficoltà.
Gli interventi dei professionisti, poi, basati sui dati dell’attività svolta a Montecatone, ma anche sulla letteratura scientifica internazionale, hanno effettivamente messo in evidenza come i pazienti che riescono a tornare a casa, dopo un ricovero per grave cerebrolesione acquisita, pur presentando situazioni molto gravi, fino allo stato vegetativo, hanno migliori prospettive in termini di aspettativa di vita, di prevenzione delle infezioni e delle lesioni da decubito, oltreché di qualità della vita per sé e per i loro familiari.
Ne deriva dunque l’impegno dei professionisti stessi, non solo a perfezionare la capacità di una diagnosi medica precisa che consenta di personalizzare il percorso ospedaliero del paziente, ma anche a preparare al meglio quest’ultimo e i suoi familiari per il “dopo”, come hanno illustrato gli interventi di medici, fisioterapiste, infermiere, psicologa ed educatrice.

«È stata certamente una grande soddisfazione – commenta Andrea Naldi, medico dirigente dell’Unità di Montecatone – vedere una risposta di partecipazione così massiccia da parte dei colleghi. Abbiamo superato infatti i duecentosettanta partecipanti e questo ci fa ben sperare, perché il convegno ha confermato l’importanza di un lavoro coordinato tra tutti gli attori che si cimentano con un’attività così complessa come la riabilitazione di chi ha subito una grave cerebro lesione».
Dal canto suo, il direttore sanitario di Montecatone, Roberto Pederzini, sottolinea ulteriormente l’importanza del coordinamento degli attori in gioco: «La rete regionale dei servizi dedicati a queste persone, basata su un registro denominato GRACER (Gravi Cerebrolesioni Acquisite) e in anni recenti oggetto di un progetto di collaborazione scientifica anche con altre Regioni, è stata citata come un punto fermo, ma sono emersi anche spunti interessanti per migliorarne l’operatività in modo significativo».
«Per quanto riguarda lo specifico di Montecatone – aggiunge Naldi -, ci siamo presentati con tutte le nostra attività perché i vari attori del territorio abbiano un quadro completo di quello che possiamo offrire. È infatti innegabile che avere un Reparto di Terapia Intensiva all’interno dell’Ospedale, con caratteristiche di riabilitazione che non si trovano in nessuna rianimazione, ci consenta di rispondere tempestivamente ai bisogni riabilitativi fin dai primi giorni post-lesione, cosicché è più breve il tempo medio di degenza, ed è anche possibile preparare la domiciliazione di casi molto gravi».
«Ci interessava però – conclude Naldi – anche presentare i percorsi che stiamo attivando per dare risposte specialistiche nel caso di complicanze come la spasticità, il dolore, le lesioni da decubito o le necessità di interventi chirurgici: percorsi a cui stiamo cercando di dare più organicità, ottimizzando tutte le competenze di cui disponiamo, che non sono ancora perfettamente a punto, ma che ci sembra possano costituire un ulteriore passo in avanti, perché le persone con grave cerebrolesione acquisita escano dalla condizione di invisibilità in cui spesso sono relegate, come abbiamo voluto ricordare con il titolo stesso di questo convegno».

La chiusura della giornata è stata affidata proprio alle persone con una grave cerebrolesione acquisita o più precisamente a chi le rappresenta: gli interventi di una familiare e dei Presidenti di due Associazioni attive in questo campo hanno infatti riportato l’attenzione dei partecipanti dal paziente con grave cerebrolesione alla persona e ai suoi bisogni.
«In Regione Emilia Romagna – afferma Augusto Cavina, direttore generale di Montecatone – siamo migliorati molto nel documentare i dati di attività e con questo convegno ne abbiamo avuto un esempio. Credo che nel prossimo futuro dovremo tutti imparare a fornire indicatori di risultato precisi, anche per dare a chi decide sulla spesa sanitaria informazioni che consentano di non disperdere risorse preziose. Trovare infatti indicatori soddisfacenti, quando si parla di qualità della vita, soprattutto per persone che spesso non recuperano la possibilità di esprimersi in prima persona, non è certo semplice, ma trovo incoraggiante l’impegno di tanti giovani professionisti e il sostegno ricevuto dai pazienti e dai loro familiari». (C.C. e S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Claudia Corsolini (corsolini@montecatone.com).

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