È stato firmato a Vicenza, presso l’Ufficio Scolastico Territoriale, un importante documento in cui i rappresentanti dei Servizi Sanitari e della Scuola hanno definito una serie di concreti impegni per un’efficace integrazione scolastica degli alunni con disturbi dello spettro autistico.
Tecnicamente, va detto, si tratta dell’integrazione di un Protocollo d’Intesa già sottoscritto a suo tempo da tutti i soggetti che hanno competenza in questo campo, vale a dire le quattro ULSS della Provincia berica e le Conferenze dei Sindaci, l’Amministrazione Provinciale, i Centri convenzionati Villa Maria e La Nostra Famiglia, l’Ufficio Scolastico Territoriale, i cinque CTI (Centri Territoriali per l’Integrazione), che rappresentano direttamente le scuole autonome, e la FISM (Federazione Italiana Scuole Materne) per le scuole dell’infanzia paritarie.
«Questa integrazione del Protocollo di Intesa – si legge nelle Finalità – ha l’obiettivo di definire in modo più specifico e dettagliato i compiti delle figure professionali coinvolte, valorizzando ed estendendo le buone pratiche già diffuse nella nostra Provincia, affinché per gli alunni con autismo il progetto abilitativo, nel suo insieme, abbia maggiori probabilità di successo».
La decisione di assumere impegni aggiuntivi per questa specifica disabilità deriva non solo dalla sua evidente gravità, ma anche dal ruolo fondamentale che la scuola è chiamata a svolgere nel quadro di un serio intervento di tipo psico-educativo, da tutti pienamente condiviso.
Nel documento, infatti, Scuola e Servizi assumono formalmente alcuni specifici impegni, chiari e ben definiti: sono azioni che in molte situazioni già sono entrate da tempo nella prassi normale e proprio perché si è visto che effettivamente questo modo di lavorare “funziona”, ci si impegna ora a diffonderlo ovunque, in tutte le scuole della Provincia, statali e paritarie.
Da diversi anni, infatti, le persone che a vario titolo si occupano di autismo nel Vicentino hanno condiviso un percorso comune, grazie all’efficace iniziativa di coordinamento tra servizi sanitari, scuola e associazioni, svolto dal Gruppo Provinciale Autismo, promosso dalla Fondazione Brunello ONLUS.
In sostanza, con il nuovo Protocollo, i Servizi Sanitari si impegnano a designare – per ciascun alunno con autismo – un “referente”, ossia un professionista che assuma il compito di coordinare le varie azioni, in rapporto costante con la famiglia e la scuola, per rendere unitario ed efficace il progetto educativo complessivo. Il Protocollo stesso definisce i compiti di questo referente, in particolare in situazioni a rischio di criticità, come l’inserimento in una nuova scuola.
Dal canto suo, la Scuola si impegna a dare continuità al progetto educativo, assegnando – nei limiti ovviamente delle procedure di legge previste -, personale esperto e preparato. Ben sapendo poi che purtroppo questo non sempre è possibile, il Protocollo prevede anche una serie di interventi correttivi, di supporto e formazione, per evitare che insegnanti senza competenze adeguate siano lasciati soli a gestire queste situazioni.
Particolare importanza riveste in tal senso lo Sportello Provinciale Autismo (SPA), un’iniziativa dell’Ufficio Scolastico e dei CTI, coordinata dalla referente provinciale per l’integrazione, professoressa Claudia Munaro, giunta al suo quinto anno di attività e quindi ormai ben consolidata, la quale prevede che alcuni insegnanti di sostegno o operatori sociosanitari, esperti e formati, si rechino nelle scuole dove i colleghi sono in difficoltà, per fornire un supporto concreto, da insegnante a insegnante, per aiutarli a superare i vari problemi che incontrano.
Sono ben 76 (su un totale di 170 circa) gli alunni con autismo, dei vari ordini di scuola, per i quali è stato attivato questo supporto, seguiti dai 20 operatori dello SPA, con un incremento continuo, anno dopo anno, delle richieste e delle collaborazioni (praticamente raddoppiate nell’ultimo anno) e questa è ovviamente la prima dimostrazione che il servizio sta funzionando e sostenendo davvero le scuole.
Per gli insegnanti di sostegno, infatti, la gestione educativa di un alunno con autismo può essere un’esperienza splendida, con enormi soddisfazioni professionali, quando ci sono le competenze e le conoscenze necessarie, ma può trasformarsi in un vero incubo (e non solo per loro, purtroppo), se si è privi degli elementari ferri del mestiere, tanto più se manca ogni condivisione e la scuola rinchiude in qualche stanzetta l’alunno e l’insegnante.
Brucia molto, nella Provincia di chi scrive, il ricordo del triste episodio di qualche mese fa che ha portato addirittura all’arresto di operatori scolastici colti in flagrante azione di violenza nei confronti dell’alunno con autismo a loro affidato. Possiamo dire che si è trattato di un’eccezione, che in una grande Provincia un caso isolato può scappare, che quella specifica scuola non ha mai chiesto aiuto… In realtà c’è ben poco da consolarci: queste cose non devono poter succedere mai e bisogna quindi creare le condizioni affinché necessariamente le difficoltà emergano e vengano risolte, sempre e ovunque.
Il percorso che ha portato alla firma del Protocollo d’Intesa siglato oggi a Vicenza è iniziato ben prima di questo grave episodio, ma alla base c’era comunque l’esigenza di intervenire proprio sulle criticità di questo tipo: perché, violenze a parte, ogni situazione in cui un insegnante non sa fare il proprio lavoro reca un danno enorme al bambino con autismo, privato di una fondamentale risorsa educativa e sottoposto a stimoli contraddittori, che possono a volte annullare mesi, se non anni, di faticoso recupero. E questo non è mai accettabile.