“Dreamtime”, la danza che unisce e che stupisce

di Claudio Arrigoni*
È in corso a Milano, fino all’11 novembre, la sesta edizione di “Dreamtime”, manifestazione presentata come «Festival Internazionale di danza senza limiti, che fa dell’incontro fra danza e disabilità la sua vocazione». Un evento che «cambia punto di vista sul concetto di diversità, mostrando al pubblico come attraverso l’arte si possa trovare un punto d’incontro tra differenti abilità fisiche, psichiche e sensoriali»

Donna in carrozzina danza insieme a una donna non disabileLa danza è espressione del corpo. È lì che si esalta all’ennesima potenza. E allora, quando il corpo non è perfetto, si può pensare a una danza imperfetta. Poi leggi Roberto Bolle: «…quella che è l’essenza della danza. Un’arte che esprime emozioni, che esalta l’umanità e la sensibilità di chi la pratica e di chi ne gode. Dobbiamo ripensare il nostro modo di guardare le cose, imparare a vedere oltre le barriere, quelli che venivano considerati limiti si dimostrano in realtà risorse preziose, fonte di nuove ispirazioni, di nuove prospettive da cui guardare il mondo e chi ci sta intorno».
Potrebbe bastare. Ma a volte le parole non bastano. Bisogna guardare. Ed emozionarsi. Danza che unisce. E stupisce.

È tornato ad animare Milano Dreamtime, «Festival Internazionale di danza senza limiti, che fa dell’incontro fra danza e disabilità la sua vocazione», e sino all’11 novembre mostrerà come occorra superare ogni tipo di preconcetto, liberare la mente e lasciarsi trascinare. Perché la danza è per tutti.
Ci sono momenti e situazioni in cui l’esaltazione del corpo sembra precluderne il godimento a una parte del mondo. Nel pensiero comune la danza è fra questi. E invece la bellezza che spargono coloro che si sono spinti a costruire Dreamtime è di quelle che riempiono spazi di emozione pura.
Questa è la sesta edizione del Festival, che si presenta sapendo di modificare il modo di vedere, perché anche da un corpo non perfetto si «possa sperimentare l’espressione di sé, la relazione e la comunicazione oltre le barriere fisiche e sociali; Dreamtime cambia punto di vista sul concetto di diversità, mostrando al pubblico come attraverso l’arte si possa trovare un punto d’incontro tra differenti abilità fisiche, psichiche e sensoriali».

Paola Banone, direttrice artistica e cultrice della Danceability*, e i suoi Viaggiatori dell’Anima, Associazione che da anni porta in scena e nelle piazze del mondo – non solo italiane – questo fantastico mix, hanno saputo conquistare spazi. Disabilità fisica, sensoriale, intellettiva e relazionale non fanno differenze in un momento in cui è la danza a unire.
Quelli di Dreamtime sono bei giorni di eventi: dalla mostra fotografica svoltasi presso la Provincia di Milano fino al 4 novembre, intitolata Storie di corpi che danzano, ai laboratori e workshop in corso fino al 9 novembre, presso IoDanzando (Piazza Umanitaria), con la possibilità di provare cosa significhi danzare con un MixAbility Group, formato da persone normodotate e con disabilità, sino alla chiusura del Festival, lunedì 11 novembre, quando il Teatro Pim Off ospiterà quelle che si annunciano come straordinarie Performance live.

*La Danceability è una tecnica che utilizza i princìpi della cosiddetta Contact Improvisation, nata negli Stati Uniti all’inizio degli anni Novanta, grazie all’impulso del danzatore e coreografo americano Alito Alessi, direttore, nel suo Paese, della Joint Forces Dance Company di Eugene (Oregon). Lo scopo è quello di rendere accessibile il linguaggio della danza a tutte le persone; la Danceability, infatti, è praticata da abili e disabili assieme, permettendo a persone con differenti possibilità fisiche di vivere esperienze di reciproca uguaglianza, basandosi sulla fiducia reciproca, la fluidità e l’equilibrio, in un dialogo fisico in cui tutti i sensi sono coinvolti.

Testo già apparso (con il titolo “‘Dreamtime’, quando la danza è senza limiti”) in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it». Viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al contesto, per gentile concessione.

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