Sono ormai sette anni – come abbiamo riferito di volta in volta – che la Fondazione Bambini e Autismo di Pordenone – onorata tra l’altro in questi giorni di una visita da parte della Commissione Igiene e Sanità del Senato – realizza nella propria Officina dell’Arte, centro lavorativo per adulti con autismo, una mostra di mosaici dedicata a un famoso pittore del Novecento. E questa volta, dopo artisti del calibro di Warhol, Modigliani e Botero, “Mosaicamente 7” sarà nel segno di Pablo Picasso, attraverso una ventina di opere tra le più note dell’artista spagnolo nato a Malaga e vissuto per gran parte della sua vita in Francia, diventando un’icona in tutto il mondo.
La mostra verrà inaugurata venerdì 15 novembre a Pordenone (Palazzo Montereale Mantica, Corso Vittorio Emanuele II, ore 18) e resterà aperta fino al 15 dicembre.
«Se le opere di Picasso sono già di per sé straordinarie – rilevano dalla Fondazione Bambini e Autismo – la trasposizione di alcune di queste a mosaico è stata realizzata con vera perizia dalle persone con autismo adulte che frequentano la nostra Officina dell’Arte e il risultato finale è di grande impatto. In particolare, dal punto di vista artistico, in questa nuova mostra vi è la ricerca dei materiali per la composizione delle opere, che spazia assemblando oggetti improbabili per la composizione, i quali trovano invece nei mosaici nuova vita e nuovo utilizzo. Un altro aspetto straordinario è dato dalla coralità della realizzazione dei manufatti che vede insieme utenti, volontari e operatori, tutti diretti da un maestro mosaicista. E questa coralità dà un grande valore alle opere perché mette tutti sullo stesso piano compositivo e spiega perché i mosaici dell’Officina dell’Arte non hanno un autore singolo, ma sono al contrario la rappresentazione plastica di un lavoro collettivo, dove tutti esprimono al meglio i propri talenti. E in ogni caso, il punto di vista delle persone con autismo è evidente nei mosaici, per la cura dei particolari che corrisponde alla loro peculiare visione del mondo, centrata appunto più sul particolare che sul generale. Tale aspetto così preminente costituisce la cifra stilistica di questi mosaici, rendendoli per certi versi unici».
Ma c’è anche un fondamentale aspetto sociale, che emerge da queste mostre, sul quale si soffermano ancora i responsabili della Fondazione: «Sul piano sociale la mostra rappresenta un vero riscatto: la rivincita degli ultimi. Le persone con autismo sono molte in Italia, più di quanto si è sempre pensato. Il loro numero in aumento, anche per una migliore capacità diagnostica dei professionisti rispetto al passato, sta ponendo l’urgenza di affrontare il fenomeno con nuove energie e nuovi strumenti. E tuttavia, nella galassia dell’autismo, che può rappresentarsi in maniera molto diversa nelle varie persone, quello degli adulti è un’emergenza nell’emergenza. Le persone con autismo adulte, infatti, molte della quali non hanno neanche una diagnosi corretta, dopo il percorso scolastico (se lo hanno intrapreso) restano a casa a completo carico della famiglia e perdono quelle acquisizioni apprese in gioventù. Pochissimi, poi, sono i centri specializzati, cosicché le persone con autismo adulte vengono considerate in genere “persone da assistere” alle quali, per la complessità della sindrome, è impossibile “chiedere” qualcosa in termini lavorativi. Iniziative come “Mosaicamente” dimostrano invece che in una situazione lavorativa pensata per le persone con autismo, ma dove possono lavorare anche le persone “neurotipiche”, non solo può avvenire una vera integrazione delle capacità e dei rapporti tra le persone, ma si possono realizzare opere di grande valore, riscattando la dignità di persone a cui la società non ha mai dato troppa attenzione». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: relazioniesterne@bambinieautismo.org.