Nuove strade per la cura del diabete giovanile di tipo 1

Gli importanti elementi acquisiti da uno studio di screening neonatale, condotto presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria Meyer di Firenze, potranno aprire la strade alla progettazione di trial clinici che dovrebbero impedire l’insorgenza di una grave malattia congenita, quale il diabete giovanile di tipo 1
Giancarlo la Marca
Giancarlo la Marca, direttore del Laboratorio Screening Neonatale Allargato dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Meyer di Firenze

Ci sono quattro firme dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Meyer di Firenze nello studio pubblicato qualche giorno fa dall’edizione on-line della rivista internazionale «Nature – Nutrition and Diabetes», che disegna nuove prospettive nella cura del diabete di tipo 1. Sono quelle di Giancarlo La Marca, direttore del Laboratorio Screening Neonatale Allargato, della sua collaboratrice Sabrina Malvagia, di Sonia Toni, direttore del Centro Regionale di Riferimento di Diabetologia Pediatrica e della sua collaboratrice Barbara Piccini.
È stato infatti particolarmente importante, il ruolo degli specialisti del Meyer, grazie anche all’elevata casistica di bambini con questo tipo di diabete, visti in tale struttura, i cui profili sono in un vero Registro di Diabetologia, che ha permesso di incrociare i dati con quelli dello Screening Neonatale Allargato, che solo al Meyer viene realizzato per conto della Regione Toscana.

In sostanza, la ricerca indica la possibilità di individuare nella popolazione i marker (“marcatori”) che potrebbero aprire la strada all’insorgenza del diabete di tipo 1 già in epoca neonatale. Intervenire quindi su questi marcatori precoci potrebbe impedire la reazione autoimmune che poi scatenerà il diabete.
Lo studio, svolto su cinquanta bambini sottoposti a screening neonatale, ha evidenziato un aspetto importantissimo e cioè, come spiega Sonia Toni, che «coloro i quali svilupperanno questo tipo di diabete, rispetto alla popolazione di controllo, hanno valori più bassi delle carnitine, ciò che impedisce la distruzione dei linfociti T autoreattivi a livello del timo. La permanenza di questi linfociti T nel tempo innesca poi la reazione autoimmune che andrà a distruggere le beta-cellule del pancreas. È chiaro dunque come questo studio apra la strade alla progettazione di trial clinici che, mediante la supplementazione della sostanza carente, dovrebbe appunto impedire l’insorgenza del diabete di tipo 1».
«Nel nostro lavoro – aggiunge Giancarlo la Marca  – abbiamo studiato una cinquantina di bambini che sono diventati diabetici di tipo 1 nei primi loro sei anni di vita. Proprio grazie allo screening neonatale che la Regione Toscana, mediante il Meyer, garantisce a tutti i bambini toscani e umbri, è stato possibile avere un loro profilo metabolico che, comparato con il gruppo di controllo (duecento neonati), ha evidenziato alcuni elementi fondamentali. In particolare, la diversità di profilo si è configurata principalmente a carico della carnitina libera e di alcuni suoi esteri ed è presente, seppure solo come trend negativo, anche per gli aminoacidi. Questo significa che oggi potremmo pensare di avere a disposizione un’informazione estremamente precoce su chi svilupperà il diabete di tipo 1».
A questo punto, un trial clinico già in cantiere, per poter predire alla nascita chi svilupperà la patologia, aprirà la strada a una possibile prevenzione primaria del diabete di tipo 1. (R.R.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Roberta Rezoalli (r.rezoalli@gmail.com).

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