Merita certamente qualche altra riflessione l’antipatico tema di coloro che vivono “sulle persone con disabilità”, anziché “per le persone con disabilità”, già sfiorato in un mio precedente articolo [“Credi a chi vive ‘con’ la disabilità”, N.d.R.].
Tra conferenze nazionali per le inesistenti politiche per la disabilità; creazione di disability manager con ricche prebende remunerative e compiti di coordinamento vagamente filosofici; piani pluriennali emessi come fossero Buoni del Tesoro, ma in realtà “Buoni a Nulla”; professionisti di varie discipline medico-giuridico-umanistico-comunicative che pontificano a spese dei contribuenti in fatui convegni puntualmente ripresi dalla televisione – per carità, riprendete solo l’oratore di turno e non la platea o al massimo le prime due file di otto poltroncine, altrimenti si vede che la sala è praticamente deserta e il rapporto tra relatori e pubblico di 2 a 1 -; intere pagine di quotidiani acquistate da cosiddette cooperative sociali per pubblicizzare fantomatiche attività assistenzial-riabilitative, con immancabile simposio auto laudativo, presieduto dall’Assessore Regionale o dal Viceministro competente… Ecco, tutte queste per così dire brave persone e le loro conventicole costano dannatamente e non aiutano per nulla le vere necessità di chi con la disabilità vive.
Molto semplicemente chi vive con disabilità ha bisogno innanzitutto di non essere infastidito, vessato o tormentato e quindi necessita di adeguati servizi, così come ne necessitano tutti i cittadini.
Se poi i servizi mancano, sono carenti, sono inaffidabili, allora può andar bene anche un congruo indennizzo, che serva alla persona con disabilità e/o alla sua famiglia a rimediare a tanto sfacelo.
In altre parole, “Stato leggero, indennità pesante”, con buona pace dei liberisti, della finanza creativa, della Banca Mondiale, della Banca Centrale Europea e persino del Presidente dell’INPS!