Come abbiamo puntualmente riferito in questi ultimi anni nel nostro giornale, sono state esattamente due le petizioni popolari nazionali – cui in tanti hanno già aderito – lanciate a partire dall’autunno del 2011 da un Comitato Promotore coordinato dalla Fondazione Promozione Sociale di Torino.
La prima di esse, che ha concluso la raccolta di firme, era stata proposta allo scopo di sollecitare il Parlamento ad assumere i provvedimenti occorrenti per mettere a disposizione delle Regioni, delle ASL e dei Comuni le risorse economiche indispensabili per l’attuazione dei LEA, i Livelli Essenziali di Assistenza Sanitaria. La seconda, invece, lanciata all’inizio di quest’anno e tuttora in corso, è sostanzialmente finalizzata a una legge sul diritto delle persone non autosufficienti alle prestazioni socio-sanitarie domiciliari.
Base fondamentale di entrambe, per altro, è il Decreto del Presidente del Consiglio (DPCM) del 29 novembre 2001 (Definizione dei Livelli essenziali di assistenza LEA), emanato a seguito degli accordi intervenuti fra il Governo, le Regioni a Statuto Ordinario e Speciale e le Province Autonome di Bolzano e di Trento, le cui norme sono cogenti ai sensi dell’articolo 54 della Legge 289/02.
«Chiediamo alle organizzazioni e alle persone interessate – dichiarano ora i responsabili della Fondazione Promozione Sociale – di continuare a premere sul Parlamento e sul Governo al fine di ottenere l’emanazione di provvedimenti necessari per la piena e tempestiva attuazione del diritto alle cure sancito dai LEA, a favore dei soggetti con disabilità intellettiva grave e gravissima, degli anziani malati cronici non autosufficienti, delle persone colpite dal morbo di Alzheimer o da altre forme di demenza senile, degli infermi con rilevanti disturbi psichiatrici e limitata o nulla autonomia e degli altri individui in analoghe condizioni, in totale oltre un milione di nostri concittadini».
«In base ai LEA – aggiungono poi – tutte quelle persone indicate hanno il diritto pienamente e immediatamente esigibile alle prestazioni residenziali in tutti i casi in cui, compresa la non disponibilità dei congiunti conviventi o non conviventi, non sia possibile assicurarne la permanenza a domicilio. In merito va precisato che nessuno, nemmeno la persona interessata non autosufficiente, può obbligare i congiunti a svolgere compiti assegnati dalle leggi vigenti al Servizio Sanitario Nazionale e va ricordato che l’articolo 23 della Costituzione stabilisce che “nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge”. Mentre però per le prestazioni residenziali le norme vigenti consentono alle persone interessate e a coloro che li rappresentano di ottenere l’attuazione dei loro diritti, per gli interventi domiciliari, vista la generica formulazione delle norme contenute nei LEA, c’è la necessità – tenuto anche conto delle forti resistenze frapposte dalle ASL – che venga approvata una legge nazionale in cui vengano precisate le occorrenti disposizioni (accesso al servizio, durata delle prestazioni ecc.), nonché i relativi finanziamenti».
A proposito della prima petizione, quella sulle risorse finanziarie per i Livelli Essenziali di Assistenza, va ricordato che nel maggio scorso erano state trasmesse ai Presidenti del Senato e della Camera, oltreché al Ministro della Salute e a quello del Lavoro e delle Politiche Sociali, ben ottantasei adesioni provenienti da personalità e organizzazioni pubbliche e private, insieme alle firme di 25.538 cittadini. «Ma anche se la raccolta delle sottoscrizioni per quell’iniziativa è conclusa – sottolineano dalla Fondazione torinese -, sono estremamente utili e urgenti le attività volte a ottenere la concreta presa in considerazione da parte del Parlamento e del Governo, pensando in particolare al necessario aumento del Fondo del Servizio Sanitario Nazionale, alla definizione di idonei stanziamenti annui a favore dei Comuni, per integrare le “quote alberghiere” non corrisposte dagli assistiti, e all’approvazione delle altre disposizioni occorrenti per la corretta e tempestiva attuazione dei LEA».
È invece pienamente in corso (fino al 31 dicembre 2014) la raccolta delle adesioni e delle firme per la seconda petizione sulle cure domiciliari, rispetto alla quale i promotori ricordano che «notevoli sono i benefìci per le persone non autosufficienti curate e assistite a domicilio, con notevoli risparmi, tra l’altro, da parte delle ASL e dei Comuni. Pertanto è molto importante continuare a raccogliere da una parte adesioni di personalità e organizzazioni pubbliche e private, dall’altra firme di cittadini elettori, ricordando che le finalità di questa seconda iniziativa sono l’intervento domiciliare dei servizi socio-sanitari, per fornire le occorrenti prestazioni mediche e infermieristiche e, se necessario, anche quelle di riabilitazione; la libera disponibilità dei congiunti e dei soggetti terzi (“accuditori”) ad assicurare il necessario sostegno domiciliare; un adeguato rimborso forfettario delle spese vive sostenute dagli “accuditori”, in modo che essi non siano costretti, oltre al gratuito e stressante impegno, a sostenere anche oneri economici». (S.B.)
I testi di entrambe le Petizioni di cui si parla nel presente articolo sono disponibili integralmente nel sito della Fondazione Promozione Sociale. Per ulteriori informazioni e approfondimenti: info@fondazionepromozionesociale.it.