«Chi deve raccogliere la sfida dell’inclusione sociale? Chi si sente chiamato in causa dal nostro metterci in gioco? C’è il rischio di una forbice tra noi e le istituzioni politiche, il mondo scientifico, i media e il terzo settore?»: sono queste le domande poste dal moderatore Marco Bollani, all’apertura della seconda giornata dei lavori del convegno nazionale organizzato nei giorni scorsi a Roma dall’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), intitolato La visione inclusiva nei servizi per le persone con disabilità intellettiva e/o relazionale [se ne legga la presentazione nel nostro giornale, N.d.R.].
Tali interrogativi hanno preso origine dai workshop della prima giornata, portando a nuove riflessioni e alle questioni oggetto della tavola rotonda conclusiva, cui hanno partecipato Roberto Speziale, presidente nazionale dell’ANFFAS, Riccardo Bonacina, presidente e direttore del magazine «Vita», Pietro Barbieri, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore, Emilio Rota, presidente dell’ANFFAS Lombardia, Luigi Croce, presidente del Comitato Scientifico dell’ANFFAS, Nina Daita, responsabile dell’Ufficio Politiche per la Disabilità della CGIL Nazionale, Giorgio Dossi, presidente di Erickson e Matilde Leonardi, responsabile della SOSD (Struttura Operativa Semplice Dipartimentale) di Neurologia, Salute Pubblica e Disabilità della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Besta di Milano.
Alla base dei workshop, vi era la ricerca-azione sostenuta dalla Fondazione Nazionale Dopo di Noi ANFFAS e dall’ANFFAS Lombardia – condotta con il supporto scientifico del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università di Bergamo – che oltre ad avere prodotto uno strumento di autovalutazione concernente le possibilità inclusive dei servizi ANFFAS, ha anche portato alla luce alcuni punti chiave da cui partire, per promuovere con forza ancor maggiore la lotta per i diritti delle persone con disabilità e delle loro famiglie, così come ha evidenziato Pietro Barbieri: «La ricerca ANFFAS – ha dichiarato infatti – è uno strumento utile per restituire protagonismo alle persone con disabilità poiché sono stati gli operatori a certificare lo stato attuale delle condizioni di esse, uno stato che non riconosce la loro partecipazione e autonomia. Questa ricerca, pertanto, evidenzia la necessità di cambiare i servizi nell’ottica di garantire i diritti, il progetto individuale e tanto altro e rappresenta la capacità del Terzo Settore di interrogarsi, analizzarsi e confrontarsi, per essere costante promotore di cambiamenti».
Anche Roberto Speziale ha sottolineato sin da subito la gravità della situazione attuale: «A chi interessa la condizione della qualità della vita delle persone con disabilità? A nessuno. Non allo Stato, non alle Istituzioni, così come dimostra anche la recente Legge di Stabilità che nei fatti non prende in considerazione il Programma d’Azione biennale, approvato durante la Conferenza Nazionale sulla Disabilità, tenutasi a Bologna nel luglio scorso».
«Se questa è la situazione attuale – ha continuato il Presidente dell’ANFFAS – vuol dire che anche noi, come movimento di persone con disabilità, abbiamo sbagliato qualcosa e quindi dobbiamo interrogarci su come cambiare a nostra volta per modificare lo stato attuale delle cose. Dobbiamo cioè essere in grado di proporre nuovi modelli di sviluppo socio-economici che abbiano elementi di sostenibilità. In tal senso, non chiediamo più risorse, ma una migliore allocazione di quelle esistenti».
Cambiamento e inclusione, quindi, alla base di tutti i discorsi, ma da rivolgere non solo al mondo della disabilità, ma a tutta la società, così come ha fatto presente Riccardo Bonacina: «Non si sta parlando solo di disabilità, ma di un cambiamento radicale che deve riguardare l’intera società e tutto il Terzo Settore deve interrogarsi e lavorare al riguardo».
Di un cambiamento importante e profondo hanno parlato anche Emilio Rota e Luigi Croce, evidenziando la necessità di capitalizzare le risorse ad oggi disponibili, anche modificando il modo di utilizzarle ed evitando sistemi di autoreferenzialità, ponendo bensì l’inclusione e l’autodeterminazione come parole chiave per questo processo.
Durante l’evento ha assunto una nuova connotazione anche la parola dipendenza, con la declinazione data adessa da Matilde Leonardi e Nina Daita, che hanno voluto intenderla non come “subalternità”, ma come “valore”, poiché l’essere dipendenti, inter-dipendenti, non vuol dire non poter avere autodeterminazione, autonomia e dignità.
Sull’inclusione collegata alla scuola si è soffermato invece Giorgio Dossi, che ha ricordato l’importanza dell’istituzione scolastica come nodo cruciale per il cambiamento sociale e per attivare una necessaria evoluzione della società.
Nel chiudere i lavori, Speziale ha nuovamente sottolineato come l’ANFFAS, e tutto il movimento delle persone con disabilità non siano più disponibili ad accettare il sistema in cui ci troviamo attualmente, ma come siano invece pronti da tempo ad essere protagonisti attivi, insieme alle persone con disabilità intellettiva e/o relazionale e alle loro famiglie, di un cambiamento radicale che abbia alla base il progetto individualizzato e che si sviluppi e si radichi in tutta la società. «Siamo in trincea – sono state le sue parole – e abbiamo un dovere, quello di continuare a lottare, con nuove armi e nuovi strumenti, uniti anche ad altri attori sociali e mantenendo forte l’impegno al cambiamento. Ne abbiamo la forza e la capacità. È nostro compito rimuovere tutti gli ostacoli esistenti». (R.S.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: comunicazione@anffas.net.
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