«Parole che dicevano: “gli uomini son tutti uguali”»: viene in mente il testo della Locomotiva di Guccini, quando si legge la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Uguali nella diversità. E ognuno con diritti, che non sono più o meno degli altri, ma sono quelli per tutti e si devono adattare a ognuno.
Non c’è un testo migliore, oggi, sulla disabilità e sulle persone che vivono in questa condizione: «circa un miliardo o approssimativamente il 15% della popolazione mondiale», dicono le Nazioni Unite. Domani o dopodomani, magari, si potrà migliorare, cambiare, adattare. Quasi centoquaranta Paesi di ogni parte del mondo [si veda l’elenco in calce, N.d.R.] l’hanno ratificata, cioè introdotta fra le proprie leggi. Purtroppo non c’è probabilmente legge più disattesa. Tante nazioni comunque ci hanno provato e ci stanno provando. Tante, ma non tutte. Le assenze pesano e fanno rumore.
Spaventa? Forse. Sicuramente è fra quei testi che dalle definizioni di principio arriva dritto all’attualità. Basta leggerla una volta per comprendere quanto la società sarebbe migliore se venisse applicata. Però poi, rileggendola, si comprende come renderla attuale voglia dire rompere schemi sociali che non hanno mai compreso la disabilità e le persone con disabilità.
Ecco perché riprendere in mano la Convenzione – ma a scuola la fanno studiare? La commentano? Ci riflettono? – nella Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità del 3 dicembre, dedicata al tema Rompere le barriere, aprire porte: per una società inclusiva e sviluppo per tutti, fa pensare quante volte quegli schemi non si siano ancora modificati. E quelle porte si possono aprire e quelle barriere si devono rompere proprio partendo da un testo che dovrebbe essere legge in quasi tutto il mondo e che così tanto spesso nessuno prende in considerazione.
Fermiamoci al nostro “piccolo orticello”: quanti dei nostri Parlamentari o, peggio, dei nostri Ministri, ne conosce gli articoli, la studia e vi si richiama, prima di emanare leggi e provvedimenti, specie quelli che vanno a influire anche su persone con disabilità?
Andiamo poi al “campo più grande”, a quelle assenze nella ratifica che sono poche, ma fanno rumore. Gli Stati Uniti e lo Stato di Città del Vaticano mancano all’appello. Una delle nazioni più grandi, potenza economica e militare, e uno degli Stati più piccoli, guida spirituale e morale. Due simboli, anche. Per questo sarebbe bello e importante che al loro interno le barriere si rompessero e le porte si aprissero. Le motivazioni sono diverse. Però fa pensare che due degli Stati che hanno contribuito alla costruzione della Convenzione in maniera fondamentale abbiano poi scelto di non applicarla al proprio interno.
Il clima nuovo portato da Papa Francesco in Vaticano e la sua attenzione alla disabilità possono essere viatico. Lo ha scritto bene Matteo Schianchi, storico e profondo conoscitore della disabilità: «Non è certo un testo, per quanto così importante, a cambiare la realtà della disabilità né in Italia, né nel resto del mondo (ricordiamoci della disabilità di altri Paesi ed è anche a loro che il Papa può parlare); sappiamo però che si tratta di uno strumento utile a indirizzare l’attenzione politica e culturale attorno alla disabilità verso nuovi lidi fatti di diritti e di stato sociale, e non di pietismo e beneficenza. Per questo, la ratifica della Convenzione non è solo un gesto formale, ma operativo: un passo necessario, non sufficiente, ma necessario». La motivazione della mancata ratifica, va ricordato, è legata a un articolo della Convenzione, il venticinquesimo (Salute), in quanto vi si legge un’apertura all’aborto inaccettabile per la Santa Sede.
Gli Stati Uniti, poi, proprio un anno fa, bocciarono la ratifica, in particolare per il voto contrario dei repubblicani. Il presidente Obama, insieme alla riforma sanitaria, sta cercando di farla tornare in discussione. È strano, per altro, che questo accada in un Paese dove già nel 1990, sotto il repubblicano Bush, fu firmato l’Americans with Disabilities Act (ADA), uno dei testi sui quali si formò poi la stessa Convenzione. E sotto Bush junior gli USA furono fondamentali nella stesura della Convenzione.
I motivi, anche qui, sono di forma e di sostanza, ove si non si vogliono intromissioni nelle leggi interne e sono legati in particolare a istruzione, sanità (nella Convenzione è assicurata la gratuità, ma si supererebbe con la “Riforma Obama”), aborto. La discussione per fortuna continua.
Dal “piccolo” (in Italia la Convenzione, che è la Legge 18/09, è applicata davvero?) al “grande” (che segnale sarebbe, per il mondo, se Stati Uniti e Vaticano la ratificassero?), è giusto continuare a rifletterne. Oggi, 3 dicembre, nel giorno dedicato alla disabilità, domani e dopodomani. Perché, ancora una volta, la società sia sempre più bella e davvero per tutti.
Testo già apparso – con il titolo “Convenzione Onu su disabilità, aspettando Obama e Papa Francesco” – in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it». Viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al diverso contesto, per gentile concessione.
Sono questi i 138 Paesi (compresa l’Unione Europea), che ad oggi, 3 dicembre 2013, appaiono nell’elenco ufficiale prodotto dall’ONU, come ratificatori della Convenzione. L’ordine è cronologico ed è quello che risulta dalla data pubblicata nel portale dell’ONU:
– Giamaica (30 marzo 2007) – Ungheria (20 luglio 2007) – Panama (7 agosto 2007) – Croazia (15 agosto 2007) – Cuba (6 settembre 2007) – Gabon (1° ottobre 2007) – India (1° ottobre 2007) – Bangladesh (30 novembre 2007) – Sudafrica (30 novembre 2007) – Spagna (3 dicembre 2007) – Namibia (4 dicembre 2007) – Nicaragua (7 dicembre 2007) – El Salvador (14 dicembre 2007) – Messico (17 dicembre 2007) – Perù (30 gennaio 2008) – Guinea (8 febbraio 2008) – San Marino (22 febbraio 2008) – Giordania (31 marzo 2008) – Tunisia (2 aprile 2008) – Ecuador (3 aprile 2008) – Mali (7 aprile 2008) – Egitto (14 aprile 2008) – Honduras (14 aprile 2008) – Filippine (15 aprile 2008) – Slovenia (24 aprile 2008) – Qatar (13 maggio 2008) – Kenya (19 maggio 2008) – Arabia Saudita (24 giugno 2008) – Niger (24 giugno 2008) – Australia (17 luglio 2008) – Thailandia (29 luglio 2008) – Cile (29 luglio 2008) – Brasile (1° agosto 2008) – Cina (1° agosto 2008) – Argentina (2 settembre 2008) – Paraguay (3 settembre 2008) – Turkmenistan (4 settembre 2008) – Nuova Zelanda (25 settembre 2008) – Uganda (25 settembre 2008) – Austria (26 settembre 2008) – Costarica (1° ottobre 2008) – Vanuatu (23 ottobre 2008) – Lesotho (2 dicembre 2008) – Corea del Sud (11 dicembre 2008) – Ruanda (15 dicembre 2008) – Svezia (15 dicembre 2008) – Oman (6 gennaio 2009) – Azerbaijan (28 gennaio 2009) – Uruguay (11 febbraio 2009) – Germania (24 febbraio 2009) – Yemen (26 marzo 2009) – Guatemala (7 aprile 2009) – Marocco (8 aprile 2009) – Sudan (24 aprile 2009) – Isole Cook (8 maggio 2009) – Mongolia (13 maggio 2009) – Italia (15 maggio 2009) – Gran Bretagna (8 giugno 2009) – Belgio (2 luglio 2009) – Siria (10 luglio 2009) – Haiti (23 luglio 2009) – Burkina Faso (23 luglio 2009) – Danimarca (24 luglio 2009) – Serbia (31 luglio 2009) – Repubblica Dominicana (18 agosto 2009) – Malawi (27 agosto 2009) – Portogallo (23 settembre 2009) – Laos (25 settembre 2009) – Repubblica Ceca (28 settembre 2009) – Turchia (28 settembre 2009) – Seychelles (2 ottobre 2009) – Iran (23 ottobre 2009) – Montenegro (2 novembre 2009) – Tanzania (10 novembre 2009) – Bolivia (16 novembre 2009) – Algeria (4 dicembre 2009) – Mauritius (8 gennaio 2010) – Zambia (1° febbraio 2010) – Ucraina (4 febbraio 2010) – Francia (18 febbraio 2010) – Lettonia (1° marzo 2010) – Canada (11 marzo 2010) – Bosnia-Erzegovina (12 marzo 2010) – Emirati Arabi Uniti (19 marzo 2010) – Maldive (5 aprile 2010) – Nepal (7 maggio 2010) – Slovacchia (26 maggio 2010) – Etiopia (7 luglio 2010) – Malaysia (19 luglio 2010) – Lituania (18 agosto 2010) – Senegal (7 settembre 2010) – Moldavia (21 settembre 2010) – Armenia (22 settembre 2010) – Nigeria (24 settembre 2010) – Sierra Leone (4 ottobre 2010) – Saint Vincent e Grenadine (29 ottobre 2010) – Unione Europea (23 dicembre 2010) – Romania (31 gennaio 2011) – Togo (1° marzo 2011) – Colombia (10 maggio 2011) – Belize (2 giugno 2011) – Cipro (27 giugno 2011) – Pakistan (5 luglio 2011) – Bahrein (22 settembre 2011) – Lussemburgo (26 settembre 2011) – Capo Verde (10 ottobre 2011) – Indonesia (30 novembre 2011) – Myanmar (7 dicembre 2011) – Macedonia (29 dicembre 2011) – Bulgaria (22 marzo 2012) – Mozambico (30 gennaio 2012) – Mauritania (3 aprile 2012) – Estonia (30 maggio 2012) – Grecia (31 maggio 2012) – Gibuti (18 giugno 2012) – Nauru (27 giugno 2012) – Benin (5 luglio 2012) – Liberia (26 luglio 2012) – Ghana (31 luglio 2012) – Afghanistan (18 settembre 2012) – Swaziland (24 settembre 2012) – Polonia (25 settembre 2012) – Russia (25 settembre 2012) – Israele (28 settembre 2012) – Dominica (1° ottobre 2012) – Malta (10 ottobre 2012) – Cambogia (20 dicembre 2012) – Albania (11 febbraio 2013) – Barbados (27 febbraio 2013) – Iraq (20 marzo 2013) – Norvegia (3 giugno 2013) – Palau (11 giugno 2013) – Singapore (18 luglio 2013) – Kuwait (22 agosto 2013) – Zimbabwe (23 settembre 2013) – Venezuela (24 settembre 2013) – Papua Nuova Guinea (26 settembre 2013) – Kiribati (27 settembre 2013).
Per quanto riguarda invece il Protocollo Opzionale alla Convenzione (testo che consente al Comitato sui Diritti Umani delle Persone con Disabilità di ricevere anche ricorsi individuali – di singoli o di gruppi di individui – e di avviare eventuali procedure d’inchiesta), a ratificarlo sono stati finora i seguenti 78 Paesi:
– Ungheria (20 luglio 2007) – Panama (7 agosto 2007) – Croazia (15 agosto 2007) – Sudafrica (30 novembre 2007) – Spagna (3 dicembre 2007) – Namibia (4 dicembre 2007) – El Salvador (14 dicembre 2007) – Messico (17 dicembre 2007) – Perù (30 gennaio 2008) – Guinea (8 febbraio 2008) – San Marino (22 febbraio 2008) – Tunisia (2 aprile 2008) – Ecuador (3 aprile 2008) – Mali (7 aprile 2008) – Slovenia (24 aprile 2008) – Bangladesh (12 maggio 2008) – Arabia Saudita (24 giugno 2008) – Niger (24 giugno 2008) – Cile (29 luglio 2008) – Brasile (1° agosto 2008) – Argentina (2 settembre 2008) – Paraguay (3 settembre 2008) – Uganda (25 settembre 2008) – Austria (26 settembre 2008) – Costarica (1° ottobre 2008) – Ruanda (15 dicembre 2008) – Svezia (15 dicembre 2008) – Azerbaijan (28 gennaio 2009) – Germania (24 febbraio 2009) – Yemen (26 marzo 2009) – Guatemala (7 aprile 2009) – Marocco (8 aprile 2009) – Sudan (24 aprile 2009) – Isole Cook (8 maggio 2009) – Mongolia (13 maggio 2009) – Italia (15 maggio 2009) – Belgio (2 luglio 2009) – Siria (10 luglio 2009) – Haiti (23 luglio 2009) – Burkina Faso (23 luglio 2009) – Serbia (31 luglio 2009) – Gran Bretagna (7 agosto 2009) – Repubblica Dominicana (18 agosto 2009) – Australia (21 agosto 2009) – Portogallo (23 settembre 2009) – Turchia (28 settembre 2009) – Montenegro (2 novembre 2009) – Tanzania (10 novembre 2009) – Bolivia (16 novembre 2009) – Nicaragua (2 febbraio 2010) – Ucraina (4 febbraio 2010) – Francia (18 febbraio 2010) – Bosnia-Erzegovina (12 marzo 2010) – Nepal (7 maggio 2010) – Slovacchia (26 maggio 2010) – Honduras (16 agosto 2010) – Lituania (18 agosto 2010) – Lettonia (31 agosto 2010) – Nigeria (24 settembre 2010) – Saint Vincent e Grenadine (29 ottobre 2010) – Turkmenistan (10 novembre 2010) – Togo (1° marzo 2011) – Cipro (27 giugno 2011) – Lussemburgo (26 settembre 2011) – Uruguay (28 ottobre 2011) – Macedonia (29 dicembre 2011) – Mozambico (30 gennaio 2012) – Mauritania (3 aprile 2012) – Estonia (30 maggio 2012) – Grecia (31 maggio 2012) – Gibuti (18 giugno 2012) – Benin (5 luglio 2012) – Ghana (31 luglio 2012) – Afghanistan (18 settembre 2012) – Swaziland (24 settembre 2012) – Dominica (1° ottobre 2012) – Malta (10 ottobre 2012) – Palau (11 giugno 2013) – Zimbabwe (23 settembre 2013).
Suggeriamo anche la consultazione di: www.un.org/disabilities.
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