Una mostra fotografica, inaugurata in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità del 3 dicembre, la sta facendo da protagonista in varie città italiane, da Bari a Genova, da Palermo a Torino, da Asti a Terni, da Salerno a Roma, da Ferrara a Milano, da Modena a Lamezia Terme e a San Benedetto del Tronto.
Il suo titolo – Nulla su di noi senza di Noi! – la dice già lunga sulla passione orgoglio dignità di Essere e di esserCi delle Persone disabili, significativamente, anche in una Società “glocale” complessa liquida, come quella del nostro Paese, in Europa e nel mondo.
Essa narra – con un repertorio iconografico di notevole spessore artistico-umano -, com’è stata, com’è oggi e come probabilmente sarà nel prossimo futuro la dialettica politica, nazionale e internazionale, dell’Inclusione-Integrazione-Valorizzazione delle Persone con disabilità (e delle loro Famiglie).
Nulla su di noi senza di Noi!, infatti, sono parole che sintetizzano felicemente l’uguaglianza e la diversità, un tandem armonioso, come i termini dello stesso problema (meglio: dello stesso tema), come le facce della stessa medaglia (preziosa), come i due volti – buoni puliti onesti- della Poesia della Luna.
La sfida è elevata nella scala dei Valori Umani diffusamente condivisi; la scommessa, però, ahimè!, è incerta negli/sugli esiti, considerata la “funambolesca” e “acrobatica” Storia della Cultura disabile in Italia, nell’Unione Europea, nel Pianeta.
È indubbiamente efficace Stefania Dondero della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), quando, precisando come lo slogan del 3 dicembre sia richiamato dalla mostra, scrive che è «il più adatto a un percorso espositivo che ripropone la storia, le azioni, la voglia di partecipazione delle persone con disabilità e delle loro famiglie, con immagini simbolo e commenti significativi, che testimoniano diversi passaggi epocali: come eravamo, come eravamo guardati, come vivevamo e come oggi tentiamo, e talvolta riusciamo, ad essere protagonisti delle nostre vite, partecipi delle scelte politiche, attori delle decisioni».
E dal canto suo, anche Tillo Nocera, vicepresidente della stessa FISH, ha precisato in questi giorni come sia la data sia la mostra rappresentino un formidabile momento di consapevolezza, per cercare di «uscire dalla segregazione, superare la marginalità, riappropriarci della libertà: questa è la nostra storia, è la nostra identità».
Insomma, come ben sintetizzato da Stefano Borgato, in questo percorso di appunti per immagini, ci sono le seguenti, perentorie, tre precise convinzioni: ricordare il passato, osservare il presente, operare per il futuro.
Questa mostra e la data del 3 dicembre, infine, ricordano a tutti – e soprattutto alle Persone migliori, a quelle che sono dalla parte degli altri e che prediligono, quale Valore, essere e spendersi per gli ultimi (ovviamente, senza discriminazioni alla rovescia!) – che la reale concreta vera Inclusione-Integrazione-Valorizzazione non è un’azione, una operazione, da poco e per pochi. Viceversa, è un pensare fare valutare insieme da parte degli Operatori della Scuola e di quelli del Territorio (nell’ottica degli Accordi di Programma e del Progetto Individuale di Vita fissato dalla Legge 328/00).
È una sinergìa istituzionale e una sintonìa umana che non sono un’Utopìa irraggiungibile impraticabile irrealizzabile, ma una sfida-scommessa sicuramente vincente, se proiettata ai Valori delle Culture e delle Civiltà. Anche se, va sottolineato, l’Utopìa – Utopìa – è sempre importante averla in mente, nel cuore, davanti, perché – ontologicamente pensando dicendo scrivendo – dà Senso ed è, in finissima sintesi, anche la Città del sole di Tommaso Moro e, in primis, chiaramente di Tommaso Campanella. Insieme…