«Non è dato sapere se il nuovo ISEE [Indicatore della Situazione Economica Equivalente, N.d.R.] colpirà davvero i finti poveri, visto che si basa sulle stesse fonti che consentono un’evasione fiscale stimata di 170 miliardi di euro. Di certo colpirà pesantemente le persone con pluriminorazioni quali, ad esempio, i sordociechi»: è questo il primo duro commento di Pietro Barbieri, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) a qualche giorno dalla firma del nuovo regolamento ISEE, che cambia i criteri per l’accesso alle prestazioni sociali agevolate.
Barbieri richiama poi le osservazioni espresse nel luglio scorso dalle Commissioni Parlamentari congiunte di Finanze e Affari Sociali, che egli stesso aveva ampiamente commentato su queste stesse pagine, osservazioni che avevano suggerito al Governo una serie di correzioni al nuovo regolamento ISEE. «Quei suggerimenti – sottolinea il Presidente della FISH – che in larga misura provenivano anche da una nostra audizione, sono stati solo marginalmente considerati. Si invitava ad esempio il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali a considerare maggiormente la condizione delle persone con disabilità plurima che percepiscono una specifica indennità per il loro stato di particolare gravità. Di questo, invece, non si trova traccia nel testo prodotto dal Consiglio dei Ministri. Come pure non viene contemplata la costituzione di un tavolo di monitoraggio del nuovo strumento in cui siano convocate anche le parti sociali e le rappresentanze della società civile».
Torna poi in piena evidenza la medesima questione che sin dalla fine del 2011, al tempo dell’approvazione da parte del Governo Monti della cosiddetta “Manovra Salva Italia” (Legge 214/11), preoccupa le persone con disabilità, le loro famiglie e le associazioni. Ovvero che nel conteggio dell’ISEE sono computate anche le provvidenze assistenziali, con le pensioni sociali, le indennità di accompagnamento, i contributi di sostegno all’assistenza personale, conteggiati come se fossero un reddito da lavoro o una rendita finanziaria.
«È pur vero – annota Barbieri – che il Ministero ha tentato di sanare questo paradosso, introducendo franchigie e detrazioni, ma il vulnus rimane. Oltre infatti al principio, che la FISH non ha mai condiviso, rimangono parecchi coni d’ombra e non si considera a sufficienza che la disabilità e la non autosufficienza sono – sin troppo spesso – uno dei principali elementi di impoverimento delle famiglie italiane».
A chi infine obietta che la FISH avesse a suo tempo espresso un parere favorevole sulla riforma dell’ISEE, Barbieri replica che effettivamente «la nostra Federazione aveva più volte sottolineato la necessità di una revisione del vecchio ISEE, che causava grandi abusi e un enorme contenzioso, oltreché importanti disparità territoriali. In tal senso ci siamo anche resi disponibili al confronto con il Ministero, proponendo e suggerendo modificazioni, miglioramenti al testo del regolamento, in parte adottati. Abbiamo tentato insomma di limitare da subito i danni che derivavano dalla cosiddetta “Manovra Salva Italia” del 2011. Ma quel confronto si è interrotto un anno fa e da allora, potendo vedere solo testi ed elaborazioni “a cose fatte”, i risultati oggi si vedono!».
Dalla FISH arriva pertanto una doppia richiesta, la prima delle quali riguardante una correzione del regolamento già firmato nella direzione di salvaguardare le persone con disabilità plurima. La seconda, invece, è rivolta al Parlamento, per far sì che si elimini dalla “Manovra Salva Italia” quel passaggio di considerare reddito ciò che lo Stato e gli Enti Locali erogano con fini puramente assistenziali a persone che già si trovano in fortissima difficoltà. (S.B.)
Suggeriamo ai Lettori la visione dell’ampio approfondimento sul nuovo Decreto, proposto dal Servizio HandyLex.org e anche quella di un altro approfondimento curato dall’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale). Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@fishonlus.it.