Come la crisi ha cambiato i bisogni

La crisi economica non solo ha ridotto le fonti di finanziamento pubbliche e private del volontariato, ma ha anche imposto alle Associazioni un grande sforzo organizzativo, perché si deve fare di più con un numero di volontari che fatica ad aumentare: è questo uno degli elementi più significativi emersi da un’accurata ricerca regionale pubblicata recentemente dal Cesvot (Centro Servizi Volontariato Toscana)

Uomo con la testa dentro a un sacchetto e i connotati disegnatiIl volontariato toscano come percepisce, intercetta e risponde al disagio socio-economico? Questa la domanda al centro della ricerca intitolata Crisi economica e vulnerabilità sociale. Il punto di vista del volontariato, pubblicata all’interno della collana “I Quaderni” del Cesvot (Centro Servizi Volontariato Toscana) e condotta da Simona Carboni della Fondazione Volontariato e Partecipazione.
Si tratta senz’altro di una ricerca dallo sguardo inedito perché, come sottolinea nella postfazione Gino Mazzoli, «mai nel nostro Paese è stata condotta una ricognizione puntuale della vulnerabilità sociale scegliendo come punto di vista quello dei volontari e dei dirigenti delle associazioni».
Il campione preso in esame da Simona Carboni è composto infatti da 53 Associazioni di volontariato della Toscana che complessivamente contano 7.696 soci, 3.637 volontari e 269 dipendenti. Si tratta di Associazioni piccole, medie e grandi, impegnate in àmbito sociale e socio-sanitario, 27 delle quali aderenti a grandi organizzazioni, quali Caritas, Arci, Misericordie, Anpas, Auser.

Il primo significativo risultato che emerge dalla ricerca è che dal 2008 ad oggi il volontariato toscano si è trovato ad affrontare una domanda di aiuto non solo più alta e intensa, ma anche più complessa ed “esigente”: «L’azione volontaria – scrive Carboni – viene sollecitata sia a fare diversamente che a fare di più». In particolare, le 53 associazioni coinvolte hanno registrato due tipi di mutamento nelle richieste di aiuto: la tipologia delle persone che chiedono sostegno e la natura dei loro bisogni. Quel volontariato che da tempo è impegnato a sostenere le persone migranti vede così crescere le richieste di aiuto da parte delle assistenti familiari di origine straniera che, per la prima volta nella storia recente del nostro Paese, subiscono i primi colpi della crisi e si vedono ridurre le offerte di lavoro.
Ma è soprattutto l’impoverimento drastico di interi nuclei familiari il dato che più colpisce e impegna l’azione volontaria. Famiglie con figli, non di rado a doppio reddito, che la perdita del lavoro e l’insufficienza del welfare gettano improvvisamente nella povertà.
Ecco che allora le famiglie, i cittadini italiani e stranieri che oggi si rivolgono al volontariato non chiedono soltanto denaro, cibo e servizi, ma anche casa e lavoro, richieste “inattese” per il volontariato e rispetto alle quali quest’ultimo ha più difficoltà a dare risposte. Inoltre, l’aumento della sofferenza abitativa e occupazionale, a sua volta acuisce il disagio sociale e non di rado contribuisce all’aumento di dipendenze e disagi psichici.

Per far fronte all’aumento e al mutamento dei bisogni sociali, dal 2008 ad oggi il volontariato toscano ha dovuto intensificare alcune attività, come i trasferimenti monetari a fondo perduto, la distribuzione di alimenti e generi primari, l’offerta di alloggi (per i quali aumentano non solo le richieste, ma anche la durata delle permanenze) e l’erogazione di servizi a prezzo calmierato.
Insomma, tutte le Associazioni hanno denunciato una forte pressione sociale proveniente dal territorio che in qualche modo mette a dura prova anche il volontariato. L’aumento dei cittadini in disagio e la complessità dei loro bisogni rendono infatti ancora più necessario l’impiego di nuovi volontari e l’acquisizione di nuove e più articolate competenze.
E la ricerca pubblicata dal Cesvot ha anche messo in luce un altro aspetto di cui poco si parla: l’effetto della crisi sui volontari, sulle attività e le dinamiche organizzative delle sulle Associazioni. La crisi economica, cioè, non solo ha ridotto le fonti di finanziamento pubbliche e private del volontariato, ma ha anche imposto alle Associazioni un grande sforzo organizzativo, perché si deve fare di più con un numero di volontari che fatica ad aumentare. (C.G.)

La pubblicazione intitolata Crisi economica e vulnerabilità sociale. Il punto di vista del volontariato è consultabile gratuitamente nel sito del Cesvot (Centro Servizi Volontariato Toscana). Per ulteriori informazioni e approfondimenti: redazione@cesvot.it.

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