E se passaste un giorno tra i banchi?

di Antonio Nocchetti*
«Potreste scoprire - scrive Antonio Nocchetti, rivolgendosi in particolare ai Parlamentari italiani - tante cose molto interessanti, soprattutto per quanto riguarda gli alunni con disabilità, per i quali solo le Sentenze dei TAR riescono a far sì che ne venga garantito il diritto costituzionale allo studio»
Manifesto realizzato dall'Associazione Tutti a Scuola
Uno dei tanti manifesti realizzati dall’associazione napoletana Tutti a Scuola

Sarà mai capitato a un Parlamentare italiano, uno di quelli che si vedono sgattaiolare con passo risoluto verso i solenni ingressi dei palazzi del potere di trascorrere un’intera giornata in una scuola italiana? E ancor più sarebbe interessante sapere se i nostri Legislatori abbiano mai indugiato in una classe in cui è accolto un bambino con disabilità e quale impressione ne abbiano riportato.
Se questo accadesse, potrebbero scoprire tante cose interessanti, e cioè che:

– contrariamente alle disposizioni ministeriali, le classi che accolgono due alunni con disabilità sono spesso formate da più di venti alunni (nella scuola superiore oltre il 60%);
– gli alunni disabili sono ogni anno superiori di migliaia di unità alle previsioni che il Ministero registra diligentemente al momento delle iscrizioni (anno scolastico 2013-2014: 231.500 contro i previsti 223.000);
– gli alunni disabili sono in percentuale maggiore presenti in Trentino Alto Adige (6,4%), mentre le Regioni del tanto vituperato Meridione, patria dei cosiddetti “falsi invalidi”, hanno il minor numero di certificazioni di disabilità (2%) e la media più alta spetta al Centro-Nord (2,3%);
– gli insegnanti di sostegno, più presenti nelle Regioni meridionali, sono sempre meno della metà degli alunni disabili, con differenze sfumate tra le Regioni stesse;
– un alunno disabile spesso trascorre in classe un tempo molto inferiore all’orario scolastico dei suoi compagni (mediamente 14 ore su 30);
– un alunno disabile su due vede ogni anno cambiare l’insegnante di sostegno, alla faccia del valore pedagogico della continuità didattica e affettiva;
– in molte scuole un alunno disabile, soprattutto nelle grandi città, se deve fare la pipì o mangiare una merendina, rischia di non poterlo fare perché privo di assistenza materiale;
– l’abbandono dall’obbligo scolastico vede, affianco ai motivi noti, la disabilità come elemento essenziale;
– nelle scuole pubbliche sono accolti oltre il 91% degli alunni disabili;
– gli alunni disabili sono per circa l’80% di tipo intellettivo;
– solo grazie alle Sentenze dei TAR (Tribunali Amministrativi Regionali), negli ultimi tre anni oltre 15.000 famiglie italiane hanno ottenuto – pagando migliaia di euro per ogni ricorso – che per i loro figli disabili fosse garantito il diritto costituzionale allo studio.
– nella metà dei casi gli insegnanti di sostegno sono diventati tali perché, in soprannumero nelle discipline di elezione, hanno frequentato mini-corsi di formazione di poche ore o addirittura nulla; e affidare i bambini più fragili a insegnanti formati in questo modo è un po’ come decidere di farsi operare al cuore da un medico della mutua…

Presidente dell’Associazione Tutti a Scuola di Napoli. Il presente testo è un estratto, con alcuni riadattamenti, di una nota apparsa sulla testata «Il Fatto Quotidiano», qui ripresa per gentile concessione.

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